Toghe rosse: ignoranza e tracotanza, gli emuli di Trump

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di Roberto Bin

Che il Presidente del Consiglio (Meloni), un Vice Presidente (Salvini), e “autorevoli” senatori (Gasparri, Speranzon) e deputati (Donzelli) di maggioranza possano attaccare le “toghe rosse” e i “magistrati comunisti” che fanno “opposizione giudiziaria” al Governo (Crosetto) è una cosa scandalosa di per sé. Sembra che si sia importato in Italia un modo di “esternare” il proprio pensiero politico che emula la dissennata campagna elettorale di Donald Trump. Ci sarebbe una sola parola per qualificare questi eccessi del linguaggio politico in bocca di chi ricopre ruoli istituzionali: vergogna! Forse però bisogna perdonarli: nessuno di quelli citati ha potuto completare gli studi, interrotti per l’esigenza impellente di impegnarsi in politica e correre a compiere la loro missione, governarci. Quindi parlano senza conoscere i fondamentali del sistema istituzionale in cui vivono: senza sapere come sia fatto il sistema delle fonti del diritto, come funzionino le regole che reggono i rapporti tra norme europee e leggi nazionali, senza capire gli obblighi che i magistrati hanno quando incappano in leggi italiane che sono di dubbia compatibilità con il diritto dell’UE… un sacco di cose complicate che gli studenti di giurisprudenza in genere già sanno giunti al secondo anno del corso. Non tutti hanno potuto proseguire gli studi, è vero; ma ci sono ottimi ausili da cui si possono attingere le informazioni minime: una Casa editrice ben nota anche agli studenti più svogliati, le Edizioni Simone, mette a disposizione gratis un Dizionario giuridico minimo che basterebbe ai nostri politici per rimediare agli errori a cui induce l’ignoranza: se avessero attinto alla voce Diretta applicabilità del diritto comunitario ne saprebbero già abbastanza per evitare le figuracce peggiori, prendendosela con magistrati che invece di fare il loro mestiere contrastano l’azione del Governo. E, soprattutto, imparando a tacere.

Non si chiede molto. Basterebbe un’ora di lettura per scoprire che il compito dei giudici non è applicare le leggi senza verificare la loro compatibilità con la Costituzione e le norme europee; per cui, se le leggi contrastano con la Costituzione, devono sospendere il giudizio e investire la Corte costituzionale; mentre, se contrastano con le norme europee, possono investire del problema la Corte di giustizia o, a certe condizioni, disapplicare direttamente le leggi. E poi verrebbero a sapere che il compito dei giudici non è collaborare con il Governo nell’attuazione delle sue scelte politiche, ma difendere i diritti delle persone anche contro gli atti del Governo. Il principio della divisione dei poteri è un cardine storico dei sistemi costituzionali, per cui mai e poi mai il Governo può imporre ai giudici le sue scelte politiche: queste si impongono soltanto se tradotte in norme di legge, e se queste non risultato in contrasto con la Costituzione e i Trattati europei. Nozioni che si imparano nel primo anno di Università, e non solo nelle facoltà giuridiche. Oppure leggendo cose semplicissime e basilari, come il Dizionario Simoni (per non parlare della ricchissima documentazione messa a disposizione dagli uffici studi delle Camere).

Insomma, l’ignoranza non è scusabile, Tanto meno lo è la tracotanza. E’ semplicemente indecente che un ministro accusi i magistrati di essere “comunisti” solo perché sollevano dubbi motivati (e per altro fondatissimi) su specifici atti del Governo che incidono negativamente sui diritti umani, qual è il diritto d’asilo sancito dall’art. 10.3 Cost.; oppure perché lo stanno processando per atti da lui compiuti in qualità di ministro, avendo impedito per giorni lo sbarco sul suolo italiano di naufraghi salvati nel Mediterraneo (che lui insiste a chiamare “immigrati clandestini”, mentre tali non lo sono affatto!) – comportamento che sin dall’inizio mi era sembrato penalmente rilevante (si vedano su questo giornale due commenti “a caldo” nel 2018 e 2019). Non penso che i magistrati saranno turbati dalla tracotanza mostrata del ministro-imputato. Come Trump, lui pensa di parlare “alla pancia” del suo elettorato: sarà, ma il mio inguaribile ottimismo mi porta a sperare che provocherà solo la nausea nella maggior parte degli italiani, che guardano alla composta pazienza del Presidente Mattarella come alla solida bitta a cui legare la nostra scassatissima barca.

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1 commento su “Toghe rosse: ignoranza e tracotanza, gli emuli di Trump”

  1. Egregio Professor Bin, l’attuale situazione politica Italiana è risultanza di un progressivo allontanamento dal dettato originale redatto ed approvato a fine dicembre 1947 con maggioranza “quasi” assoluta dei 515 presenti (453 SI e 62 NO), quei numeri sia in assemblee delegate sia nelle consultazioni della Popolazione Sovrana Votante sono calati in vie ondulatorie spaziotemporali talvolta addirittura con meno di metà di partecipanti come nel recente caso della Liguria o ancor peggio nel 2014 nella Emilia Romagna, terra storicamente esemplare per partecipazione (nel segreto del voto è anche possibile maggioranza di astensioni/voti non validi dunque l’alta partecipazione da sola vale poco).
    L’Italia, nel mezzo del ventesimo secolo p.C.n., ha prodotto una forma di “Stato” frutto d’ibridazione fra teocrazie monarchiche ed idee Repubblicane che hanno “governato” Popoli per secoli, tale ibridazione ha trasformato il sistema Italiano in una sorta di laboratorio sperimentale che ha interessato tutte le partizioni politiche sia a livello nazionale che internazioni, l’attuale crisi con i poteri di controllo, che vede al vertice ministeriale italiano un magistrato di lungo corso, è frutto di commistioni fra poteri che da decenni affliggono questa “scassatissima barca”, come da Sua definizione, ed altre anche di più altrove (preferisco personalmente per l’Italia “squinternata repubblica”).
    Quanto ai personaggi da Lei citati, Avanti a tutti la prima Presidente donna certo non si può dire non siano attivi, particolarmente nelle relazioni pubbliche, circa i livelli culturali umani in generale dividerei in due parti il concetto: 1°) Intelligenza Individuale quale dote congenita al patrimonio antropologico 2°) Formazione scolastica e sperimentale. Le assicuro che nel mio percorso anagrafico di cvi porto stigma ed orgogliosamente cognome ho conosciuto molte persone dotate dell’una e dell’altra qualità tuttavia non è un titolo di studio che rende Dotti, dottori si, a qualsiasi titolo anche molteplice ma s’è scarsa la prima dotazione che ho indicato…Le ricordo che antiche opere “ingegneristiche” realizzate sostanzialmente a gravità da Maestranze senza alcun titolo di studio ma di grande ingegno sono ancora visibili dopo millenni mentre alcune, anche molto recenti, non lo son più.
    Forse i tempi sono maturi per la realizzazione di quel curioso disegno che già preconizzò, in solitarietà Sua lieta, il grande Ing.Ugo Damiani nel suo intervento in Assemblea Costituente l’otto marzo 1947 nella discussione dell’attuale art.11C.
    Saluti a Lei, ai Suoi Colleghi ed a Tutti i Lettori, enzo Bargellini Santarcangelo di Romagna 16/XI/ 2024.

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