Camera-Senato: il ping-pong delle leggi
ora e dopo la riforma

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di Giovanni  Di Cosimo

Uno degli argomenti invocati contro il bicameralismo paritario è la lentezza dell’attuale sistema di produzione legislativa.

I tempi di approvazione delle leggi sarebbero eccessivamente lunghi perché devono esprimersi entrambe le camere, e perché in alcuni casi occorrono ripetute letture prima che le due assemblee rappresentative trovino l’accordo sul medesimo testo.
Per fare chiarezza sulla questione, conviene riferirsi ai dati sull’attività legislativa pubblicati nel sito del Senato. In questa legislatura, dal 15 marzo 2013 ad oggi, il Parlamento ha finora approvato 255 leggi impiegando un tempo medio di approvazione di 240 giorni per legge, più o meno 8 mesi.
Volendo scendere un po’ più nel dettaglio, bisogna distinguere fra le proposte di legge del Governo e quelle parlamentari. Per le seconde i tempi sono più che doppi, addirittura 501 giorni. Al contrario, il tempo medio di approvazione delle leggi frutto dell’iniziativa governativa scende a 178 giorni, circa 6 mesi. Questo dato di 6 mesi vale per la maggior parte delle leggi perché le proposte governative sono all’origine dell’80% del totale.
A voler essere ancora più precisi, si potrebbe distinguere nell’ambito delle leggi conseguenti all’iniziativa del Governo. Più rapide viaggiano quelle per le quali esistono termini di scadenza o sessioni riservate d’esame: le leggi collegate al bilancio (54 giorni), e le leggi di conversione dei decreti legge (42 giorni); più lente procedono le restanti leggi: 261 giorni, poco meno di 9 mesi. Va richiamata l’attenzione sul dato relativo alle leggi di conversione perché costituiscono oltre il 40% del totale (fonte: Rapporto sulla legislazione 2014), il che significa che 4 volte su 10 le leggi arrivano in porto in poco più di 40 giorni.
Statistiche a parte, resta vero che la velocità di approvazione della singola legge dipende molto dalla volontà politica, ossia dalla determinazione della maggioranza di portare a casa quel certo risultato (è noto il caso del lodo Alfano approvato in pochi giorni, e poi giudicato incostituzionale dalla Corte costituzionale).
Sulla carta, la riforma dovrebbe comportare una riduzione dei tempi, visto che per la maggior parte delle leggi sarà decisiva la sola volontà della Camera dei deputati, e il Senato potrà tutt’al più esprimersi per una sola volta nel termine di 30 giorni dalla richiesta (che deve avvenire entro 10 giorni dalla prima approvazione del testo alla Camera). Peraltro, ci sono alcune variabili che potrebbero incidere e che ora non siamo in grado di pesare: per esempio, con quanta frequenza il Senato chiederà di esaminare i progetti trasmessi dalla prima camera, circostanza che allungherebbe la procedura di un mese; oppure se la Camera manterrà gli attuali ritmi di approvazione (non è escluso che rallentino considerando che non si potrà più contare con certezza su correzioni del testo durante l’esame dell’altro ramo parlamentare che sarà solo eventuale).
La situazione non dovrebbe invece cambiare in maniera sensibile per le leggi previste dal primo comma del nuovo art. 70, le cosiddette “leggi bicamerali” (leggi di revisione della Costituzione, leggi costituzionali, leggi sui referendum, sulle minoranze linguistiche, sui comuni ecc.), per la semplice ragione che dovranno essere votate nello stesso testo da Camera e Senato esattamente come accade ora. Al limite c’è il pericolo che i tempi si allunghino qualora si verifichi l’ipotesi di maggioranze diverse nei due rami parlamenti (vedi: http://www.lacostituzione.info/index.php/2016/11/11/lincognita-della-doppia-maggioranza/ ).
La riforma persegue l’obiettivo di una più spedita approvazione delle leggi anche con il nuovo procedimento di voto a data fissa (ultimo comma del nuovo art. 72). In base a questo procedimento il Governo può chiedere che la Camera voti entro 70 giorni un disegno di legge fondamentale per l’attuazione del programma (vanno computati anche i 5 giorni che l’assemblea ha a disposizione per deliberare sulla richiesta governativa). A tal riguardo va segnalato che attualmente alla Camera l’approvazione dei disegni di legge del Governo dura in media 56 giorni (anche questo dato si trova nel sito del Senato ed è calcolato considerando l’intervallo che intercorre tra il primo esame del disegno di legge e la sua approvazione). In altre parole, i tempi medi di approvazione delle proposte del Governo alla Camera dei deputati sono più brevi di quelli previsti dalla nuova procedura di voto a data fissa.

Giovanni Di Cosimo

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