Il non-sense di monsignore e l’intelligenza del sasso

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di Roberto Bin

L’episodio della nota del Vaticano sul ddl Zan è troppo ghiotto per un costituzionalista. Ma ho preferito non commentarlo prima di leggere il testo originale della nota, perché il fragore suscitato dalla caduta del sasso nello stagno è troppo alto per capire cosa sul sasso ci sia scritto davvero.

In realtà la nota del Vaticano non dice molto. Si limita a rivelare quanto poco ne sanno (o fingono di saperne) Oltretevere dell’ordinamento costituzionale italiano.

Il problema, sia chiaro, non è la laicità dello Stato, che è il tema che domina la risposta dello stagno, ma la tutela delle libertà, tra cui anche quelle che stanno a cuore a Monsignore. Alcune norme del ddl “avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina”. E allora? Allora il rischio – prosegue la nota – è che alla Chiesa venga ristretta “la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”; e che i cattolici e le loro associazioni e organizzazioni vedano compromessa “la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Tutto ciò non ha senso. Prima ancora che dal Concordato, l’autonomia e la libertà di culto è garantita dalla Costituzione e non si vede in che modo il ddl Zan potrebbe minacciarle. E lo stesso può dirsi dei diritti e delle libertà dei cattolici, che godono degli stessi diritti e libertà di cui tutti, proprio tutti, si nutrono. Come Salvatore Curreri ha già spiegato in questo giornale (Ddl Zan: proviamo a fare chiarezza), il ddl Zan non introduce reati nuovi, ma allarga fattispecie già presenti nel nostro ordinamento penale, che puniscono cose come la propaganda e l’istigazione, le quali sono ben distinguibili dalla espressione del pensiero e ancora di più da espressioni di culto (che sono garantite dall’art. 19 Cost., purché non diano luogo a “riti contrari al buon costume”). C’è davvero nel culto cattolico, nel magistero e nel ministero spirituale della Chiesa, oppure nel pensiero espresso dai fedeli, qualcosa che possa essere classificato come propaganda o istigazione a delinquere per motivi di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”? E se ci fosse, non andrebbe pudicamente eliminato con tutta rapidità invece di essere rivendicato come libertà?

Dal punto di vista del diritto costituzionale l’apprensione che la nota vaticana manifesta è del tutto priva di fondamento. Nessuno potrà pretendere che la Cometa diventi arcobaleno o che il Bambino camuffi la sua origine semitica (per altro la Madonna nera già c’è ed è tuttavia venerata dai devoti). La nota del Vaticano è dunque un non sense. Ma è un sasso, e come tale ha svolto con successo la sua missione: agitare le acque dello stagno e far levare lo strepitio di rane e ranocchi. Ottima mira, Monsignore!

 

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1 commento su “Il non-sense di monsignore e l’intelligenza del sasso”

  1. Al di là della polemica in questione la legge Zan non ha alcuna senso e, viste le fattispecie, il margine applicativo sarà irrisorio. Ha senso per lo stesso Zan, che coccola e consolida il proprio elettorato fatto da circoli LGBTQ e simili.

    Squallido che il diritto penale venga usato come ansiolitico: dai pericolosi guidatori in stato di ebbrezza alle violenze dei picchiatori omofobi. Che fine! Mi chiedo se non avrebbe più senso rivedere la legge del 2016 per garantire Diritti, senza introdurre inutili sanzioni penali.

    In questo marasma politico in cui si parla solo delle scenate di Grillo e del DDL Zan chi ha maggior caratura dovrebbe illuminare gli elettori sui temi centrali: diritti sociali, Stato sociale, Precariato, Dominio delle Multinazionali e debolezza dello Stato.

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