La pietra d’inciampo: i principi costituzionali sulla tassazione

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di Camilla Buzzacchi

Colpisce, all’inizio di una legislatura e di un mandato governativo, constatare la centralità che gioca una specifica disposizione costituzionale nel programma e nelle prime decisioni assunte, che proprio perché adottate con tanto senso di urgenza risultano elementi “bandiera”. Ma la centralità di tale disposizione è confermata in realtà da tempo, visto che la medesima osservazione si può effettuare per diversi degli ultimi esecutivi insediatisi. L’art. 53 Cost. (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività) appare sempre e comunque la “pietra d’inciampo” rispetto a programmi di legislatura di variabile connotazione politica, perché inesorabilmente richiama le istituzioni a pretendere da “tutti” una prestazione “sgradita” ma necessaria per effettuare spese a beneficio di “tutti”.

Considerata generalmente norma poco rilevante, e dai contenuti meramente tecnici – disegna un meccanismo di prelievo di risorse finanziarie, ovvero è materia solo per esperti di scienziati delle finanze e per tributaristi, e non per studiosi della Costituzione e dei diritti – l’art. 53 Cost. sembra invece essere l’incubo di chi esercita il potere. L’attenzione per gli aspetti tributari del programma, con il quale il nuovo Governo ha chiesto alla sua maggioranza parlamentare la fiducia, lo conferma. Estensione della tassa piatta, lotta all’evasione e tregua fiscale sono stati indicati come obiettivi di assoluta preminenza, e il confronto nelle prime sedute dell’esecutivo è stato dedicato a interventi sulla soglia di utilizzo del contante, che di per sé è tema che non presenterebbe connotazioni valoriali specifiche: ma che in presenza di un sistema di prelievo tributario ormai mal funzionante, iniquo, irrazionale e pieno di distorsioni – come qualsiasi forza politica riconosce da tempo – acquista la fisionomia dello strumento più appropriato per assecondare fenomeni volutamente evasivi.

Per cui la riforma del sistema di prelievo viene riconosciuta sempre più necessaria, per dare attuazione coerente all’art. 53 Cost.: ma prima di affrontare questa sfida impegnativa, a cui da varie legislature si pone mano senza realizzarla, si imboccano alcune scorciatoie di evidente scostamento dalle direttive che da questa disposizione derivano. Se progressività e applicazione nei confronti di “tutti”, e non solo di una parte dei potenziali contribuenti, si pongono come vincoli non tecnici ma di principio, le opzioni della politica appaiono andare in ben altre direzioni. Con evidenti riflessi sull’altro punto cruciale dell’art. 53 Cost.: le spese dello Stato.

In questi giorni in cui tanto ci si interroga sui diritti, paventando limitazioni e di conseguenza arretramenti nel cammino di consolidamento degli stessi fin qui compiuto, forse non stona evidenziare che il loro svuotamento non passa solo attraverso specifici interventi legislativi – che si possono considerare poco probabili – ma è determinato anche da livelli più bassi di prestazioni che quei diritti rendono effettivi, perché la raccolta tributaria è insufficiente. Questa strada di impoverimento dei diritti non solo è altamente più probabile, ma è già praticata da tempo: non verrebbe dunque intrapresa ora, perché ha alle spalle un solido percorso, in parte consapevolmente costruito – con sottrazione di finanziamenti a tante politiche – e in parte indotto da elementi di fatto, ovvero un gettito erariale sempre più in sofferenza.

Gli ambiti della sanità, dei servizi sociali e delle prestazioni previdenziali, dei servizi per il lavoro, delle politiche per le pari opportunità e per la famiglia, del diritto allo studio, ma anche della protezione del territorio e della tutela dell’ambiente, presentano una storia di decrescente garanzia per effetto di un costante abbassamento della raccolta delle risorse finanziarie, che non sono elemento trascurabile se, come ci è stato insegnato, “i diritti costano”. Come direttiva costituzionale negletta e fastidiosa, l’art. 53 interroga qualsiasi nuova maggioranza, e quella presente sta già fornendo le sue risposte tanto sul lato delle entrate quanto su quello delle spese.

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