La parola “razza” e la Costituzione

Print Friendly, PDF & Email

di Girolamo De Michele

Nei giorni scorsi, al Liceo Ariosto di Ferrara dove insegna, il professor Girolamo De Michele ha svolto questa lezione di Cittadinanza e Costituzione, sul perché la parola “razza” è presente nella nostra Costituzione. Pubblichiamo il testo di questa lezione che è apparso anche su estense.com.

  1. Premessa

Cominciamo col vedere dov’è la parola “razza” nella Costituzione; nell’art. 3:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

È un articolo che costituisce, com’è stato detto, l’architrave della “costituzione sociale”, perché indica il compito che i costituenti si attribuirono: oltre a scrivere una Costituzione, hanno indicato la via per modificare le condizioni sociali e politiche di un paese dove guerra, dittatura e governi monarchici avevano lasciato in eredità miseria, analfabetismo e profonde disuguaglianze. Non a caso il comma 2 recita “impediscono”, all’indicativo, e non “impediscano” (come propose Pietro Pancrazi, incaricato della revisione stilistica del testo): c’è un grande valore etico e politico in quell’indicativo, che fotografa una condizione da cui bisognava uscire.

    2. L’origine fascista dell’uso politico della parola “razza”

La parola “razza” non compariva nello Statuto albertino (la costituzione del Regno d’Italia), che all’art. 24, il cui ruolo è formalmente analogo a quello dell’art. 3 della Costituzione, recita: Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili, e militari, salve le eccezioni determinate dalle Leggi.

L’ingresso del termine “razza” nel linguaggio politico è quindi responsabilità del fascismo, attraverso le leggi razziali (un complesso di Regii Decreti e Leggi varati fra il settembre 1938 e il luglio 1939), premesse dal comunicato della segreteria Politica del PNF Il Fascismo e il problema della razza (25 luglio 1938 ). Ecco qui sotto le pagine iniziale e finale del RDL 1728/1938, con la firma del re Vittorio Emanuele III in evidenza):

 

 

A queste leggi fanno da cornice il Manifesto della razza (sulla rivista “La difesa della razza”, 5 agosto 1938); Il secondo libro del fascista (1939), uno dei libri di lettura e di educazione e propaganda fascista diffusi dal Partito; e la Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo (6 ottobre 1938), che affermava «l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale» davanti al rischio di «incroci e imbastardimenti», e precisava che «Il problema ebraico non è che l’aspetto metropolitano di un problema di carattere generale». Detto altrimenti: il rischio che gli italiani si mescolino con i non italiani è dovuto nelle città italiane alla presenza degli ebrei; ma vi è un rischio analogo con le popolazioni slave, arabe e “negroidi” [sic] con le quali gli italiani sono in contatto oltre confine o nei domini coloniali.

Vediamo ora gli altri testi. Nel Manifesto della razza si legge, ai punti 6-7:

Esiste ormai una pura “razza italiana”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo.

 

Il secondo libro del fascista comincia con queste affermazioni:

La specie umana è unica, discendendo – secondo l’ammissione oramai quasi generale – da una sola coppia di antichissimi genitori (monogenesi). Come dal tronco si dipartono i rami, così nella specie umana si distinguono le razze. Quando in genere si parla di razza, si allude a una realtà biologica, ossia a un gruppo umano, i cui individui presentano un insieme di caratteri simili, come il colore della pelle, la forma del cranio, il tipo della capigliatura ecc. La razza è costituita e delimitata dalla eredità costante di quei caratteri, che la distinguono da tutte le altre. Però oltre a ereditare i caratteri fisici, o biologici, si ereditano, nella razza, anche i caratteri morali, ossia quell’insieme di istinti, di inclinazioni, di attitudini, di doti che compongono la personalità umana. Gli scienziati non sono d’accordo circa il numero e la denominazione delle razze umane. Il sistema più semplice e più chiaro è quello sintetico, che classifica l’umanità nelle razze bianca, gialla, nera; oppure europoide, mongoloide, negroide. Ciascuna di queste grandi razze, o categorie, si divide in un numero variabile, difficilmente accertabile, di sottorazze, non sempre ben distinguibili fra loro. È anche ammessa l’esistenza di razze secondarie. La classificazione tripartita – ossia quella che riduce a tre le razze umane principali – corrisponde in modo generale col testo della Bibbia, che fa risalire il popolamento della Terra alla divisione e dispersione della discendenza di Noè, nelle famiglie di Sem, Cam, Jafet. Le differenze fisiche e spirituali esistenti fra le razze principali, fra le razze secondarie e fra le diverse stirpi di una medesima razza, sono dovute a un considerevole numero di fattori, non tutti conosciuti. L’evidente inferiorità di alcune razze, e specialmente di quella che si è convenuto di chiamare negroide, viene attribuita a una decadenza progressiva nel corso di lunghissimi periodi di tempo. Altri scienziati attribuiscono tale inferiorità a un arresto di sviluppo.
Basti comunque constatare che esistono attualmente profondissime differenze fra le razze umane, nonostante la loro comune origine. Si è convenuto di chiamare ariane quelle stirpi di razza bianca che, discendendo da una famiglia etnica pura e nobilissima, parlano linguaggi derivanti da una lingua madre comune e appaiono legate nello sviluppo storico della civiltà.

Per sostenere le leggi razziali, lo scrittore fascista ferrarese Nello Quilici scrisse La difesa della razza (in “Nuova Antologia” n. 1596, 16 settembre 1938, pp. 133- 139), dove si legge (p. 137):

Molti aspetti della così detta “scienza” razzista sono romanzeschi e arbitrarii; altri troppo circoscritti da concezioni puramente materialistiche. Ma un punto è da tener fermo: che la disuguaglianza delle razze esiste e che in particolare un abisso divide l’antico ceppo indo-germanico o indo-europeo da quello semitico ed africano: e che la razza italiana appartiene incontestabilmente al primo. L’Italia costituisce insomma un blocco etnico ben definito, inconfondibile e puro, da raggruppare con le più antiche ed elette razze settentrionali dolicocefale del continente.

Facendo finta di non accorgerci dello scempio delle verità storiche, scientifiche ed etnografiche, è  evidente che il termine “razza” è usato dal fascismo non per descrivere la presenza di differenze fra esseri umani e popolazioni, ma per disciplinare e scongiurare con le leggi i possibili “imbastardimenti e mescolanze”; e che il suo uso implica la credenza in una gerarchia fra superiori e inferiori, fra i quali cosiddetti inferiori gli ebrei sono solo una delle componenti.

Va infine segnalato che Il secondo libro del fascista riporta 43 dichiarazioni razzistiche di Mussolini; di queste, ben 26 sono pronunciate in un arco temporale che va dal 1917 al 1925 (7 sono antecedenti alla presa del potere), per rafforzare l’affermazione che il fascismo «appare, fin da principio, come un movimento di difesa e innalzamento della razza». Vale a dire, che il fascismo è stato razzista fin dalle origini, e Mussolini lo era ancor prima di fondarlo: chi sostiene che la dottrina della razza fu un errore tardivo dovuto a mere opportunità politiche, pretende o presume di conoscere il fascismo più e meglio dello stesso Mussolini.

 

  1. Il dibattito sulla parola “razza” nella Costituente

3.1 Premessa di metodo sull’art. 3

Perché l’art. 3 della Costituzione non si limita a recepire l’art. 24 dello Statuto albertino?
L’art. 3 è molto dettagliato nell’elencare le diversità fra i cittadini: sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali (nel testo iniziale, comparivano anche “attitudine” e “classe”, che sono riassorbiti nella formulazione finale). La ragione è che lo Statuto si limitava ad affermare un’uguaglianza solo formale, salvo limitarla con le leggi ordinarie: lo Statuto, come fu detto, con una mano dava, ma con l’altra toglieva.

La Costituzione voleva invece impedire tali interventi, ed esprime «la tendenza della nuova costituzione ad incanalare lo sviluppo della nostra società verso una maggiore eguaglianza» (Mario Dogliani, Chiara Giorgi, Art. 3, Carocci editore, 2017, p. 48). Le possibili eccezioni vengono elencate proprio per chiarire che non possono valere per creare disuguaglianze fra i cittadini.

È degno di nota, anche se riferito a un altro termine (all’interno del testo dello stesso art. 3) quanto affermò il costituente Aldo Moro nella seduta dell’11 settembre 1946 (prima sottocommissione, p. 37 del verbale stenografico):

In questa materia, voler definire il senso rigorosamente giuridico, non sia cosa attuabile senza rinunziare ad una dichiarazione di affermazione della tendenza progressiva che deve avere la democrazia italiana nell’attuale momento.

Il fine che giustifica anche l’uso di termini giuridicamente non rigorosi: e “razza” è uno di questi.

3.2. Perché la parola “razza”

Contro il termine “razza”, nella seduta del 24 marzo 1947, il deputato Cingolani presentò l’emendamento: «al primo comma, sostituire alla parola: razza, la parola: stirpe», motivandolo «per un atto di doverosa cortesia verso le comunità israelitiche italiane» (p. 2422 del verbale). In questo modo, il dibattito si allargava fino a comprendere la tragedia della deportazione degli ebrei e del loro sterminio. Le comunità ebraiche, affermò Cingolani,

Hanno fatto conoscere a parecchi di noi – avrete quasi tutti ricevuto le loro circolari – che sarebbe loro desiderio che alla parola “razza” sia sostituita la parola “stirpe”. Essendo gli israeliti italiani stati vittime della campagna razzista fatta dal nazi-fascismo, a me sembra che accogliere il loro desiderio corrisponda anche ad un riconoscimento della loro ripresa in una perfetta posizione di uguaglianza fra tutti i cittadini italiani.

A Cingolani rispose il costituente Laconi (pp. 2422-2423 del verbale):

Noi non possiamo accettare questa proposta, che è già stata presa in esame da tutti coloro che hanno presentato l’emendamento, sia da parte democristiana che da parte nostra. Non possiamo accettarla, perché in questa parte dell’articolo vi è un preciso riferimento a qualche cosa che è realmente accaduto in Italia, al fatto cioè che determinati principî razziali sono stati impiegati come strumento di politica ed hanno fornito un criterio di discriminazione degli italiani, in differenti categorie di reprobi e di eletti. Per questa ragione, e cioè per il fatto che questo richiamo alla razza costituisce un richiamo ad un fatto storico realmente avvenuto e che noi vogliamo condannare, oggi in Italia, riteniamo che la parola “razza” debba essere mantenuta.

Laconi concludeva il proprio intervento sottolineando: «Il fatto che si mantenga questo termine per negare il concetto che vi è legato, e affermare l’eguaglianza assoluta di tutti i cittadini, mi pare sia positivo e non negativo».

Al termine degli interventi, prese la parola il Presidente della Commisione per la Costituzione Meuccio Ruini (p. 2424 del verbale), che così si rivolse al costituente Cingolani:

Si potrebbe apprezzare la parola “stirpe” e preferirla a quella di “razza”, per quanto anche razza abbia un significato ed un uso scientifico, oltreché di linguaggio comune. Comprendo che vi sia chi desideri liberarsi da questa parola maledetta, da questo razzismo che sembra una postuma persecuzione verbale; ma è proprio per reagire a quanto è avvenuto nei regimi nazifascisti, per negare nettamente ogni diseguaglianza che si leghi in qualche modo alla razza ed alle funeste teoriche fabbricate al riguardo, è per questo che – anche con significato di contingenza storica – vogliamo affermare la parità umana e civile delle razze.

Laconi e Ruini, insomma hanno sostenuto che la parola “razza” deve essere presente nella nostra Costituzione per ricordare quali tragedie e orrori sono stati perpetrati dal nazifascismo in suo nome. È una sorta di antifrasi, di contro-locuzione che va nominata per ricordarci che non può essere usata come pretesto per discriminare gli uomini.

Davanti a questo argomento, Cingolani ritirò l’emendamento, e la parola rimase.

 

  1. Conclusione

Il poeta Franco Fortini ha riassunto nelle poche parole del suo Canto degli ultimi partigiani la fatica, lo strazio disumano del fare un paese nuovo avendo davanti agli occhi il sacrificio dei caduti per la libertà:

Ma noi s’è letta negli occhi dei morti

E sulla terra faremo libertà

Ma l’hanno stretta i pugni dei morti

La giustizia che si farà.

La Costituzione italiana non riconosce discriminazioni fra cittadini, né limitazioni di diritti fra italiani e stranieri presenti sul territorio della Repubblica. Ma ci ricorda che c’è stato un tempo in cui gli esseri umani erano discriminati: per razza, sesso, convinzione religiosa, opinione politica, condizione sociale, orientamento sessuale. I nostri costituenti hanno voluto che questo non venisse dimenticato, e quindi hanno voluto lasciare una parola che ha avuto un inequivoco valore politico fascista, affinché, con le parole di Primo Levi – per il quale, ricordiamolo, ciascuno è l’ebreo di qualcun altro – ci si ricordasse che questo è stato:

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Please follow and like us:
Pin Share
Condividi!

3 commenti su “La parola “razza” e la Costituzione”

  1. La decisione di lasciare il termine razza poteva essere giustificato allora, ma sono ormai passati oltre 70 anni e in chi legge oggi la Costituzione quel termine richiama ad una distinzione che non esiste e mai è esistita. Ciò che è esistito, e purtroppo esiste ancora, è il razzismo e và contrastato anche, a mio modestissimo parere, cambiando le parole in uso e ancor più se scritte in un documento base della civiltà di una nazione quale è la Costituzione. Con l’auspicio che si vada sempre avanti nel riconoscere il diritto alla vita, alla libertà e all’integrità fisica non solo alla specie umana ma anche alle altre specie animali, che oggi sono legalmente sfruttate, umiliate, abusate in tutti i campi dell’agire umano (o sarebbe più opportuno dire disumano).

    Rispondi
  2. “Ma ci ricorda che c’è stato un tempo in cui gli esseri umani erano discriminati: per razza, sesso, convinzione religiosa, opinione politica, condizione sociale, orientamento sessuale.” esattamente come accade oggi. Poco è cambiato, soprattutto in ambito di orientamento sessuale visto il recente affossamento del Ddl Zan.

    Rispondi

Lascia un commento

Utilizziamo cookie (tecnici, statistici e di profilazione) per consentire e migliorare l’esperienza di navigazione. Proseguendo con la navigazione acconsenti al loro uso in conformità alla nostra cookie policy.  Sei libero di disabilitare i cookie statistici e di profilazione (non quelli tecnici). Abilitandone l’uso, ci aiuti a offrirti una migliore esperienza di navigazione. Cookie policy

Alcuni contenuti non sono disponibili per via delle due preferenze sui cookie!

Questo accade perché la funzionalità/contenuto “%SERVICE_NAME%” impiega cookie che hai scelto di disabilitare. Per porter visualizzare questo contenuto è necessario che tu modifichi le tue preferenze sui cookie: clicca qui per modificare le tue preferenze sui cookie.