Il governo della continuazione

di Roberto Bin

Napolitano era ancora Presidente della Repubblica e i 5 stelle già reclamavano il suo intervento denunciando “l’abominio che si sta consumando nelle aule parlamentari” a causa dello “stravolgimento del consueto iter parlamentare”. L’abominio era prodotto dall’approvazione dei “decreti–vergogna in nome dell’urgenza, i cui contenuti esulano dall’oggetto stesso del decreto”.Questo scempio avrebbe dovuto finire con il “governo del cambiamento”.

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I silenzi e le contraddizioni dei costituzionalisti conservatori

di Stefano Ceccanti
Dopo vari giorni di silenzio il fronte del costituzionalismo conservatore, che si era eccitato contro la riforma costituzionale, viene rotto da un’intervista odierna di Gustavo Zagrebelsky a “la Repubblica”. Essa contiene molte affermazioni condivisibili, pur in ritardo e nonostante toni decisamente più misurati rispetto alle critiche alla riforma del 2016, che era in realtà molto meno discontinua con la nostra Costituzione rispetto agli interventi previsti oggi.

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Il “contratto di governo” e il rischio di una grave crisi costituzionale

di Roberto Bin

Sarà pure, quello pubblicato dall’Huffington Post, un testo superato, in corso di perfezionamento (alcuni capitoli sono ancora completamente vuoti, altri hanno un doppio testo…), ma il “Contratto per il Governo di cambiamento” è una lettura piuttosto penosa. Davvero si può credere che il fior fiore dei due partiti abbia passato tanti giorni in conclave per partorire questo criceto?

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Il diavolo, le pentole e i coperchi: effetti imprevisti ed effetti perversi dell’ultima riforma elettorale

di Antonio Floridia*

Sappiamo oramai tutto del “Rosatellum”, e sappiamo anche i risultati che sono emersi dalle urne del 4 marzo. Può essere tuttavia utile ritornare, post factum, sui meccanismi della legge elettorale, assumendo un punto di vista peculiare: si sono prodotti gli effetti previsti dai legislatori, o sono scaturiti effetti inattesi o finanche perversi?

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Nuovi sondaggi: i partiti oggi, i leader, le possibili maggioranze

I sondaggisti che nelle ultime elezioni politiche non hanno sfigurato, come si è visto, avendo azzeccato la tendenza degli elettori a 15 giorni dal voto e, successivamente, hanno individuato con chiarezza vincitori e vinti al di là di scarti percentuali minimi, continuano a sondare le preferenze degli elettori: riguardo ai partiti politici, ai leader, alle possibili alleanze in parlamento.

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Le preoccupazioni di Mattarella sono le nostre

di Roberto Bin

Gli appelli del Presidente della Repubblica al senso di responsabilità dei partiti e l’invito a preoccuparsi delle sorti del Paese, piuttosto che ai propri interessi tattici, dovrebbero essere sottoscritti da tutti. Ma siamo in Italia, un paese a forma di stadio calcistico, ove dai tempi dei guelfi e dei ghibellini (ma ancora da prima, se si scava un po’) il clima da rissa tra opposte tifoserie domina su qualsiasi riflessione pacata.

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E adesso, pover’uomo? Forse una via c’è

di Roberto Bin

Consoliamoci, Johannes Pinneberg, il pover’uomo di Hans Fallada, era di fronte ad una situazione ben più drammatica di quella cui ci affacciamo oggi in Italia. Per fortuna questa settimana non c’è asta dei buoni del tesoro (la prossima è il 12 marzo), per qualche giorno ancora non avremmo chiara la reazione dei mercati e non sapremo di quanto salirà il fatidico spread. Forse per allora qualcosa si sarà chiarito?

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Il dopo voto? Irrealistico escludere un accordo di maggioranza tra forze politiche diverse

di Antonio D’Andrea

Quando, prima del voto del 4 dicembre 2016, si è insistito sulla necessità di recuperare la razionalità e, ancor prima, la logica del sistema di governo parlamentare, artificiosamente contraddette dalla combinazione tra la riforma costituzionale avanzata dal Governo Renzi (che prevedeva una sola Camera politica, quella dei deputati) e la nuova legge elettorale – il c.d italicum – che comunque prevedeva l’assegnazione di un premio di maggioranza ad una sola lista, si toccava, a mio avviso, un aspetto cruciale della complessiva riforma istituzionale promossa in questa legislatura dal PD e dalla sua variegata ed estemporanea maggioranza parlamentare.

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La procedura parlamentare e il conflitto di attribuzioni sulle leggi elettorali

Pubblichiamo questo articolo del consigliere parlamentare Giampiero Buonomo perché, pur in un formato inusuale per i nostri articoli, ci pare assai rilevante per comprendere i temi che la Corte costituzionale affronterà nella camera di consiglio di martedì 12 dicembre in merito al conflitto di attribuzione sollevato da parlamentari del M5S contro le Camere di appartenenza, di cui abbiamo già scritto alcuni giorni fa.

di Giampiero Buonomo*

L’antico dilemma del diritto parlamentare gravita intorno al valore del precedente; ma forse, prima del valore, occorrerebbe porsi il problema della memoria del precedente.

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La coalizione? Uno specchietto per allodole

di Antonio D’Andrea

Nel contesto parlamentare italiano, lontano da qualsiasi tradizione bipartitica e neppure predisposto a una stabile virata bipolare pur dopo il superamento della più che quarantennale legislazione elettorale proporzionale, ho sempre considerato la “vocazione maggioritaria”, sbandierata da una o più forze politiche in coalizione tra loro, un puro espediente elettoralistico.

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