Lettera aperta di un suddito ai politici mutanti

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di Roberto Bin
Sí, questo è uno sfogo, di un’irritazione profonda covata da tempo da uno che da sempre ha creduto nella centralità della politica. Il bersaglio di questo sfogo sono i politici che hanno cambiato la loro collocazione politica e persino la loro collocazione nel Governo.È una lunga sequenza di personalità che sono state elette da un partito (non da noi elettori, perché notoriamente il Porcellum non consentiva di farlo), ma poi dal partito sono usciti, senza però abbandonare lo scranno parlamentare a cui sono legatissimi. Per alcuni di loro ho votato, e vorrei chiedere ragione del loro comportamento.

La lista potrebbe aprirsi con Corradino Mineo, che uscì dal gruppo parlamentare PD per ragioni di coscienza (il che mi pare già molto irritante: perché risponde alla sua coscienza e non agli elettori – e al partito – grazie ai quali ha ottenuto lo scranno a cui è incollato? Ci ha dichiarato prima del voto dove lo portava il cuore?). Per lui non ho mai avuto occasione di votare, ma ho votato per Pippo Civati (elezioni primarie), colto anche lui da un irresistibile impulso che lo ha portato a tradire il mio voto; ho votato per Pier Luigi Bersani in varie occasioni, ma anche lui doveva fare la sua strada sprezzando il mio voto; indirettamente ho votato per Massimo D’Alema.

Sono scelte sbagliate le mie, forse, ma potevo prevedere che questi eroici virtuosi dello scranno parlamentare avrebbero minato il partito nel quale in milioni abbiamo riversato le speranze di vivere in una Paese non governato da Alemanno, Berlusconi, Brunetta, Bossi, Calderoli, Castelli, Fini, Gasparri, Giovanardi (mi fermo alla lettera “G” di questo mio personale museo degli orrori, anche se ciò mi impedisce di rievocare le felici immagini di La Russa, Letta Gianni, Meloni, Scaiola, Tremonti…).

Come elettore, come contribuente che da sempre finanzia lo Stato e la politica, ho il diritto di chiedere a questi signori che cosa hanno fatto per il Paese? Se non rispondono agli elettori, a chi rispondono costoro? E allora vorrei chiedere a ciascuno di loro che cosa hanno fatto per tutti noi.
Non mi rivolgo ai politici di primo pelo, come Mineo e Civati, che sono probabilmente meteore che spariranno dal firmamento politico. Ma lo chiedo a quelli che da sempre sono astri splendenti, punti fermi che vivono di luce propria, e che si dimenticano che quella luce è alimentata dal nostro voto e dai nostri soldi. A questi vorrei chiedere conto, un’indicazione anche di massima di ciò che hanno fatto, delle cose realizzate e per cui pensano di poterci guardare in faccia senza arrossire.

Per cosa pensa D’Alema che sarà ricordato? È stato presidente del Governo per un anno mezzo, subentrando a Prodi – il cui governo cadde per mano di altri in-fausti personaggi della “vera sinistra-sinistra”, Bertinotti & Co. D’Alema – dice oggi – si sacrificò “per salvare il Paese”: da chi? Se fossimo andati a votare all’indomani della sfiducia a Prodi, il centro sinistra avrebbe conquistato una solida maggioranza, che invece D’Alema contribuì a dissipare. Che cosa ci hanno lasciato i suoi governi, oltre al bombardamento “umanitario” di Belgrado? E quando è stato ministro degli esteri a cosa ci ha portato, oltre che alla crisi del secondo governo Prodi, avvenuta proprio a seguito della relazione sulla politica estera? C’è dell’altro?

E Bersani, che dire del suo lascito? È stato presidente dell’Emilia-Romagna per circa tre anni, carica che ha lasciato all’improvviso per diventare ministro (diciamolo, non esattamente un atto di stima nel valore e nel significato dell’autonomia regionale); e poi è stato ministro nei governi D’Alema, Amato e Prodi II. Il suo lascito è legato alla liberalizzazione del mercato dell’energia, alla liberalizzazione del commercio, alle famose “lenzuolate”: tutte cose pregevoli, non c’è dubbio, anche se forse non esattamente fiori all’occhiello di una politica di sinistra, di quella sinistra “vera” di cui oggi si ripropone come leader indiscusso e inflessibile. Se le avesse fatte Renzi mosse così coerenti con la logica del mercato, le avreste applaudite?

Degli altri fuoriusciti dal PD c’è poco da dire. Di Roberto Speranza, Alfredo D’Attore, Francesco Laforgia, Danilo Leva, inutile parlare, troppo giovani per aver lasciato un segno: però sono in Parlamento con il nostro voto e vi rimangono godendo dei nostri soldi. Ottimi emuli di una schiatta di politici mutanti, che ritengono di essere liberi di seguire le proprie opzioni senza rispondere a chi li ha eletti e continua a mantenerli. Naturalmente è una schiatta che non annovera solo esponenti del PD.

In questi giorni due membri del Governo, il ministro Enrico Costa (Affari regionali e Famiglia) e il sottosegretario Massimo Cassano (Lavoro e politiche sociali) si sono dimessi dai loro incarichi. Mossi da qualche serio dissenso attinente le loro funzioni? No, per essere liberi di cambiare casacca di partito e preparare le prossime elezioni, di essi stessi è ovvio. Non so se avremo motivo di rimpiangerli, dato che non si trova traccia del loro operato. Nel sito ufficiale del sottosegretario Cassano campeggia però, tra le scarsissime attività “di rappresentanza” segnalate, una sua nota ufficiale, in data 4 maggio 2017, che ci fa capire molto di lui. Eccone l’inizio:

Chiacchiere da comari che pur di restare aggrappate a un’eventuale, ma improbabile, poltrona non esitano a gettare veleni e pettegolezzi sugli altri. Devo quindi mio malgrado ribadire per l’ennesima volta l’inconsistenza delle notizie su un mio eventuale passaggio in Forza Italia. Si tratta di illazioni non veritiere e probabilmente dettate dalla grande preoccupazione di qualcuno che ancora ritiene di dovere ricorrere a metodi poco trasparenti, tipici di una vecchia visione della politica ormai nettamente rinnegata dall’elettorato italiano, come del resto dimostrano i risultati elettorali ottenuti da queste sirene di provincia, capaci – negli ultimi quindici anni – di perdere tutte le elezioni regionali e comunali in Puglia”, è quanto afferma in una nota il senatore e Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Massimo Cassano.

La vecchia visione della politica – caro Cassano, e cari D’Alema, Bersani e emuli – è proprio questa. Un membro del Governo che se ne infischia del lavoro che spetta a chi ha il privilegio di governare, un deputato di lungo corso che se ne infischia di ciò che pensano i suoi elettori e del desiderio che essi nutrono di avere istituzioni politiche che si impegnino ad affrontare i giganteschi problemi in cui noi cittadini dobbiamo barcamenarci ogni giorno, questa è la vecchia e irresponsabile politica. E poi, per favore, non parlate dell’allarmante montare del populismo! Un po’ di vergogna, mai?

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3 commenti su “Lettera aperta di un suddito ai politici mutanti”

  1. Tutto il pezzo presuppone che chi è rimasto nel pd abbia diligentemente seguito il mandato ricevuto alle elezioni. Davvero pensa il prof. Bin che sia andata così? Perché io su art. 18 e tassazione prima casa, per es., mi ricordo impegni diversi

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  2. Pensavo che almeno qua, un forum di diritto costituzionale, si difendessero le libertà politiche fondamentali fra cui quelle degli eletti (art. 67). Alla fine è il contro-pensiero del mandato vincolato dalle elezioni, dall’opinione pubblica, dai giornali, dai sondaggi e da chi li interpreta e manipola che si sta imponendo. Povero paese!

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