Il gruppo del Partito Democratico ha scelto di ricorrere alle pratiche di ostruzionismo parlamentare più estremo nell’esame in aula del disegno di legge di conversione del decreto milleproroghe.
Il Regolamento della Camera, a seguito di una norma transitoria di straordinaria stabilità come il comma 1 dell’articolo 154, offre ampio spazio alle pratiche ostruzionistiche nell’esame dei disegni di legge di conversione dei decreti legge, sottraendo questi ultimi al principio del contingentamento dei tempi applicato di norma all’esame di tutti gli altri provvedimenti legislativi.
È anche per questo che quando nell’aula di Montecitorio approda un decreto legge il ricorso all’apposizione della questione di fiducia, come strumento tecnico finalizzato ad inibire la discussione e la votazione degli emendamenti presentati, è molto frequente.
Fino alla legislatura XVII, però, le forze parlamentari che ritenessero di ricorrere all’ostruzionismo sull’esame dei disegni di legge di conversione dei decreti si limitavano ad utilizzare in massa la fase della discussione generale, dove ogni deputato può intervenire per un massimo di 30 minuti, la fase della discussione sul complesso degli emendamenti presentati, dove ogni deputato può intervenire per un massimo di 15 minuti, ed eventualmente la fase della discussione dei singoli emendamenti presentati, dove ogni deputato ha diritto di parola per 5 minuti.
La tattica ostruzionistica solitamente cessava con l’apposizione della fiducia. Dalla scorsa legislatura, però, gli spazi della pratica ostruzionistica si sono estesi anche a fasi dell’esame dei decreti legge che in precedenza ne erano immuni.
Il gruppo del Movimento 5 stelle, allora principale partito dell’opposizione, ha utilizzato sovente anche la discussione sugli ordini del giorno, presentando un ordine del giorno per ciascun deputato e iscrivendoli tutti a parlare per l’illustrazione del proprio ordine del giorno (5 minuti), nonché per la dichiarazione di voto sul medesimo (ulteriori 5 minuti). Non solo, innovando e stressando le procedure fino allora solitamente seguite, il gruppo pentastellato in più di un caso ha iscritto in massa i propri deputati anche nella dichiarazione di voto finale sul provvedimento, fino ad allora riservata ad un unico intervento per gruppo.
Ebbene sul decreto milleproroghe il gruppo del Pd ha ritenuto di attuare la stessa strategia ostruzionistica sopra illustrata e che, nella scorsa legislatura, aveva più volte dovuto subire come principale gruppo di maggioranza.
Premesso che le tattiche ostruzionistiche, essendo consentite da strumenti regolamentari, sono pienamente legittime, proprio alla luce della condotta seguita si impongono alcune riflessioni.
La prima, da un punto di vista tecnico, è che sarebbe quanto mai opportuno rimettere mano ad alcuni aspetti del regolamento della Camera. La via maestra e preferibile sarebbe quella di porre fine alla sottrazione transitoria dei disegni di legge di conversione dei decreti legge alle disposizioni relative al contingentamento dei tempi. In alternativa si potrebbe intervenire sullo spazio riservato agli ordini del giorno. Atti di istruzione al governo, come li definisce il regolamento, che non hanno alcun valore giuridico, allo stesso tempo sono debolissimi dal punto di vista politico ma possono impegnare l’aula in molte ore di discussione che, certamente potrebbero essere utilizzate in maniera più efficiente e probabilmente utile.
La seconda riflessione è politica. Se qualcuno, come avvenuto con il Movimento 5 Stelle, ha seguito pratiche che, seppure non violando norme regolamentari, hanno stressato le procedure, è giusto che chi si trovi a sua volta all’opposizione si incammini sulle medesime strade?
Le valutazioni politiche, proprio perché tali, possono divergere ed essere legate ad una pluralità di fattori. C’è però un dato oggettivo che si può rilevare. Se per una forza politica è certamente legittimo svolgere l’opposizione parlamentare nel modo che ritiene migliore, seguire condotte estreme che, fino ad oggi erano state introdotte da un soggetto politico che a parziale scusante poteva avere la scarsa o nulla conoscenza non solo delle procedure, ma anche delle dinamiche dell’attività parlamentare, significa consolidare tale “estremismo parlamentare”, ponendo le basi per trasformarlo in prassi che sarà sempre più difficile modificare.
Nei lavori d’aula è sempre capitato, anche prima dell’era cinque stelle, che su un determinato provvedimento gli animi si inasprissero e vi fosse battaglia dura ed in alcuni casi senza quartiere, ma si trattava di episodi.
Bisognerà capire se nel caso del decreto milleproroghe l’ostruzionismo grillino del Pd sia stato determinato da fattori contingenti, come la marcia indietro del Governo sui fondi per le periferie, o se stiamo invece assistendo invece all’alba di uno stile di fare opposizione che si ripeterà in futuro.