di Roberto Bin
“Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche… La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali”.
Questa la reazione “a caldo” della presidente Meloni alla notizia della sentenza della Corte di giustizia sui “paesi sicuri”. E’ una dichiarazione – l’ennesima – che ci fa percepire la distanza che separa la leader politica dall’abc della cultura liberale e costituzionale della tradizione occidentale (di cui lei si ritiene essere la paladina dato che vuole difendenderci dall'”invasione” dei migranti). Che i giudici – tutti i giudici, persino quelli europei – siano orientati più alla difesa dei diritti individuali (di cui godono anche gli individui che vengono sprezzantemente definiti “clandestini”, mentre sono”richedenti asilo”) che a favorire “le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa” sembra intollerabile a tutti coloro che ignorano i fondamenti della nostra tradizione costituzionale. Nella nostra storia europea bisogna risalire alla letteratura che poneva il Führerprinzip alla guida dell’opera dei giudici tedeschi per trovare un antecedente di questo atteggiamento “culturare”. Ma forse così cado nell’errore di porre su un piano giuridico troppo elevato la “voce dal sen fuggita” alla Presidente (cui però fa seguito convinta tutta la corte di cui si contorna).
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