Dopo due mesi, con l’ord. 24/2017, la Corte costituzionale deposita la motivazione del c.d. “caso Taricco”. Una motivazione molto sofferta, perché per la prima volta la Corte costituzionale “sfida” la Corte di giustizia a re-interpretare la propria giurisprudenza per renderla compatibile con i principi costituzionali italiani.
Tecnicamente la Corte solleva delle questioni pregiudiziali di interpretazione del diritto dell’Unione europea: ma come aveva fatto poco tempo fa il Tribunale costituzionale tedesco a proposito delle “Operazioni definite monetarie” (vedi la risposta della Corte di giustizia), le questioni sollevate dalla Corte costituzionale sono formulate secondo uno schema “se non mi dici che rispetti i miei principi, io ti dirò che faccio valere i «controlimiti»”, ossia dichiarerò incompatibili con i principi supremi della Costituzione italiana quanto tu insisti ad affermare “anche quando” tale interpretazione “sia in contrasto con i principi supremi dell’ordine costituzionale dello Stato membro o con i diritti inalienabili della persona riconosciuti dalla Costituzione dello Stato membro”.
È una minaccia di guerra che in questo periodo sono molte le Corti nazionali europee ad agitare.
Qualcuno però lo chiama “dialogo tra le Corti”!
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