Perché Draghi non può subito andare al Quirinale

di Antonio Ruggeri

Come si sa, un’ipotesi da tempo circolante e che, peraltro, gode di largo credito (più – direi – tra la gente comune che tra gli operatori politici, timorosi delle conseguenze che potrebbero aversene nel Governo e, soprattutto, per la durata della legislatura) è che il successore di Mattarella, stante la (ad oggi…) irremovibile indisponibilità di quest’ultimo alla sua eventuale rielezione, possa essere l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi: persona di levatura internazionale, indubbie capacità, qualità morali indiscusse.

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Elezione al Quirinale del Presidente del Consiglio in carica. Quanti problemi!

di Alessandro Gigliotti

Con la convocazione del Parlamento in seduta comune, integrato dai delegati regionali, disposta dal Presidente della Camera Roberto Fico e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio scorso, si è ufficialmente avviato il procedimento per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, sempre ricco di spunti e di aspetti degni di approfondimento.

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L’elezione del Presidente della Repubblica in tempo di pandemia: problemi e prospettive

di Alberto Randazzo 

Ci apprestiamo a vivere la prima elezione del Presidente della Repubblica in tempo di pandemia. Mancano pochi giorni alla prima votazione per il Presidente della Repubblica, da parte del Parlamento in seduta comune, convocato – come si sa – per il 24 gennaio…

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L’attesa sul Colle

di Enrico Cuccodoro e Luana Leo*

È interessante rilevare come ciascuna Presidenza della Repubblica sia nata in un contesto storico segnato da eventi incisivi. Tale circostanza affiora dal messaggio che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso al Parlamento nel giorno del suo giuramento, avvenuto il 3 febbraio 2015.

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Che cosa è successo nel Parlamento alla vigilia dell’elezione del PDR? I movimenti tra i gruppi e l’instabilità politica degli eletti

di Roberto Bin

In tutti questi mesi il prof. Curreri ha mantenute aggiornate le tabelle degli spostamenti di deputati e senatori da un gruppo all’altro iniziati all’indomani delle elezioni del 2018. Come si può vedere, il Parlamento che – con l’integrazione dei rappresentanti delle regioni – si avvia a eleggere il nuovo Capo dello Stato è assai diverso da quello eletto dai cittadini italiani nel 2018. Verrebbe da chiedersi quale legittimazione politica esso abbia: è opportuno che un Parlamento trasformista elegga un Presidente che rimarrà in carica sino al 2029, quando esso stesso dovrà essere rieletto, al più tardi, all’inizio del 2023? Non sarebbe meglio che il nuovo Presidente fosse eletto dal nuovo Parlamento?

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