“Prima gli italiani”, ma per i soldi “prima la Svizzera”!

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di Edmund Burke

Può essere benissimo che Attilio Fontana non abbia commesso alcun illecito, non è questo che importa di più. Non si tratta di essere “garantisti” o meno; non si tratta di colpe penali o di illeciti amministrativi; si tratta di decenza. Attilio Fontana non è un qualsiasi privato cittadino. Da 25 anni è in politica. Prima sindaco di Induno Olona, poi di Varese; Consigliere regionale, Presidente del Consiglio regionale dal 2000 al 2006, e infine Presidente della Regione Lombardia dal 2018. Non un “signor nessuno”, dunque, ma un politico di lungo corso e di stretta osservanza leghista. Qualche incidente di percorso “padano” (parlò, nei furori della campagna elettorale, di “difesa della nostra etnia, la nostra razza bianca” dagli immigrati), qualche incidente di percorso finanziario (fu multato nel 2018 – ci ricorda Wikipedia – dall’Autorità nazionale anticorruzione con una sanzione di 1000 euro per non aver adempiuto nel 2016, in quanto sindaco di Varese, all’obbligatoria dichiarazione del proprio stato patrimoniale in conformità alle norme sulla trasparenza).

E ora si scopre che i soldi del suo patrimonio li detiene in Svizzera. Certo, non è un reato, sono soldi “scudati”, quindi regolarizzati grazie ad uno dei tanti colpi di spugna elargiti da questo o quel governo. Però con quale faccia questo signore si unisce all’appello salviniano di “prima gli italiani” – che è l’up-grading del “prima i lumbard”) se lui non si fida di depositare il suo patrimonio in una banca italiana? Fontana è in buona compagnia del resto, tanti sono i politici (Lotti, per esempio, è un altro, giusto per restare alle cronache di questi giorni) che non distinguono la responsabilità penale, che viene fatta valere dai giudici, dalla responsabilità politica, che riguarda noi cittadini. Fontana è responsabile delle discutibili prestazioni sanitarie della Regione che presiede e – si scopre ora – tanto si fida dell’azione politica delle istituzioni di cui è esponente di preferire non rischiare. “Prima le banche svizzere”.

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2 commenti su ““Prima gli italiani”, ma per i soldi “prima la Svizzera”!”

  1. A mio parere servirebbe un’analisi più seria. Se ho capito bene, il presidente della regione Lombardia ha scudato 5 milioni su un suo conto in Svizzera e intestato prima attraverso una società di un paradiso delle Antille alla madre, dentista di professione, che avrebbe costituito (in questa forma) il patrimonio estero non dichiarato pochi anni prima di morire. Questo è poco credibile. Se l’anziana madre fosse stata utilizzata come comodo tramite per pulire soldi illeciti del figlio, un’ipotesi plausibile ma tutta da dimostrare, il caso sarebbe molto grave. In quel caso bisognerebbe chiedersi da quale attività provenivano i soldi illeciti (non dichiarati), da attività lecita (poco probabile però che un professionista renda occulti dei redditi sui quali ha pagato le tasse), da evasione fiscale (attività lecita, ma non dichiarata al fisco) o da attività in toto illecita (tangenti politiche ovviamente piuttosto che traffico di droga). Con le varie ipotesi di reato si intuisce l’obiettiva solidarietà d’interesse fra le diverse categorie di reati, molto più diffusi in Italia che nelle altre democrazie europee. Queste categorie pre-giuridiche abbastanza chiare possono essere precisate, ma non dovrebbero essere sconvolte (occultate) dall’analisi giuridica positiva. Perché nessuno fa le domande “giuste”? Senza le domande giuste è difficile trovare risposte e soluzioni giuste.

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