Contratto di governo: un passo avanti!

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di Roberto Bin

Mentre l’attenzione della stampa era concentrata sugli esiti delle votazioni nel nostro Ohio, cioè il Molise, il comitato messo in piedi dal professor Giacinto Della Cananea, per incarico di Di Maio, ha reso disponibile la sua relazione. L’incarico era di studiare se nei programmi delle forze politiche affiorino convergenze tali da permettere l’elaborazione di un’agenda condivisa per il governo del Paese, e quali ne possano essere i contenuti. È un metodo che mi ero permesso di auspicare sin dal momento in cui si sono conosciuti gli esiti delle votazioni (5 marzo 2018), cercando di spiegare come stringere un contratto per governare sia cosa ben diversa dal stringere un’alleanza politica (7 marzo 2018) e quindi plaudendo all’iniziativa di Di Maio (7 aprile 2018).

Il rapporto Della Cananea mostra ciò che già si sapeva: le convergenze su molti temi ci sono tra i programmi di tutti e tre i principali partiti. Esse vanno dal sostegno alla famiglia alla semplificazione amministrativa e tributaria, dalla sicurezza al potenziamento dei servizi e dell’Università e della ricerca pubblica. Molte anche le divergenze, soprattutto nei giudizi sul sistema pensionistico, sugli strumenti per contrastare la povertà (che resta però un obiettivo condiviso), sulla giustizia penale, oltre a specifici punti di relativa rilevanza (l’obbligo vaccinale, per esempio).

Siccome però non si deve celebrare un matrimonio, ma si tratta solo di stipulare un limitato accordo per governare assieme per un periodo limitato, è sulle convergenze che si deve costruire il “contratto” di governare. Credo di non essere l’unico ad auspicare che si smetta di discutere di astratte formule (e di spartirsi nel frattempo poltrone) e di affrontare alcune politiche pubbliche che mirino a realizzare le convergenze, le quali – oltretutto – corrispondono ai bisogni più sentiti dagli italiani. Se non piace l’attuale sistema delle pensioni, lo si metta da parte per un paio di anni (godendo della sicurezza fornita dalla riforma Fornero e magari cercando di attenuarne le asperità); i vaccini non sono un problema fondamentale della vita sociale (e mantenere per un paio d’anni ancora l’obbligatorietà forse consentirà di raggiungere quella “immunità di gregge” che potrebbe consentire di attenuarne il rigore). Ma sull’atteggiamento da tenere in Europa e sulla riforma della pubblica amministrazione qualche decisione strategica bisogna raggiungerla prima di definire la maggioranza e formare il Governo.

Se Di Maio riuscisse a guidare un processo di formazione del Governo basato su un contratto come quello che il rapporto Della Cananea pare delineare avrebbe compiuto un passo di enorme valore politico e istituzionale, dando finalmente un segno di svolta nella politica del Paese. Chissà se ne è convinto e riesce a convincerne il partner politico prescelto. Se ce la fa meriterà di essere ricordato.

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2 commenti su “Contratto di governo: un passo avanti!”

  1. Non sono d’accordo. Non c’è nulla che assomiglia al modello tedesco, un accordo negoziato fra parti responsabili, formalizzato ex post davanti all’opinione pubblica quindi all’elettorato a titolo di garanzia e di credibilità dei contraenti. Qua si tratta del tentativo maldestro e ingannevole di una parte politica di crearsi ex ante l’alibi per il probabile fallimento, per poter dire “vedete, ci abbiamo provato in tutti i modi, ma non volevano ascoltarci!” L’aspetto più squalificante del lavoro della commissione accademica è la presunzione di scientificità che un lavoro eminentemente politico, di ricerca anzi di formulazione, creazione, di un compromesso, la “scelta collettiva” per parlare scientificamente, l’indirizzo politico per usare il vocabolario della Costituzione. Stiamo compiendo un passo in più nella degenerazione della teoria politica, nell’inganno dell’elettorato e nell’abuso del potete rappresentativo.

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