L’attualità del voto di fiducia in Francia e Spagna

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di Stefano Ceccanti

In questi giorni le votazioni fiduciarie sono sotto gli occhi dei commentatori sia in Francia sia in Spagna, con esiti immediati analoghi, ma forse non necessariamente sul lungo periodo.

Concentriamoci anzitutto sul caso francese. Il Governo Borne ha posto la fiducia sulla riforma delle pensioni nei termini previsti dall’articolo 49.3 della Costituzione del 1958. Questo articolo, inserito allora nel testo e poi modificato in seguito in senso restrittivo, ha la funzione di proteggere Governi cosiddetti di minoranza, ossia di maggioranza relativa, che abbiano contro di loro altre minoranze che di norma non sarebbero sommabili tra di loro.

Il Governo mette la fiducia perché se si votasse solo sul testo, senza fiducia, si conterebbero i sì e i no: i gruppi di opposizione potrebbero sommarsi agevolmente, ciascuno con le proprie motivazioni separate, e l’esecutivo potrebbe perdere. Invece il Governo, mettendo la fiducia, fa sì che il testo o passi senza voto (se le opposizioni non reagiscono) oppure se esse presentano mozioni di sfiducia per reazione alla fiducia il metodo cambi alzando lo scalino: una mozione di sfiducia votata insieme deve arrivare alla metà più uno dei componenti.

È una logica analoga alla sfiducia costruttiva: gli oppositori hanno l’onere della prova di dimostrare che la maggioranza è in realtà una minoranza, ma per farlo dal punto di vista quantitativo hanno l’obbligo di arrivare alla metà più uno e dal punto di vista qualitativo sono obbligati per così dire a sporcarsi le mani votando insieme ad avversari politici che sono posizionati sull’altro estremo.

In questo caso gli avversari di Macron hanno tentato con uno stratagemma per così dire ‘siciliano’ di superare il secondo problema: l’estrema destra di Le Pen e la sinistra della Nupes hanno votato insieme il testo di un gruppo centrista. Dico ‘siciliano’ perché richiama alla mente l’esperimento della Giunta Milazzo in Sicilia nel 1958, quando a un esponente centrista che ruppe con la Dc diedero i loro consensi sia il Pci sia l’Msi. Non sono però stati in grado di superare quello quantitativo arrivando alla maggioranza assoluta perché avrebbero avuto bisogno di molti più i voti provenienti anche dei Repubblicani di centro-destra, la cui posizione ufficiale era contraria alla sfiducia.  

Contrariamente a quanto molti possono pensare, pur se inserito nella Costituzione del 1958, questo strumento non lo ha inventato né de Gaulle né qualche esponente gollista, ma il deputato della Dc francese Moisan nel 1953 (ispirato in realtà dal suo collega di partito Fernand Chaussebourg), come emendamento puntuale alla Costituzione della Quarta Repubblica  in cui Governi che restavano con una maggioranza relativa si dimettevano perché non erano in grado di governare. Una proposta poi modificata in modo più puntuale da un altro Dc, Paul Coste-Floret nel 1957, sempre come emendamento alla Quarta, e da lì transitata nel nuovo testo (per più dettagli qui).

Al di là di quello che si possa pensare su questo specifico di oggi e sul modo concreto con cui è costruito il 49.3, il problema però è il seguente: se si immagina che ci possano essere situazioni come la Repubblica di Weimar o come la Quarta Repubblica francese in cui ci possano essere Governi di maggioranza relativa circondati da opposizioni eterogenee non sommabili politicamente tra di loro, qualche sistema va comunque pensato.

A me è sempre sembrato ben più drastico del 49.3 francese l’articolo 81 della Legge Fondamentale tedesca che a certe condizioni consente al Governo che perda sulla fiducia di non dimettersi e di andare avanti coi voti del Bundesrat, che è una Camera non eletta direttamente dai cittadini. Solo che la maggiore strutturazione del sistema dei partiti tedesco ha finora evitato di usarlo.

Nell’immediato il Governo francese se l’è cavata per 9 voti e può essere contento di quella che appare come una brutta vittoria, che in politica è sempre preferibile a una bella sconfitta. Per di più, se guardiamo la lista dei precedenti, la cosa non sembra neanche così tragica.

Nella serie storica delle mozioni di sfiducia di risposta alla questione di fiducia posta da un Governo ai sensi dell’articolo 49.3 Cost, andando a ritroso, ci sono stati infatti i seguenti risultati più risicati di quello odierno: Rocard 16.11.1990 salvato per 5 voti (289 contro i 294 richiesti); Chirac 10.10.1986 salvato per 7 voti (281 rispetto a 288); Pompidou 14.06.1967 salvato per 5 voti (239 rispetto a 244); Pompidou 07.06.1967 salvato per 8 voti (236 rispetto a 244); Pompidou 18.05.1967 idem (più dati qui).

Ovviamente, però, i gruppi di opposizione possono sperare che questo passaggio possa costituire un elemento significativo di logoramento del consenso di un Governo che nasce dalle volontà di un Presidente che, essendo stato eletto due volte, non può ricandidarsi la prossima volta, ai sensi del limite introdotto in Costituzione nel 2008.

Chi vivrà vedrà.

Dove invece le speranze sembrano del tutto inconsistenti è invece il caso spagnolo. La votazione della mozione di sfiducia costruttiva ex art. 113 Cost. di Vox in Spagna che propone come Premier l’ex-comunista Tamames, dovrebbe aver luogo nella mattinata di mercoledì 22, mentre il dibattito inizierà il giorno prima. È la prima volta non solo che un partito non presenta come candidato il proprio leader, e fin qui potrebbe al limite avere un senso, ma neanche una persona vicina al proprio partito, che ne sia almeno elettore. 

Siamo al sesto caso di utilizzazione di questo strumento.

Nei primi due si trattò di un uso ‘anticipato’ della mozione rispetto alle elezioni politiche, nel senso che due nuovi leader politici, Gonzalez (socialista) nel 1980 e Hernandez Mancha (popolare) nel 1987, si presentarono non per prevalere in Parlamento ma per dimostrarsi capaci di battere alle elezioni successive i leader in carica (il centrista Suarez nel 1980, il socialista Gonzalez nel 1987).

Nel primo caso il tentativo funzionò perché la performance di Gonzalez nel dibattito parlamentare fu ottima. Nel secondo accadde il contrario: Hernandez Mancha fu disastroso e fu poi sostituito da Aznar prima di arrivare alle elezioni.

Anche a causa di questa vicenda lo strumento non fu più usato per trent’anni. Ci provò Pablo Iglesias di Podemos nel 2017 contro Rajoy, sempre allo scopo di affermare la sua leadership, ma con risultati non brillanti. L’anno successivo fu usata invece da Sanchez, sempre contro Rajoy, ma stavolta, per la prima volta, proprio per sostituire davvero il leader popolare, non per motivi anticipatori rispetto alle politiche: grazie all’appoggio decisivo dei nazionalisti baschi Sanchez arrivò a 180 voti, 4 in più della maggioranza assoluta richiesta.

Infine è stata utilizzata da Vox due volte in questa legislatura, tornando a un uso simbolico anticipatorio delle elezioni: la prima volta proponendo il proprio leader Abascal e ora l’indipendente Tamames.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un non parlamentare spagnolo, se viene proposto, può parlare alla Camera per illustrare il proprio programma. Non lo vieta l’art. 177.1 del Regolamento della Camera. Lo fece per la prima volta Hernandez Mancha e per la seconda Sanchez. Questa possibilità, pur criticata da parte della dottrina, consentirà quindi a Tamames di parlare. E’ comunque un precedente molto originale perché Hernandez Mancha era comunque allora senatore e Sanchez era stato deputato fino a poco prima. Tamames, che oggi ha 89 anni, invece era stato deputato di Izquierda Unida solo fino al 1989. e sembra peraltro non condividere l’orientamento politico di fondo di Vox che la propone. Per questo la vicenda suscita diffuse perplessità.

Di fronte a queste stranezze, infatti, quasi tutti gli osservatori ritengono che per l’opinione pubblica si metterà in scena un autogol, rafforzando il Governo. Insomma, per fare una battuta, il leader di Vox Abascal sembra aver fatto proprio, sull’uso della mozione costruttiva, il tormentone di Verdone ‘lo famo strano’, che però qui non pare destinato a suscitare analoga simpatia (per i dettagli si legga questa voce aggiornata al 2018, e scritta originariamente dal prof: Santaolalla Lopez). 

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