Vaccini: Ministra nuova parole vecchie

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di Gianluca De Filio

Sulla vicenda dei vaccini il “governo del cambiamento” o almeno la sua ministra della salute hanno recitato un copione molto simile a quello della politica tradizionale. Ci riferiamo in particolare alle parole utilizzate dalla Ministra Giulia Grillo per sottrarsi alle polemiche seguite all’approvazione degli emendamenti identici 6.10 (Taverna e altri) e 6.11 (Fregolent e altri) che hanno differito all’anno scolastico 2019/2020 il divieto di accesso alle scuole dell’infanzia e ai servizi educativi per l’infanzia dei bimbi non in regola con le vaccinazioni obbligatorie.

La Ministra Grillo nella serata di sabato 4 agosto in un post sulla sua pagina Facebook ha tenuto a precisare che l’emendamento era di iniziativa parlamentare e non governativa. Una sottigliezza lessicale che per gli addetti ai lavori vuol dire che il governo si sarebbe trovato a subire, in dissenso, il blitz operato in materia di vaccini.

Se però si vanno a rileggere i resoconti parlamentari sia dell’esame in commissione che in aula, è di tutta evidenza che il governo si è dichiarato favorevole all’emendamento presentato dalla maggioranza parlamentare esprimendo su di esso il proprio parere favorevole.

Nel corso della seduta del 2 agosto della Commissione Affari Costituzionali del Senato il rappresentante del governo (uno tra i quattro sottosegretari Guidesi, Santangelo, Garavaglia e Fugatti che si sono alternati nel corso della seduta, ma che i resoconti non nominano nello specifico) esprime parere “conforme a quello espresso dal relatore”, sugli emendamenti all’articolo 6 del decreto mille proroghe. Pareri tra i quali vi era quello favorevole agli emendamenti identici 6.10 e 6.11.

In aula, nel corso della seduta del 3 agosto, è lo stesso sottosegretario alla Salute, dunque uno dei sottosegretari della Ministra Grillo, Maurizio Fugatti, ad esprimere parere conforme a quello del relatore che aveva, testè formulato il suo parere favorevole sull’emendamento 6.10 già votato dalla commissione.

La lettura degli atti parlamentari, dunque, rende inutile il riferimento utilizzato dalla ministra Grillo “all’iniziativa parlamentare e non del governo” della presentazione dell’emendamento, dandole invece un sentore di vecchia politica, che giocando con le parole prova a confondere le acque e ad annacquare responsabilità politiche.

Il governo avrebbe avuto due modi per separare le proprie responsabilità dall’emendamento sui vaccini. La prima, più evidente e fragorosa, sarebbe stata un parere contrario che difficilmente avrebbe consentito l’approvazione dell’emendamento.

Ma vi era una seconda via più sottile e meno traumatica che avrebbe comunque giustificato il distinguo della ministra, ma che evidentemente la ministra non ha ritenuto di seguire. Il rappresentante del governo all’atto del parere sull’emendamento 6.10 avrebbe potuto dichiarare di rimettersi alla commissione (in commissione) e all’aula (nell’esame in assemblea). Una locuzione con la quale il governo, pur non esprimendo parere contrario, si sarebbe discostato dal parere favorevole espresso dal relatore a nome della maggioranza, rimettendosi dunque alla volontà espressa dal consesso parlamentare.

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