La presidenza del COPASIR deve andare all’opposizione. Ma chi è all’opposizione?

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di Gianluca De Filio*

In vista dell’attribuzione delle presidenze delle commissioni di garanzia alle forze di  opposizione l’ipotesi che alla guida del Copasir possa essere eletto un esponente di Fratelli d’Italia ha suscitato polemiche, poiché come noto il partito di Giorgia Meloni si è astenuto sia alla Camera che al Senato nella votazione di fiducia al governo Conte.

A differenza degli altri organi parlamentari di garanzia non sono convenzioni o prassi a prevedere che la presidenza debba essere attribuita ad un parlamentare dell’opposizione, bensì una norma di legge.

L’articolo 30, comma 3, della legge 124/2007 prescrive che il presidente del Copasir “è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione”. La disposizione è chiara, non lasciando spazio a valutazioni di natura politica né tanto meno ad accordi politici. Diviene ancor più cogente se si considera che nonostante la prassi di attribuire la presidenza del comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti (Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di stato prima e Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica poi) ad un esponente dell’opposizione si fosse consolidata dalla XI legislatura, quando è eletto il senatore del Pds Ugo Pecchioli, il Legislatore ha ritenuto necessario rafforzare e irrigidire il principio con una norma di legge.

La questione che si pone è, dunque, capire se un gruppo parlamentare che si astiene nella votazione di fiducia possa essere considerato iscritto all’opposizione, al fine di valutare se l’eventuale elezione di un esponente di FDI potrebbe configurare una violazione della legge ovvero una grave forzatura della maggioranza nei confronti delle opposizioni

Premesso che tecnicamente si considerano opposizione solo i gruppi parlamentari che votano contro la fiducia al governo, mentre chi si astiene è equiparato ai gruppi di maggioranza per quanto riguarda la ripartizione dei tempi del calendario dei lavori d’aula e non può accedere alle quote riservate alle minoranze, per avere più strumenti di valutazione può essere utile ripercorrere le vicende che nella XVII legislatura portarono all’elezione del senatore leghista Giacomo Stucchi alla presidenza del Copasir.

La Lega si era astenuta nella votazione sulla fiducia all’atto dell’insediamento del governo Letta. Altri gruppi parlamentari si erano invece posti ufficialmente all’opposizione votando contro la fiducia, come il Movimento 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia.

I presidenti dei gruppi della Lega alla Camera e al Senato, Giancarlo Giorgetti e Massimo Bitonci nelle rispettive dichiarazioni di voto ( il 29 aprile 2013 alla Camera e il 30 aprile 2013 al Senato), quasi con parole identiche, specificano che per la Lega sarebbe stato più comodo stare all’opposizione  al fine di poter ambire alle presidenze delle così dette commissioni di garanzia, tra cui il Copasir, ma dichiarano in maniera esplicita di non essere interessati a quegli incarichi.

Da queste parole emerge in modo chiaro la volontà politica della Lega di non porsi all’opposizione del nuovo governo e la consapevolezza che tale decisione avrebbe precluso l’accesso alle cariche riservate ai gruppi di opposizione.

La conferma della non ostilità al governo Letta da parte della Lega si concretizza agli inizi di maggio (il 7 maggio sia alla Camera che al Senato) con la votazione del Def, il documento programmatico dal quale dovrà nascere la legge di stabilità 2014. Mentre Movimento 5 Stelle e Sel, come di prassi per le opposizioni, presentano proprie risoluzioni alternative a quella della maggioranza, la Lega non presenta una propria risoluzione e si astiene sul voto della risoluzione di maggioranza.

In uno scenario che vede la Lega assumere collocazione non ostile nei confronti del governo, con forze politiche formalmente all’opposizione del governo, M5S, Sel e Fdi, e che rivendicano attraverso l’ufficializzazione di propri candidati la presidenza del Copasir, la presidenza del comitato fu attribuita alla Lega.

Non solo. I numeri dell’elezione del Senatore Stucchi (6 voti contro i 3 del Senatore Crimi e 1 del deputato Claudio Fava) testimoniano come la sua candidatura non fosse condivisa dai gruppi di opposizione e, a differenza di quanto avvenuto nelle legislature precedenti, fu di fatto imposta dai cinque voti dei parlamentari appartenenti ai gruppi di maggioranza. Se si rilegge la rassegna stampa del mese di maggio e dei primi giorni di giugno 2013 emerge che tale risultato fu determinato dalla concomitanza di diversi fattori.

Il primo consiste nell’assenza di alternative credibili (per la maggioranza) tra i gruppi formalmente all’opposizione. Fratelli d’Italia non era rappresentato al Senato ed aveva una rappresentanza ridottissima alla Camera che, con soli nove deputati, gli precluse l’ingresso nel comitato. Sel avanzò la candidatura di Claudio Fava definito dalla stampa non gradito ai servizi segreti. Inoltre Fava era deputato quando la presidenza, in base alla prassi dell’alternanza tra le due camere, sarebbe spettata ad un senatore. Va infine sottolineato come all’interno della stessa Sel la candidatura di Fava non fosse unanimemente condivisa, in particolare al Senato, dove il senatore Dario Stefano giocava la sua partita per la presidenza della giunta per le elezioni e le immunità.

I neoeletti Cinque Stelle infine apparivano troppo inesperti e anti sistema per ricoprire la presidenza di un organo delicato come il Copasir.

L’altro fattore che può aver svolto un ruolo nel facilitare l’assegnazione del Copasir alla Lega è stata la stampa che, non tenendo in alcun conto le posizioni formali assunte nelle aule parlamentari, per tutto il mese di maggio ha presentato la Lega come partito all’opposizione del governo Letta ed ha continuato ad inserirla tra i soggetti che a pieno titolo ambivano alle presidenze delle commissioni di garanzia.

Rileggendo a posteriori le tappe che portarono all’elezione di un esponente della Lega alla Presidenza del Copasir nel 2013 si può affermare che vi furono forzature rispetto alla prassi e che probabilmente si arrivò a poca distanza dal varcare il confine tracciato dal comma 3 dell’articolo 30 della legge 124/2007. Criticità che, però, furono sanate di lì a pochi giorni con il formale passaggio della Lega all’opposizione a seguito del voto contrario alla questione di fiducia apposta dal governo alla Camera il 21 giugno 2013 sul Dl 43/2013.

Qualora anche nella legislatura attuale la presidenza del Copasir fosse attribuita ad una forza politica non formalmente, o non pienamente, all’opposizione il rischio che si corre non è tanto quello di infrangere il disposto della legge, quanto quello di intaccare, forse in maniera strutturale, la finalità che il Legislatore aveva inteso perseguire con il comma 3 dell’articolo 30, quella cioè di assicurare una presidenza di garanzia nei confronti delle opposizioni, poiché si rafforzerebbe ulteriormente (per non dire che si istituzionalizzerebbe) un precedente che sarebbe stato opportuno evitare.

Nella procedura seguita per l’elezione del presidente del Copasir nel 2013 l’elemento di maggiore criticità non è tanto stabilire se un gruppo parlamentare che si astiene sulla votazione di fiducia al governo sia da considerarsi sostanzialmente (perché formalmente non lo è) all’opposizione, quanto che l’elezione del presidente non sia condivisa e concordata con tutte le opposizioni, ma scelta dalla maggioranza e imposta con la forza dei suoi numeri alla parte maggioritaria dell’opposizione.

Se di fatto è la maggioranza che sceglie l’esponente dell’opposizione da eleggere presidente, invece di limitarsi a recepire la candidatura avanzata dall’opposizione nel suo complesso, oppure concordata con la parte più ampia possibile delle forze di opposizione, è forte il rischio non di infrangere la legge quanto di far venir meno, nei fatti, il principio di garanzia che l’attribuzione della presidenza all’opposizione vuole affermare.

Poiché questo elemento di criticità potrebbe seriamente di riproporsi anche nella prossima elezione della presidenza del Copasir sarebbe auspicabile che in primo luogo i gruppi parlamentari di maggioranza, ma anche gli stessi gruppi di opposizione, lavorassero per scongiurare una simile evenienza e consolidare in prassi un precedente non positivo.

* Collaboratore parlamentare presso Camera dei Deputati

 

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2 commenti su “La presidenza del COPASIR deve andare all’opposizione. Ma chi è all’opposizione?”

  1. L’unica soluzione è questa:
    1) Presidenza a Fratelli d’Italia (OPPOSIZIONE)
    2) 5 Membri a Fratelli d’Italia (OPPOSIZIONE)
    3) 1 Lega, 1 Forza Italia, 1 Italia Viva, 1 M5S e 1 al PD. (MAGGIORANZA).

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  2. Non c’è alcun dubbio sul fatto che i FdI sono la Opposizione al Governo Draghi . Non vedo perché si debba parlare del Governo Conte, che non c’è più.

    Rispondi

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