Pertini e Mattarella: elementi di un confronto

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di Luana Leo*

Le toccanti dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene lasciano trasparire un accostamento alla memorabile figura di Sandro Pertini, dallo stesso invocato. Il Capo dello Stato sottolinea come il Manifesto di Ventotene è ancora “attuale”: “ogni grande cambiamento è preceduto da vigilie e periodi di resistenza”.  Il richiamo al fascismo è indispensabile, poiché “aveva mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare o quantomeno per impedire che seminassero pericolose idee di libertà. Spinelli, Rossi, Colorni a Ventotene, in prigione Pertini e Terracini”. Parole che, senz’altro, sarebbero condivise dal partigiano Pertini. Nel corso del tempo, le due Presidenze sono state raffrontate più volte. Tralasciando per un momento la questione della rieleggibilità, appare necessario soffermare l’attenzione sul modo in cui entrambi hanno gestito le situazioni più complesse. Pertini assunse un atteggiamento di irremovibile denuncia verso la criminalità organizzata condannando “la nefasta attività contro l’umanità” della mafia; i fenomeni criminosi, altresì, dovevano essere tenuti distinti dalla gente presente nei luoghi in cui essi erano radicati. In particolare, nel discorso di fine anno del 1982 Pertini riservò spazio al tema della mafia, ricordando le figure di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, entrambi assassinati a Palermo (“vi sono altri mali che tormentano il popolo italiano: la camorra e la mafia. Quello che sta succedendo in Sicilia veramente ci fa inorridire. Vi sono morti quasi ogni giorno. Bisogna stare attenti a quello che avviene in Sicilia e in Calabria e che avviene anche con la camorra a Napoli. Bisogna fare attenzione a non confondere il popolo siciliano, il popolo calabrese ed il popolo napoletano con la camorra o con la mafia. Sono una minoranza i mafiosi. E sono una minoranza anche i camorristi a Napoli”). Al pari, l’attuale Capo dello Stato ha mostrato tenacia nella gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19. In tale periodo storico, le dichiarazioni del Presidente hanno richiamato l’opinione pubblica e le componenti politiche all’esigenza di salvaguardare la coesione territoriale e l’equilibrio tra i poteri.

Emerge, dunque, la rilevanza in Italia di una figura presidenziale neutrale, al di fuori dei tradizionali poteri dello Stato e al di sopra di tutte le forze politiche, con una funzione di moderazione e di stimolo nei riguardi degli altri poteri. Merita considerazione e gratitudine un Presidente della Repubblica che rigetta con fermezza ogni lettura della propria figura e delle relative funzioni “difforme da quanto previsto e indicato, con chiarezza, dalla Costituzione”, reputando di avere il dovere di non ridurre e di non estendere la sfera di compiti riconosciutogli dalla Legge Fondamentale (“non esistono motivazioni contingenti che possano giustificare l’alterazione della attribuzione dei compiti operata dalla Costituzione: qualunque arbitrio compiuto in nome di presunte buone ragioni aprirebbe ad altri arbitri, per cattive ragioni”).

Le due Presidenze si incontrano sotto un altro profilo, quello culturale. Si ricorda, la storica esposizione dei Bronzi di Riace voluta dal Presidente partigiano presso la “Sala della Vetrata”, un avvenimento che pose in luce l’eccezionale capacità dello stesso di valorizzare le opere artistiche in sedi diverse da quelle abituali. Analogamente, l’attuale Presidente ha inaugurato la mostra “Natività. L’arte del Presepe della Val Gardena” nella Palazzina Gregoriana.  

Infine, come già annunciato, ambedue le figure rigettano l’ipotesi di rielezione presidenziale, pur in assenza di un esplicito divieto nella Carta Costituzionale. Pertini considerava la durata del mandato presidenziale eccessiva, tale da escludere una sua ricandidatura (“sono sempre stato convinto che il periodo di sette anni fissato dalla Costituzione per il mandato presidenziale sia notevole e che non a caso nella prassi repubblicana non si siano avute rielezioni di Presidenti. Non esiste quindi una mia candidatura per il prossimo settennato”). Sulla stessa scia, nel mese di maggio dell’anno corrente, il Presidente Mattarella, in occasione della presentazione dell’agenda scolastica della Polizia di Stato presso un Istituto Comprensivo di Roma, ha escluso l’eventualità di una sua riconferma nel 2022 alla Presidenza della Repubblica (“l’attività è impegnativa, ma tra otto mesi il mio incarico termina. Come sapete il presidente della Repubblica dura in carica sette anni: io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi”). Una volontà manifestata qualche mese prima, in occasione dei 130 anni dalla nascita del quarto Presidente della Repubblica Antonio Segni. Quest’ultimo, infatti, propose l’introduzione nel dettato costituzionale del principio della “non immediata rieleggibilità del presidente della Repubblica”, giudicando il periodo settennale “sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato”. La ratio di tale proposta risiedeva nell’eliminare “qualunque sia pure ingiusto, sospetto” che un atto presidenziale potesse essere compiuto al fine di favorirne la rielezione. Da qui prendeva le mosse la conseguente abrogazione della disposizione dell’art. 88, comma 2, Cost., che sottrae al Capo dello Stato il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura (legge cost. 4 novembre 1991, n. 1). È opportuno evidenziare come il c.d. istituto del semestre bianco non abbia mai destato problemi; tuttavia, a livello psicologico, rimane un passaggio cruciale, il punto di partenza da cui inizia la corsa per il Colle che talvolta lascia sul terreno “da gioco” vincitori e sconfitti. I due Presidenti sopracitati rientrano senza dubbio nella prima categoria e forse sarà difficile – a parere di chi scrive – trovare qualcuno che possa eguagliarli.

* Cultrice di Diritto pubblico generale e Diritto costituzionale – Università del Salento

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