di Alice Valdesalici
Studiare la regolamentazione del cambiamento climatico significa, tra le altre cose, analizzare le condizioni che rendono possibile una struttura decisionale che sia efficace nel contrastare la crisi climatica.
di Alice Valdesalici
Studiare la regolamentazione del cambiamento climatico significa, tra le altre cose, analizzare le condizioni che rendono possibile una struttura decisionale che sia efficace nel contrastare la crisi climatica.
di Roberto Bin
La legge 86/2024 sulla c.d. “autonomia differenziata” è scritta male, ambigua e anche contraddittoria. Perciò può prestarsi ad attuazioni che mettano in pericolo il sistema delle autonomie e gli equilibri anche finanziari tra le regioni. Ma questo non basta a giustificare un’impugnazione da parte delle regioni.
di Nicola Posteraro
Le persone non binarie esistono: ce lo conferma al massimo livello la Corte costituzionale, che, con una importante sentenza del 23 luglio 2024 (la n. 143), ha deciso le due questioni di legittimità costituzionale inerenti ai percorsi di affermazione di genere sollevate dal Tribunale di Bolzano (II sezione civile) con ordinanza del 12 gennaio 2024[1].
di Alberto T. Cohen
Tra i tanti meriti riconosciuti alla “storica” decisione CEDU del caso Verein KlimaSeniorinnen (53600/20, specialmente al § 550), uno non sembra aver ricevuto ancora il necessario approfondimento. Ci si riferisce alla distinzione, tracciata dalla Corte europea, fra (mera) mitigazione climatica, intesa come semplice riduzione delle emissioni di gas serra, e dannosità della stessa (intesa come l’insieme degli effetti comunque negativi di quella riduzione, determinati da omissioni o errori di calcolo sulla sua quantificazione in funzione del contenimento dell’aumento della temperatura media globale, fissato dall’art. 2 dell’Accordo di Parigi).
di Gianvito Campeggio
In Italia, le sentenze dei giudici devono essere motivate in base al c.d. “minimo costituzionale”. L’espressione è stata coniata a seguito dell’art. 54 del Decreto legge n. 83/2012, con riguardo all’impugnazione in appello, ma è stata fatta propria dalla Corte di cassazione, come traduzione pratica dell’art. 111 c. 6 della Costituzione.
di Alfio Giaccardi
La distinzione tra questioni (meramente) ambientali e questioni (molto più complesse) climatiche sta diventando sempre più chiara, soprattutto grazie alla giurisprudenza europea.
di Giorgio Trivi
Il 25 giugno 2024, è stata pubblicata la decisione della Corte di giustizia della UE sui c.d. “decreti salva Ilva” (Causa C-626/22). Si tratta di una sentenza importantissima per il futuro dell’impianto siderurgico tarantino, soprattutto perché essa stabilisce un principio di diritto, non più eludibile: gli artt. 35 e 37 della Carta dei diritti fondamentali della UE (riguardanti rispettivamente la “elevata protezione” della salute e dell’ambiente) vanno applicati congiuntamente, affinché qualsiasi valutazione ambientale ricomprenda sempre gli impatti sulla salute umana, indipendentemente dal tipo di attività in esame.
di Giorgio Trivi
Il 21 maggio scorso, il Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare (ITLOS) ha emesso all’unanimità il suo parere consultivo (Advisory Opinion) sulle obbligazioni climatiche degli Stati, ai fini della protezione dei mari. Il sito del Tribunale consente di ripercorrere tutta l’articolata, importante vicenda (cfr. Request for an Advisory Opinion submitted by the Commission of Small Island States on Climate Change and International Law).
di Luciana Cardelli
Un aspetto particolarmente importante, che emerge dalle recenti decisioni “climatiche” della CEDU (su cui, si v. La sentenza CEDU sui diritti climatici: tre commenti), riguarda il rapporto tra funzione di indirizzo politico e quantificazione del Carbon Budget.
di Giacomo Menegus*
Con la sentenza n. 67 del 2024, depositata il 22 aprile scorso, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 25, comma 2, lettera a), della legge della Regione Veneto n. 39 del 2017 (Norme in materia di edilizia residenziale pubblica), limitatamente alle parole «nel Veneto da almeno cinque anni, anche non consecutivi e calcolati negli ultimi dieci anni, fermo restando che il richiedente deve essere, comunque, residente». In sostanza, la disposizione precludeva l’accesso alle graduatorie per l’assegnazione di alloggi pubblici a quanti non fossero stati residenti in Veneto per almeno cinque dei dieci anni precedenti alla domanda.
di Alberto Di Chiara
Nel dibattito politico degli ultimi giorni si è affacciata l’ipotesi di una candidatura di Ilaria Salis – nostra connazionale attualmente detenuta e sottoposta a processo penale in Ungheria – alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi.
di Ines Bruno
Leggendo la sentenza di primo grado del caso climatico “Giudizio Universale”, una domanda sovviene spontanea: il Tribunale di Roma sa che cos’è l’emergenza climatica?
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