BOLOGNA
Caro Merola, dove sono finiti i suoi “saggi”?

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di Giovanni De Plato  

Le legittime decisioni del Sindaco di Bologna, Virginio Merola, di nominare persone di “sua fiducia” in Giunta o nei Consigli di amministrazione (Cda) delle partecipate, non sono state esenti da forti critiche in almeno due provvedimenti. Sui tre quotidiani locali con diversi contributi, variamente argomentati, è stato messo in  rilievo la mancanza di senso dell’opportunità per quelle due nomine. A rendere ancora più discutibili le scelte del Sindaco sono arrivati i rilievi degli stessi consiglieri della maggioranza che hanno espresso riserve e preoccupazioni per provvedimenti, che sicuramente non avvicinano i cittadini alle istituzioni che li governano. Sono molti i casi dove la legittimità degli atti amministrativi sembra non coincidere con l’opportunità di nomina delle persone fiduciarie del Sindaco.

Nei due casi prima richiamati, però, le nomine sono davvero apparse molto inopportune, per le stesse circostanze che le hanno determinate. La prima è avvenuta con la nomina ad assessore alla mobilità del  Sindaco di  Calderara, nonché moglie di un parlamentare cuperliano. La seconda nomina, appena adottata, è quella nel Cda della Fiera di Bologna, di una ex dirigente amministrativa, nonché moglie del capogruppo del partito di maggioranza in Consiglio comunale.

E’ chiaro che non sono in discussione le due signore, che con una qualche ragione non si ritengono privilegiate dall’influenza dei loro consorti, bensì vittime dell’odio tra le correnti del loro partito. E’ meno chiaro il silenzio sulle nomine dei due mariti e dirigenti del Pd, che non hanno voluto spiegare all’opinione pubblica il perché non della legittimità amministrativa (competenza del Sindaco) ma dell’opportunità politica della nomina delle loro consorti.

Su questo piano, è inutile avanzare le ovvie critiche o attendersi le sacrosante risposte di merito e non di legalità. I politici e i dirigenti sottovalutano che la loro arroganza nelle nomine e reticenza nelle motivazioni, generano nel comune cittadino un risentimento, un sentirsi ignorato o peggio preso in giro.

Almeno il Sindaco dovrebbe spiegarci perché all’inizio del suo primo mandato volle fare la nomina dei “tre saggi”,  scelta da tutti apprezzata come una reale svolta nel governo locale che lasciava sperare nella volontà di voler riconoscere il merito e la competenza nella selezione e nella nomina delle persone idonee a ricoprire una carica pubblica. Quella speranza fu subito delusa, i tre davvero saggi (Maria Carla Schiavina imprenditrice, Luigi Monteschi docente universitario, Renzo Costi docente universitario) furono sempre meno coinvolti per il compito assegnato e sempre meno tenuti in considerazione nei loro pareri.

All’inizio del secondo mandato il Sindaco non prevede più il Comitato dei tre saggi. Una esperienza chiusa e non si sa perché. Sembra che nessuno abbia comunicato ai tre indiscussi esperti la fine della loro attività e nessuno dell’amministrazione attuale si sia sentito in dovere di esprimere un saluto o un apprezzamento per il lavoro svolto, o meglio non fatto svolgere.

Perché, caro Sindaco, è finita in un modo così indecente un suo strumento fiduciario, voluto agli inizi del suo primo mandato, che era stato apprezzato come una forte innovazione al fine di riconoscere e premiare il merito? Ci aspettiamo una risposta. I cittadini esigono rispetto e non vogliono essere ingannati o imbrogliati. Se la risposta non arriverà, non rimane che chiamarsi fuori da questa politica dell’impudenza, che diffidare delle istituzioni occupate dai personalismi,  che praticare l’impegno civico per non rassegnarsi alla denuncia o all’assenteismo elettorale.

Purtroppo è stato superato il limite della lealtà e trasparenza, aspetti che fanno temere come la incoerenza e la insensatezza di chi amministra possa determinare una crisi profonda delle istituzioni democratiche e del loro funzionamento. Tocca  ai più impegnati della società civile farsi carico di una possibile alternativa a questa politica senza decoro dei pochi dirigenti. Occorre darsi un progetto di nuova responsabilità dei molti attori sociali per rilanciare con forza il progresso verso il bene comune e il futuro inclusivo della Città metropolitana di Bologna.

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