La sentenza del caso climatico “Giudizio Universale” è nulla

di Alfio Giaccardi

Molto si sta discutendo intorno alla sentenza del Tribunale civile di Roma sul caso climatico “Giudizio Universale”, soprattutto dopo le successive decisioni della Corte di Strasburgo, in materia sempre climatica. Un profilo determinante, tuttavia, sembra ancora non essere emerso. Forse, si spiega con la mancata lettura delle corpose, articolate e dettagliatamente documentate difese degli avvocati della causa.

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di Alfio Giaccardi

Molto si sta discutendo intorno alla sentenza del Tribunale civile di Roma sul caso climatico “Giudizio Universale”, soprattutto dopo le successive decisioni della Corte di Strasburgo, in materia sempre climatica. Un profilo determinante, tuttavia, sembra ancora non essere emerso. Forse, si spiega con la mancata lettura delle corpose, articolate e dettagliatamente documentate difese degli avvocati della causa.

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La mitigazione climatica dopo le decisioni CEDU e ITLOS

di Giorgio Trivi

Il 21 maggio scorso, il Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare (ITLOS) ha emesso all’unanimità il suo parere consultivo (Advisory Opinion) sulle obbligazioni climatiche degli Stati, ai fini della protezione dei mari. Il sito del Tribunale consente di ripercorrere tutta l’articolata, importante vicenda (cfr. Request for an Advisory Opinion submitted by the Commission of Small Island States on Climate Change and International Law).

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Il “Giudizio universale” è inammissibile: quali prospettive per la giustizia climatica in Italia?

di Giacomo Palombino 

La prima causa climatica italiana, nota come “Giudizio universale”, si è conclusa, almeno in primo grado, con un nulla di fatto: il Tribunale civile di Roma ha deciso, con sentenza dello scorso 26 febbraio, che la domanda sia da considerarsi inammissibile «per difetto assoluto di giurisdizione» (si veda il commento di Cardelli). Pur evidenziando «la oggettiva complessità e gravità della emergenza a carattere planetario provocata dal cambiamento climatico antropogenico», il Tribunale ha ritenuto di non poter accertare la responsabilità civile dello Stato, ex art. 2043 c.c. e, in subordine, 2051 cc., dinanzi a una domanda «diretta ad ottenere dal Giudice una pronuncia di condanna dello Stato legislatore e del governo ad un facere in una materia tradizionalmente riservata alla “politica”», ovvero «diretta in concreto a chiedere, quale petitum sostanziale, al giudice un sindacato sulle modalità di esercizio delle potestà statali previste dalla Costituzione».

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L’Italia davanti alla Corte EDU per le emissioni di gas serra

di Luciana Cardelli*

è di questi giorni la notizia del superamento del filtro di ammissibilità, presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti umani, di due ricorsi “per saltum” (ossia senza aver esperito i procedimenti giudiziari interni) di quattro cittadine italiane nei confronti dell’Italia e di altri 31 Stati (“caso Uricchio”, ric. n. 14615/21, e “caso De Conto”, ric. 14620/21), per responsabilità per danni da cambiamento climatico (cfr. Cambiamenti climatici, due lucane e due bellunesi a un passo dall’impresa di inchiodare l’Italia).

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