di Fabio Ferrari
Da giorni si registrano continui e violenti attacchi nei confronti del Tribunale per i minorenni di Aquila, ‘reo’ di aver disposto la sospensione della responsabilità genitoriale nella nota vicenda della ‘famiglia nel bosco’.
Ciò avviene non soltanto da parte di semplici cittadini e organi di stampa (forse un po’ troppo a digiuno di competenze giuridiche per potersi esprimere con un minimo di credibilità), ma anche per bocca di autorevoli esponenti del Governo, che il diritto dovrebbero invece conoscerlo. Tra questi, vi è chi addirittura accusa i giudici di «sequestro di persona», invitandoli – si cita testualmente – a «non rompere le scatole alla famiglia».
Tralasciando ogni considerazione sul linguaggio, del quale ciascuno risponde in prima persona, preme ricordare che tutte le sentenze si possono criticare (dopo averle lette e possibilmente capite), ma una così scomposta delegittimazione della magistratura non ha nulla a che vedere con il merito delle vicende. Critiche di questa natura espongono i giudici ad un clima intimidatorio, che di certo non ne agevola il delicatissimo compito e che rischia di danneggiare anzitutto i minori coinvolti.
Non spetta a noi giudicare il provvedimento, ed è giusto che la famiglia percorra tutte le strade consentite dal diritto per impugnarlo e chiederne la riforma. È sufficiente però una lettura anche superficiale dell’ordinanza per comprendere che, a prescindere dal merito, la decisione è ponderata e puntualmente argomentata. E tanto dovrebbe bastare per indurre soprattutto chi ha responsabilità istituzionali ad un doveroso contegno: detta diversamente, a tacere.
Chiunque abbia realmente a cuore il bene della famiglia dovrebbe lasciare lavorare serenamente i giudici e le parti processuali coinvolte, senza strumentalizzare in modo così smaccato la vicenda al solo e spudorato fine di aumentare il proprio consenso elettorale. È stupefacente che non ci si renda conto della potenziale gravità della situazione: per fare un esempio, se davvero, come scritto nell’ordinanza, i dati relativi alla tenuta strutturale dell’‘immobile’ che ospita la famiglia sono del tutto insufficienti, cosa diremmo se domani avvenisse un crollo? I politici che oggi starnazzano a reti unificate non sarebbero forse i primi a gridare allo scandalo, denunciando i mancati controlli da parte delle autorità, e accusando magari di negligenza proprio quegli stessi giudici ora sotto attacco?
Per inciso, è singolare che esponenti politici a parole molto sensibili nei confronti di valori quali legge, ordine e famiglia si rendano protagonisti di reazioni così virulente in un caso come questo, nel quale i magistrati, con l’aiuto dei carabinieri e dei servizi sociali, sono chiamati a tutelare proprio i minori e i loro diritti. Ancora, è letteralmente incredibile che proprio chi denuncia da anni una presunta commistione tra politica e magistratura spenda tutto il proprio peso politico per condizionare, a proprio piacimento, un procedimento in corso.
Il rispetto della legge e della Costituzione sono principi irrinunciabili, ed è esattamente per questo che non possono valere a tempi alterni, invocandoli soltanto quando fa comodo ai propri interessi di bassa bottega.
Altrimenti divengono pura ideologia.
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