Greenpass e libertà. Con qualche risposta ai simpatici lettori

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di Roberto Bin

Mettiamo che fossi un fervente no-clothing, un naturista praticante che ama e crede nel nudismo.

Quindi esco di casa rivendicando la mia libertà costituzionale di essere me stesso, di nutrire le mie convinzioni, e di circolare senza vestiti (il buon costume è mica citato come limite), e senza vestiti salire sull’autobus. Quanto durerebbe la mia passeggiata prima di assere arrestato? Chissà se Giorgia Meloni accorrerebbe in mia difesa, lei che, contro Macron (che di certo ne sarà rimasto profondamente turbato) e in significativa compagnia di Marine Le Pen, twitta: “L’idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante, è l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile”.

E’ sorprendente che ad ergersi a baluardo delle libertà costituzionali sia la leader del partito erede del MSI, che fu fondato da Giorgio Almirante, collaborazionista (con i nazisti) e fascista “di razza” (in senso proprio, essendo stato segretario di redazione della rivista La difesa della razza). Infatti è sorpresa anche lei di questo suo nuovo ruolo: tant’è che qualche mese fa, protestando contro il Governo Conte per aver svilito il ruolo del Parlamento nella gestione della pandemia, le venne da dire «pensate come state messi se vi devo dare io lezioni di democrazia». Ma siccome Meloni è un’abile politica, sa bene che “essere contro” dà all’unica forza politica “contro” la maggioranza un’ottima rendita elettorale. Quindi bisogna capirla.

Più difficile capire altri maître a penser che sparano contro l’introduzione del green pass. “Chi ci propone un “green pass” per poter riottenere diritti che – dalla libertà di spostamento a quella di accesso ai luoghi pubblici – ci sono garantiti dalla Costituzione è un malfattore” (Diego Fusaro). Sono un malfattore, lo ammetto. Il nostro costituente non è stato così improvvido da declinare i nostri diritti individuali senza accompagnarli dalla previsione di limiti posti a salvaguardia dell’interesse generale: come “le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza” che l’art. 16 Cost. contrappone alla nostra libertà di circolazione; o la legge che può consentire che venga imposto l’obbligo di “un determinato trattamento sanitario”, quale la vaccinazione (art. 32.2 Cost.). Sono cose note a tutti, o almeno dovrebbero esserlo. Allora dov’è il problema?

Il problema non è tanto che il vaccino non sia abbastanza testato scientificamente (però per il momento sta funzionando, se i dati statistici non mentono sulla “copertura” che esso dà, cioè sull’effetto d’immunizzazione); né che anche i vaccinati possono essere portatori di contagio (cosa verissima e spiega perché anche gli immuni devono continuare a indossare la mascherina laddove prescritto). Ho sentito con le mie orecchie una signora rispondere in buon italiano (una professoressa?) alla maschera che controllava l’ingresso ad un evento culturale all’aperto e che le chiedeva di indossare la mascherina: “perché? tanto io sono vaccinata”. Una proiezione forse inconsapevole dell’egoismo dei diritti, che fa dimenticare che certi obblighi ci sono imposti non per proteggere noi stessi, ma gli altri (l’interesse generale, appunto).

La questione sta proprio qui: se il green pass non protegge noi stessi, che siamo già immuni, e non protegge gli altri, visto che anche l’immune può essere portatore di virus, a che serve? La risposta è semplice. Serve a evitare che, i luoghi affollati per accedere ai quali il pass è richiesto, diventino un cluster in cui l’infezione si diffonde rapidamente, colpendo chi immune non è. Chi non è immune non dovrebbe poter accalcarsi con gli altri.

Poi ci sono quelli che vedono nel green pass solo un modo per costringere i renitenti a vaccinarsi. Tra questi il Presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che infatti ha dichiarato: “In questo momento non ce n’è bisogno, la campagna vaccinale sta andando molto bene. I numeri sono buoni e non siamo assolutamente nelle condizioni di proporre delle misure restrittive, anzi. In questo momento, oltre a non essere possibile in Italia per privacy, in Lombardia non ce ne è bisogno anche perché le adesioni alla nostra campagna sono sopra la media nazionale”. Come sempre Fontana brilla per consapevolezza, e accetta la stessa prospettiva dei no wax: il green pass è una forma per forzare la volontà della gente e costringerla a vaccinarsi. Ma poi c’è anche il brillante accenno alla privacy, che dimostra ancora di più come il presidente della più grande regione italiana – che è anche quella che ha dimostrato molte deficienze organizzative e operative nell’affrontare la pandemia – non riesca a cogliere il senso della misura annunciata da Macron: evitare che si generino situazioni in cui persone non immunizzate possano venire infettate da questa o quella variante del virus.

Cosa c’entri la privacy e poi davvero difficile da capire: dire “sono immunizzato” offende in qualche modo la mia privacy? Il garante è già intervenuto sul tema, ma solo per avvertire che mettere sui social il Qr-Code del green pass appena ottenuto è pericoloso, perché così si rendono pubbliche informazioni su dati sensibili (tra cui anche il livello discutibile della propria intelligenza).

E poi ci sono i medici che non vogliono vaccinarsi, ma pretendono di mantenere intatte le loro funzioni a contatto con i pazienti. Discuteranno nei prossimi giorni i loro ricorsi davanti ai TAR. Non entro nei meandri di ricorsi strabilianti, di argomentazioni difficili da digerire per chi ha qualche decennio di pratica giuridica. Pongo solo una domanda: ma io, umile paziente, ho il diritto di sapere se il camice bianco che mi visita e si accinge a prescrivermi trattamenti ed esami abbia qualche titolo professionale, o sono dati “sensibili” protetti dalla privacy. E devo anche ignorare se chi sta trattando i miei sintomi crede o no nel virus, nella sua pericolosità, nell’efficacia dei vaccini, nella preferibilità di un certo vaccino come strumento d’immunizzazione del mio povero essere di paziente, posto ignaro nelle sue mani? Dottore, lei crede nella scienza medica? è una domanda che offende la sua privacy? Non si rendono conto delle loro responsabilità? Il mondo intero – quello ricco, che se lo può permettere – ha investito in ricerca e nei risultati che ne sono derivati, i vaccini: tutti i paesi (salvo forse Bolsonaro) hanno organizzato procedure e servizi per ottenere il risultato che tutti auspicavano, ridurre il contagio e salvare la gente. I dati scientifici sull’efficacia dei vaccini non sono certi? Va bene, ma l’alternativa qual è, ritornare alle migliaia di morti ogni giorno? Se i morti si sono ridotti di chi è il merito? E se la prospettiva su cui tutti hanno puntato è l’immunità di massa da raggiungere il prima possibile, prima che il virus muti e si renda a sua volta immune, che diritto hanno loro di ingenerare dubbi nella comunità sulla base della loro informazione scientifica, non maggioritaria e non certificata? Se non credono nella scienza medica forse dovrebbero sospendersi da soli dalle loro funzioni. Il prete che non crede più in dio, non sarebbe meglio che aprisse una birreria?

Una risposta ai simpatici commentatori

Anzitutto mi scuso del ritardo con cui ho pubblicato i vostri commenti. LaCostituzione.info è gestita interamente da me, non ho altri aiuti, sponsor, sostenitori ecc. E capita in certi periodi dell’anno, come la settimana scorsa, che io debba concentrare tutte le mie energie nell’aggiornamento di due manuali (di Diritto costituzionale e Diritto pubblico) di cui sono coautore, arrivati, rispettivamente, alla 21.ma e alla 19.ma edizione e che sono tra i più diffusi nelle università italiane. Un tanto per rispondere al sig. Antonio Juvarra che mi assimila ai “tanti politicanti che asservono le quattro nozioni di diritto che hanno assimilato, ai loro scopi propagandistici”. Mi spiace, sig. Juvarra, anche nel diritto costituzionale non è vero che uno vale uno, e lo dimostrano le sciocchezze che lei porta a sostegno delle sue tesi: anzitutto, l’art. 32 è stato scritto proprio pensando alle vaccinazioni obbligatorie, e che le attuali vaccinazioni ledano la “dignità umana” è una sciocchezza, appunto. Quanto anche l’altra, di cui mi incolpa: non aver citato il regolamento UE del 15 giugno. Se lo legga, caro sig. Juvarra, ne vale la pena, è pieno di dati interessanti sull’importanza del vaccino: esso modifica un inciso del regolamento (UE) 2021/953 che istituisce un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 (certificato COVID digitale dell’UE) per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19. Adesso si aggiunge una modifica che dice: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate.” Quest’ultima ipotesi è la modificazione salutata da una ovazione di chi è contro il green pass; ma non è contenuta nel testo normativo, bensì nei “considerando”, il n. 36 di 64, cioè nella motivazione di un atto che ha come obiettivo fare del green pass il documento sufficiente a circolare liberamente tra i 27 stati dell’Unione: non c’entra nulla con le misure che i singoli Stati emanano per regolare la circolazione all’interno del proprio territorio. Infatti è ben evidente che la libertà di circolazione nel territorio europeo è cosa molto diversa dalla libertà di andare al ristorante o prendere un treno, che è regolata dagli Stati a prescindere dal regolamento UE. 

Quanto all’argomento: si introduce un obbligo e poi si chiede il consenso, questo non è un esempio di logica megheliana, è l’applicazione di una regola benedetta dalla UE, dalla Corte costituzionale, dalla Corte dei diritti dell’uomo ecc.: qualsiasi trattamento medico, anche la somministrazione di tachipirina, deve essere preceduta dall’informazione da parte del medico e dal consenso firmato dal paziente. Sa quanti ne avrà firmati in vita sua? Che poi il green pass introduca un obbligo di vaccinazione è una mistificazione vera e propria – uso le sue parole – perché sarebbe come dire che, siccome non si può guidare l’auto senza avere la patente, la patente di guida è obbligatoria e massacra la nostra libertà di circolazione (come spiega Edmund Burke qui accanto). Basta un po’ di logica per capirlo, faccia uno sforzo.

Eh, lo so, il diritto è complicato: è per questo che bisogna studiare tanti anni prima di capirci qualcosa ed evitare di dire sciocchezze… L’epidemiologia è più semplice? Posso davvero pensare di sottoporre a critica ciò che dicono gli scienziati sulla base di quello che trovo in rete? Veda, gentile sig.a Marzia, lei si immagina un medico “che ritenga che i dati in possesso derivanti da questa sperimentazione non siano sufficienti a garantire una sicurezza negli anni futuri”. Quel medico si fida più della sua preparazione come medico e delle ricerche da lui effettuate piuttosto che dei “dati ufficiali” e dagli accertamenti di tutte le Agenzie del farmaco? Cioè di quello che dicono tutti gli epidemiologi “accreditati”? Bene, certo non mi farei curare da lui! Ma mi faccia solo aggiungere che se davvero quel medico teme i vaccini  che impiegano mRNA (come Pfeizer e Moderna) basta che si faccia iniettare un vaccino a vettore virale come AstraZeneca o Johnson, che impiegano tecnologie più tradizionali, a quanto ne so (che è davvero pochissimo). Allora? Vogliamo estendere le nostre preoccupazioni anche ai vaccini tradizionali, come quelli a cui la legge impone di sottoporre i bambini? Alcuni lo pensano, a dispetto di quello che i vaccini hanno fatto per debellare malattie infantili dalle quali la mia generazione per prima ha potuto salvarsi. Negare i dati di fatto (comprese le statistiche sui ricoveri nei reparti Covid) ci porta al terrapiattismo dritti dritti.

Bene, molte altre sono le “critiche” che mi vengono rivolte: francamente non mi sembra meritino risposta, si commentano da sé. E anche per questo le pubblico, come vede, cara signora “Antigone”.

Roberto Bin

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22 commenti su “Greenpass e libertà. Con qualche risposta ai simpatici lettori”

  1. Il Green pass è l’ennesima follia di questo tempo in cui tutto è il contrario di tutto e il buon senso non esiste più da mooolto tempo. Fino a due anni fa se ti permettevi di non andare al lavoro perché avevi 5 linee di febbre eri penalizzato e additato, ripreso dal datore di lavoro e colleghi, oggi basta uno starnuto e scatta l’allarme. Il Green pass? Ma certo diamo spazio a questi modi da NAZIFASCIO! Vuoi mai farli passare nel dimenticatoio?? Vi si ritorcerà contro! Esattamente come in passato come quando chi appoggiava il pass degli anni 30 o pochi decenni dopo l’appartheid, sono sprofondati in un abisso che è costato la vita di milioni di persone!! Altro che un virus influenzale che si può curare benissimo da casa. BASTA!!!!
    E vediamo se pubblicate il mio commento

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  2. Nel mentre a bordo della portaerei britannica HMS Queen Elizabeth è capitato un simpatico incidente.
    1600 membri dell’equipaggio vaccinati a doppia dose, almeno 100 contagiati in circa una settimana.
    A conti fatti, il focolaio più rapido ed aggressivo del mondo tra quelli accertati.
    In barba alle dure norme attuate a bordo, e alle vaccinazioni.

    La scienza non è religione: è prima di tutto verifica sperimentale.
    Consiglio prudenza. Evitiamo di raccontare in giro che i “vaccini” proteggono dal contagio.
    Prima bisogna dimostrare che è vero. Al momento si stanno moltiplicando segnali preoccupanti.

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    • Un semplice calcolo percentuale metterebbe al riparo dal presentare un caso che dimostra la validità della vaccinazione come, al contrario, un esempio di mal funzionamento della vaccinazione: 100:1600×100= 6,25% (vado a memoria) significa che il vaccino, in in ambiente ad alta promiscuità come quello della nave, ha mostrato un’efficacia pari al 93% circa (valuto per difetto) e un 7% di inefficacia.

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  3. Nel leggere le panzane contenute nel suo articolo, si stenta a credere che lei sia un docente universitario di diritto, per di più costituzionale (sic). La si direbbe uno dei tanti politicanti che asservono le quattro nozioni di diritto che hanno assimilato, ai loro scopi propagandistici, e in effetti gli ‘argomenti’ da lei usati per sostenere la sua tesi, sono indegni di un giurista. Innanzitutto, nel suo articolo, invece di ricordare il recentissimo regolamento europeo del 15 giugno scorso che recita testualmente: “E’ NECESSARIO EVITARE LA DISCRIMINAZIONE DIRETTA O INDIRETTA DI PERSONE CHE HANNO SCELTO DI NON ESSERE VACCINATE” (che è esattamente quello che sta progettando in questi giorni il governo con l’idea del lasciapassare sanitario), lei ha pensato di bene di esordire con un subdolo sillogismo ‘ad mentulam canis’, sillogismo che, dopo aver ammazzato la logica, si accoppia oscenamente con la demagogia, ovvero:
    1 – premessa maggiore: la Meloni è fascista; 2 – premessa minore: la Meloni è contro il ‘green pass’; 3 – conclusione: essere contro il green pass è da fascisti.
    Tralascio le sue successive plateali mistificazioni (come quella secondo la quale la drastica riduzione del numero dei morti che si è avuta quest’estate e che risulta inferiore a quella dell’anno scorso nello stesso periodo, sarebbe merito dei vaccini..) e vengo alla sua più vergognosa manipolazione (da perfetto ‘giurista di regime’): quella secondo cui l’obbligo vaccinale e il green pass (cioè, rispettivamente, la forma di discriminazione diretta e indiretta, che sta escogitando questo regime ai danni dei cittadini) sarebbero perfettamente costituzionali. Lei cita l’art. 32 della Costituzione, ma ovviamente omette di citare l’ultimo comma di quell’articolo, che recita: “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
    Ora, che proprio di mancato rispetto della persona umana si tratti nel caso specifico, risulta chiaramente dal fatto che quello che si vuole imporre per legge alla popolazione NON è un “trattamento sanitario”, ma è un ESPERIMENTO SCIENTIFICO, che utilizza cavie umane invece che animali. La prova di questo e la dimostrazione che paradossalmente le case produttrici di questi farmaci sperimentali si ispirano di più al “rispetto della persona umana”, stabilito dalla Costituzione, di quanto stiano facendo le istituzioni statali, sono date dal fatto che la condizione necessaria posta dalle case produttrici per l’assunzione in via sperimentale del farmaco, è la sottoscrizione di un ASSENSO da parte dell’inoculando, il che non è altro che il riconoscimento esplicito della potenziale pericolosità di questi farmaci sperimentali, NON ANCORA APPROVATI LEGALMENTE.
    Ora mi può dire in base a che razza di logica anale (quella del dott. Mengele forse?) si può pensare di rendere OBBLIGATORIO un atto, per cui si richiede come condizione necessaria ‘ab origine’ il rispetto del LIBERO CONSENSO della cavia umana?
    Personalmente lo ignoro. In compenso adesso capisco perfettamente come durante il fascismo sia potuto accadere che eminenti giuristi e scienziati abbiano appoggiato le leggi razziali, emanate anch’esse sulla base di tanto di teoria ‘scientifica’: quella dell’inferiorità e della pericolosità della ‘razza’ ebraica..

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  4. Grazie per aver avuto la possibilità di dire la mia.
    Non posso stabilire, il pensiero essere “libero” significa non avere limiti e confini forma la maggioranza degli italiani oppure lo sono chi pensa che la nostra “libertà” finisca dove inizia quella degli altri. Nel momento in cui furono resi disponibili i tamponi, ho pensato: perché in attesa del vaccino non ci fanno fare a tutti il tampone e l’esito riportato su un database nazionale. Ogni luogo chiuso, di lavoro, attività commerciali e sportive, avrebbero dovuto dotarsi di lettore di schede con cip, collegato al database nazionale e per accedere in questi luoghi sarebbe stato necessario introdurre la tua Tessera Sanitaria. Una volta verificato l’esito negativo, la porta si sarebbe aperta. Certo bisognava mettere su un sistema, tipo quello attuale del Greenpass, in poche parole avremmo dovuto anticiparne la realizzazione. Sicuramente dopo uno stop comunque necessario per mettere in moto il sistema nazionale, avremmo evitato sicuramente la “maggioranza” delle vittime Covid-19 e scusate se è poco.
    Monzillo Lorenzo

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  5. Professore, Le faccio una domanda. Perché deve per forza catalogare un medico che in questo momento decide di non farsi inoculare questo siero ad mRNA, saprà bene che i vaccini fino ad ora conosciuti funzionano in maniera diversa, deve per forza essere considerato novax e non credente nella scienza medica? Può darsi che ritenga che i dati in possesso derivanti da questa sperimentazione non siano sufficienti a garantire una sicurezza negli anni futuri. Può essere vero che allo stato attuale dell’arte si riducano gli effetti gravi della malattia ma questo mRNA si replica all’interno delle nostre stesse cellule inducendo a produrre proteine spike verso le quali si scatena il nostro Sistema Immunitario. Cioè capisce, noi aizziamo il nostro SI verso cellule self …e poi? Chi ci garantisce che non si svilupperanno magari malattie autoimmunitarie più o meno gravi? Forse il medico che lei cataloga come no vax in realtà sta solo esercitando la sua capacità di mettere in dubbio la scienza ed i più grandi progressi scientifici sono nati proprio in questo modo.
    Grazie

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  6. Caro professore,

    condivido e comprendo quasi tutto, pur non essendo un giurista.
    C’è solo un passaggio che non mi quadra: “Quanto all’argomento: si introduce un obbligo e poi si chiede il consenso, questo non è un esempio di logica megheliana, è l’applicazione di una regola benedetta dalla UE, dalla Corte costituzionale, dalla Corte dei diritti dell’uomo ecc.: qualsiasi trattamento medico, anche la somministrazione di tachipirina, deve essere preceduta dall’informazione da parte del medico e dal consenso firmato dal paziente. Sa quanti ne avrà firmati in vita sua?” Io ne ho firmato qualcuno, ma se uno non presta il consenso, credo che ad esempio non possa essere operato dal chirurgo (altrimenti a cosa servirebbe firmare un consenso?). In caso di obbligo vaccinale, visto che si tratta di un obbligo, mi pare vada da sè che il consenso non debba essere richiesto. L’informazione va data, e si farà firmare per presa visione, non per consenso. Il green pass però non rappresenta un obbligo vaccinale, quindi si discute di semplici ipotesi. Non capisco bene nemmeno il riferimento alla patente: la patente di guida è obbligatoria per guidare un mezzo a motore, semmai questo mi sembra un esempio calzante dei diversi obblighi a cui siamo sottoposti in quanto parte di una comunità, obblighi per cui nessuno (o quasi, credo) si sogna di tirare in ballo la libertà, la Costituzione etc etc. Insomma, questo passaggio mi sembra poco chiaro.
    Quanto alla sua risposta a Marzia, è già avvenuto in passato che brillanti deduzioni non siano state prese in considerazione dall’accademia, vedi il caso del medico ungherese che aveva capito (e dimostrato) che la febbre puerperale si combatteva semplicemente lavandosi le mani dopo avere effettuato un’autopsia, prima di visitare una puerpera (a noi sembra di un’ovvietà disarmante, ma nel XIX secolo i dottissimi clinici si rifiutarono di prendere in considerazione la cosa), quindi incrociamo le dita, vacciniamoci e vediamo come la va. Su Fontana: il green pass risponde certo a un obiettivo di contenimento della trasmissione del virus, ma mi pare ingenuo (e lei di sicuro non lo è) pensare che non sia anche un “nudge” per spingere i riottosi a vaccinarsi.

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  7. Lei dice: se il green pass non protegge noi stessi, che siamo già immuni, e non protegge gli altri, visto che anche l’immune può essere portatore di virus, a che serve? La risposta è semplice. Serve a evitare che, i luoghi affollati per accedere ai quali il pass è richiesto, diventino un cluster in cui l’infezione si diffonde rapidamente, colpendo chi immune non è. Chi non è immune non dovrebbe poter accalcarsi con gli altri.

    La questione, per come è posta, è fattualmente errata.
    Il massimo dei contagi in Europa oggi è proprio nel paese dove si è vaccinato di più, la Gran Bretagna. Ergo, se il vaccino non necessariamente garantisce l’immunità, a maggior ragione non la garantisce il green pass, né stabilisce una presunzione di immunità.
    Nel nostro piccolo, vogliamo parlare dell’Amerigo Vespucci?
    O, allargando il discorso, guardare all’Olanda, dove un concerto tenutosi lo scorso 3 e 4 luglio con oltre 20mila spettatori presenti (e dove si poteva accedere solo essendo in possesso del green pass) ha scatenato un mini focolaio di circa 1000 positivi?
    O vogliamo parlare della Queen Elizabeth?
    Da qui, discende che il green pass è una questione politica, con cui si mira surrettiziamente a bypassare l’articolo 32 della Costituzione, secondo cui “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, imponendo limitazioni ai diritti costituzionali, in spregio dell’articolo 3 della Costituzione (in quanto si determina una discriminazione tra vaccinati e non vaccinati, che potrebbero accedere al greenpass solo a fronte di esborsi economici, con tanti saluti al principio di eguaglianza sostanziale).
    Vogliamo parlare dell’articolo 51? Ritiene costituzionalmente orientata la proposta del Pd che tutti i candidati alle amministrative siano immunizzati?
    Surrettiziamente, nonostante la popolazione a rischio sia in gran parte già vaccinata, posto che il covid è pericoloso soprattutto over 60 e ai dati dei vaccinati vanno aggiunti i milioni che l’hanno avuto e sono guariti.
    Surrettiziamente, in specie per i minorenni, in quanto settembre si avvicina, e nulla lo Stato ha fatto per assicurare un rientro a scuola in sicurezza: nulla per i trasporti, nulla per recuperare spazi, nulla per nuovi orari. Nulla.
    E ricordiamo che la mortalità covid per i giovani under 40 è zero i pochissimi morti che ci sono stati erano nella stragrande maggioranza dei casi soggetti con gravi patologie.
    E non scordiamo che a fronte di rischio zero covid per i giovani le reazioni avverse colpiscono soprattutto loro, tanto che in Germania le vaccinazioni ai giovani non sono raccomandate (e niente greenpass) e che in Gran Bretagna il vaccino anti Covid verrà offerto ai ragazzi che hanno più di 12 anni solo se sono estremamente vulnerabili o se vivono con una persona immunodepressa, per proteggere familiari a rischio.
    Fonte: https://www.corriere.it/esteri/21_luglio_25/vaccinare-tutti-adolescenti-o-solo-piu-fragili-ecco-cosa-si-decide-europa-e80bf558-ecbb-11eb-ab05-0303bb7b6464.shtm
    Del resto, en passant, i vaccini sono stati autorizzati in via sperimentale, in assenza di terapie efficaci. Fonte:
    https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/qanda_20_2390

    Ergo, se lo Stato lo ritiene necessario, mi obblighi a vaccinarmi, e lo imponga ai ragazzi, ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione, e accetti le conseguenze politiche, in primis le cause per indennizzo, previsto per le sole vaccinazioni obbligatorie (al netto della sentenza Corte Costituzionale 118/2020).

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  8. Basi statistiche assenti (informarsi presso ministeri della Salute di Israele, UK, Islanda, Seychelles ecc.), paragoni non isomorfi, anzi iperbolici e perciò rovinosi sotto il profilo logico, aggiungiamoci l’italiano claudicante (virgole a caso, fra verbo e proposizioni oggettive), insomma siamo al Top. Non ci resta che ridere.

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  9. Gentile dottore, cita l’articolo 32.1 costituzione in merito all’obbligo vaccinale. Nessun trattamento sanitario viene applicato ma una schedatura obbligatoria limitativa della libertà personale e della dignità umana chiamato green pass le cui origini risalgono all’allora ministro lorenzin. Purtroppo tutto il suo articolo giustifica un fake giuridico. Le limitazioni imposte sono tutelate da altri articoli della costituzione che mi aspetto vengano presto rimossi e sostituiti da altri. Bisogna prendere atto che la ns repubblica è finita: Italia riposa in pace.

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  10. Egregio Prof. Bin,
    il suo articolo viola la logica sillogistica.
    Se il green pass non protegge noi stessi e non protegge gli altri( è Lei stesso ad averlo scritto),come può servire per evitare che i luoghi diventino cluster?.
    Il suo ragionamento non ha senso.
    Il paragone del nudista non c’entra per nulla, perchè il nudista non rischia il posto di lavoro indossando gli abiti per coprirsi,quindi non si tratta di una costrizione che viola il principio lavoristico,al contrario il green pass l’obbligo surrettizio esiste e i tamponi come alternativa ,riducendo di fatto le entrate dei soggetti che non si vaccinano, si pongono come limite(di fatto) ad una retribuzione sufficiente per alcuni,discriminandoli rispetto ai ricchi che possono permettersi di farsi tamponi anche ogni giorno.
    Ci spieghi invece cosa accadrebbe se tutto ciò che dicono fosse un giorno falso; Lei parte dal presupposto (in buonafede?) che le statistiche e gli”scienziati” non siano condizionati dalle case farmaceutiche o dai poteri forti o dalle varie mafie.
    Si è già dimenticato le tangenti alla sanità all’epoca di De Lorenzo?(ai ai ai).
    Ci spieghi come potrebbe cambiare il suo giudizio costituzionale se tutto ciò che dicono sia falso e i vaccini nuociono alla salute piuttosto!
    Saluti
    Dott. Lorenzo Zanellato

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  11. Caro professor Bin,
    adoro i Suoi testi di diritto. Tuttavia con riferimento alla frase: “Posso davvero pensare di sottoporre a critica ciò che dicono gli scienziati sulla base di quello che trovo in rete?”, sento di doverLe rispondere di sì. Voglio ricordarLe che la rete è aperta a tutti, a differenza di tiggì e giornali che vogliono farsi passare come detentori e diffusori della verità unica e che campano anche grazie al sostegno di certi correnti politiche. Consideri che sulla rete, ripeto, aperta a tutti, scrivono anche eminenti studiosi e ricercatori di gran calibro slegati da interessi parte o di loggia. Sono scienziati come gli altri ma onesti, specie nelle loro osservazioni e puntuali dichiarazioni. Quelli che invece ci presentano i mezzi di informazione attuali sono in gran parte venditori di frottole o scribacchini prezzolati. Personaggi da operetta. Ecco perchè io preferisco ascoltare le voci di chi critica il pfizer, il moderna etc pure se è ignoto, mettendone in dubbio l’efficacia o altro, mostrandomi pure le liste dei morti da puntura e così via, piuttosto che accettare come un essere non-pensante le verità imposte dal governo, le loro negazioni o l’elogio di particolari aziende del farmaco o di certi professoroni, magari nati grazie al fenomeno del baronato o del nepotismo (altro scandalo nostrano). Gente che non sopporta il confronto scientifico e meno che mai la contestazione delle affermazioni, e che spesso ricorre per vendetta alla demonizzazione pubblica dell’avversario aiutati da presentatori compiacenti. Guardi gli attacchi televisivi rivolti al virologo nonché premio nobel Luc Montagnier, che qualcuno ha cercato di far passare come matto e incompetente in materia, e solo perchè lo studioso francese ha espresso dubbi sui cosiddetti “vaccini”. Guardi poi gli elogi rivolti al biologo Tedros Adhanom Ghebreyesus (coinvolto nello scandalo dell’OMS e accusato di corruzione persino dai nipponici). Da noi l’onestò viene disegnato come ciarlatano e viceversa. Quello che cerco di farLe capire è che in Italia abbiamo due tipi di medici: uno è come De Donno, uomo onesto che è stato messo a tacere, delegittimato, deriso, escluso dai programmi tv grazie a politica e giornali. Un grande medico, in prima linea contro il virus, salvatore di tante vite umane e condannato alla gogna mediatica (e indotto al suicidio) perché promotore di cura alternativa. L’altro è tipo il dottor Purgone (ossia, più forma che sostanza), magari funziona bene nelle commedie all’italiana e piace tanto a governanti, in quanto servile e prezzolato, mentre nella realtà si rivela davanti al popolo per ciò che è: un totale disastro. Perdoni lo sfogo, ma non ne posso piò di sentir parlare il governo di “scienza ufficiale” come se davvero esistesse una verità univoca e assoluta, cosa che tutti sappiamo non esservi. La stessa Scienza vede medici in disaccordo su tutto, inclusa la cura in questione. Ed è così dall’Australia alla Germania e dall’Italia alla Russia. Altro che “scienza ufficiale”.

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  12. mmmh…. Grazie per l’articolo molto dotto. Purtroppo mi pare che anche qui (anche qui, si trova in grande compagnia sig. Bini) Lei dimentica di considerare un comma dell’Art. 32, vale a dire l’ultimo, ma non per importanza, dato che tutto il resto dell’articolo ha efficacia solo in funzione di questo.

    Rivediamolo insieme:
    Art. 32.
    La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
    Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

    Ecco: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Quindi anche in caso di epidemia di ebola la somministrazione di un trattamento sanitario “non può violare il rispetto della persona umana.” Questa è stata una delle motivazioni che hanno portato all’abolizione dei manicomi, dove evidentemente la dignità delle persone-prigioniere era quotidinamente calpestata.

    Tornando a noi, è evidente che il GP, lo strumento di cui il Governo Draghi si è dotato per costringere le persone a vaccinarsi lede la dignità delle persone a partire dall’obbligo per poter accedere al lavoro.

    Un fine costituzionalista come Lei certo non può dimenticare l’incipit dell’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. ” Togliere il lavoro ad un individuo per la nostra Costituzione rappresenta per antonomasia l’esempio più calzante della perdita di dignità di un cittadino.

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