Le dimissioni di Andrea Mura e il triste esordio delle elezioni suppletive

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di Giuseppe Lauri*

Si è avuto già modo, in questo giornale, di affrontare il tacito ritorno delle elezioni suppletive nella legislazione italiana, necessarie in presenza di una porzione di seggi parlamentari assegnati con sistema maggioritario.

Ieri pomeriggio la Camera dei Deputati ha approvato, con votazione a scrutinio segreto, le dimissioni di Andrea Mura, eletto per il Movimento Cinquestelle nel collegio uninominale di Cagliari. L’ormai ex-deputato, come si ricorderà, finì al centro delle polemiche nelle scorse settimane non solo per il consistente numero di assenze ai lavori d’Aula fatte registrare, quanto per aver rilasciato dichiarazioni non particolarmente felici sulla possibilità di coniugare il proprio mandato con la sua attività di velista, precisando di essere stato candidato ed eletto per fare il «testimonial per salvare gli oceani dalla plastica».

Con l’approvazione delle dimissioni, si avvia ora l’iter previsto dall’art. 21-ter della legge elettorale per il Senato (cui si rifà l’art. 86 della legge elettorale per la Camera, con le modifiche introdotte dal cd. Rosatellum), sui cui tempi effettivi, tuttavia, è per ora prematuro azzardare calcoli. L’unico dato certo è che le elezioni potranno tenersi tra il novantesimo e il centoventesimo giorno da ieri – dunque, in una domenica tra il 27 dicembre e il 27 gennaio prossimi (la data di partenza è la prima ma, cadendo essa dopo il 15 dicembre, la legge ammette una proroga di trenta giorni al termine base di novanta giorni). Prima delle consultazioni, tuttavia, si dovrà passare per la relazione e votazione della Giunta delle Elezioni sulla presa d’atto della vacanza del seggio. La presa d’atto sarà poi comunicata dalla Presidente della Camera al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Interni, che a loro volta porteranno la questione all’attenzione dell’intero Consiglio dei Ministri che delibererà sulla data di svolgimento della votazione, convocata dal Presidente della Repubblica con proprio decreto.

La questione delle elezioni suppletive appare interessante per molteplici motivi di natura politologica. Alla vigilia di queste elezioni, ad esempio, fu notato da chi scrive come i collegi uninominali siano stati utilizzati soprattutto come garanzia, da parte delle forze maggiori delle due coalizioni di centrodestra e centrosinistra, a favore di esponenti di liste minori. Per una sorta di curioso paradosso, la maggior parte di questi collegi è andata invece al Movimento Cinquestelle, che però è anche il primo a perderne uno e a dare origine alle prime elezioni suppletive dal 2005. Inoltre, non si è avverato il timore che la XVIII legislatura finisse così presto da non far mai rivedere la luce a questo istituto (ma mai dire mai!).

La seduta parlamentare di ieri, tuttavia, presenta anche spunti di preoccupante riflessione. Se votare le dimissioni in assenza del dimissionario (e dunque di un qualunque contraddittorio diretto con lo stesso sul motivo dell’atto) rappresenta ormai una prassi invalsa, un’altra prassi “garantista” è venuta meno, nel momento in cui, come è stato notato da più di un deputato intervenuto nella discussione, la cessazione di Mura dal mandato è stata approvata in prima battuta, laddove invece le Camere, in casi analoghi, hanno proceduto col rifiutare almeno una volta le dimissioni.

È però soprattutto il clima in cui si è svolta la votazione a dipingere un quadro particolarmente fosco. Da un lato, infatti, pesano sull’assenza di Mura le dichiarazioni contenute nella sua lettera di dimissioni indirizzata alla Presidenza, con la quale si denunciano un “linciaggio mediatico” e l’assenza di confronto tra l’ormai ex-deputato, il gruppo parlamentare pentastellato e la relativa forza politica; dall’altro, la maggior parte della discussione ha riguardato la mancata censura, invocata dalle opposizioni, sulle dichiarazioni della deputata sarda del Movimento Cinquestelle Emanuela Corda, i cui toni oggettivamente irrispettosi nei confronti dei gruppi parlamentari contrari alle dimissioni sono stati ritenuti inoffensivi dalla presidente di turno Maria Edera Spadoni, anch’essa pentastellata. In un momento in cui sta tornando sotto i riflettori la scarsa attività del nostro Parlamento, che chiama in causa responsabilità e atteggiamenti precisi del governo e della maggioranza, le prime elezioni suppletive della fantomatica Terza Repubblica potevano forse prendere avvio da una pagina meno caotica.

* dottorando in Giustizia costituzionale e diritti fondamentali, Università di Pisa

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1 commento su “Le dimissioni di Andrea Mura e il triste esordio delle elezioni suppletive”

  1. L’aspetto positivo della tediosa vicenda, a mio modesto parere, è che il sostituto di Mura sarà, se ho capito bene, l’unico parlamentare eletto individualmente, come prescritto dall’articolo 48 Cost. e dalla logica della rappresentanza politica liberal-democratica: candidati, elettori ed eletti libere uguali.

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