E adesso, pover’uomo? Forse una via c’è

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di Roberto Bin

Consoliamoci, Johannes Pinneberg, il pover’uomo di Hans Fallada, era di fronte ad una situazione ben più drammatica di quella cui ci affacciamo oggi in Italia. Per fortuna questa settimana non c’è asta dei buoni del tesoro (la prossima è il 12 marzo), per qualche giorno ancora non avremmo chiara la reazione dei mercati e non sapremo di quanto salirà il fatidico spread. Forse per allora qualcosa si sarà chiarito?

Il cronoprogramma che abbiamo di fronte è stato chiarito dallo scritto di Giampiero Buonomo. Il primo chiarimento, una volta conosciuto il numero di seggi ottenuto dai singoli partiti nell’una e nell’altra Camera, lo avremo il 26 marzo, data entro la quale si dovranno costituire i gruppi parlamentari. Perché è un adempimento importante? Essenzialmente perché potremo scoprire se il centro-destra (CD) vorrà/potrà costituire un unico raggruppamento, che comprenda Forza Italia, Lega e le altre “gambe”. Altrettanto deve fare il centro-sinistra, ma è meno interessante, perché il CD potrebbe essere il gruppo più numeroso in entrambe le Camere.

Subito dopo si deve procedere all’elezione dei Presidenti delle Camere: siccome alla Camera il Presidente non può essere eletto se non a maggioranza assoluta (metà più uno dei componenti), in quella occasione potremo già vedere se c’è un accordo politico di un qualche tipo. Allora forse anche il Presidente della Repubblica, che inizierà verso il 27 marzo le consultazioni, potrà avere qualche chiarezza su chi scegliere per l’incarico di formare il Governo.

Tradizionalmente l’ordine delle consultazioni è quello dato dalla consistenza dei gruppi parlamentari: si inizia dal più piccolo per arrivare al più numeroso. E tradizionalmente spetta ad un esponente indicato da quest’ultimo la chance di formare il Governo. Ecco perché è importante vedere se il CD costituisce un unico gruppo, che probabilmente sarà il più numeroso, oppure si divida già da adesso.

C’è l’astratta ipotesi che il CD si spacchi e che il M5S e la Lega formino assieme una maggioranza: ma la base dei Cinque stelle approverebbe una simile alleanza, oppure il Movimento rischierebbe una rottura drammatica (che quindi farebbe venire meno la maggioranza)? In altre parole, esiste nel M5S una “anima di sinistra”? se sì, allora l’alternativa potrebbe essere un accordo con il PD.

In questa seconda ipotesi i tasselli si ordinerebbero subito. La presidenza del Senato andrebbe al PD (una garanzia, perché spetta al Presidente del Senato la supplenza del Capo dello Stato: sarebbe la carica ideale per Gentiloni, ma non è possibile perché lui ha da reggere il Governo nel periodo transitorio), quella della Camera al M5S. A cui spetterebbero – è ovvio – anche la Presidenza del Consiglio e buona parte dei ministeri, magari lasciando al PD quelli che servono per salvare la faccia in Europa: il ministero degli esteri (ecco, Gentiloni, che almeno sa le lingue!) e quello del bilancio (Padoan, che bel segno di continuità per gli alleati europei!).

Un’ipotesi folle? No, soltanto un’ipotesi molto ottimistica. M5S e PD potrebbero impegnare qualche settimana a stendere un programma di governo serio, tipo quello tedesco. D’altra parte, è così che il M5S ha promesso di fare, e sarebbe finalmente un segno di grande innovazione, apportando un po’ di serietà e di trasparenza nella politica italiana (che sarebbe una bella acquisizione, diciamolo). Qualche pagina di impegni precisi, resi pubblici sin nei dettagli, con esatte quantificazioni di spesa se necessario, con chiari impegni reciproci sui diritti, sui rapporti con le autonomie, sulle strategie da seguire con l’Europa… Ecco che improvvisamente rimbalzeremo dall’incubo al sogno. Ottimisti – del resto – si nasce.

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5 commenti su “E adesso, pover’uomo? Forse una via c’è”

  1. C’è un brevissimo ma Interessante sunto su keynesblog della tesi di Branko Milanovic. Se la tendenza è comprensibile meglio in rifermento ai movimenti dell’economia globale, (reazioni a conflitti distributivi – per usare un etichetta) certo è che qui sembra di essere immersi in qualcosa di surreale. Palate di voti a gente che proponeva come punto contarle del programma la flat tax – chiaramente, elementarmente incostituzionale. Continuate a coltivare questo sito!

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