Perchè non conviene ai partiti
indicare il candidato premier prima del voto

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di Antonio d’Andrea

C’è qualche aspetto che giudico singolare in questo inizio, tra lo scoppiettante ed il patetico, di campagna elettorale che dovrebbe lasciarsi alle spalle l’attuale XVII Legislatura, arrivata alla fine naturale “assorbendo” l’inatteso esito tripolare del voto del febbraio 2013 e “rimaneggiando”, oltre il prevedibile, gli schieramenti coalizionali (definitivamente riesumati dal c.d. rosatellum) che vengono ricondotti – più per abitudine e pigrizia mentale – ad un centro-sinistra e a un centro-destra.

Dopo aver “digerito” il bis di Napolitano (un paio di anni per istradare il “tanto” ed “utile” da fare); le larghe intese di Letta; la scissione prima di Forza Italia e infine del Pd; la decadenza dal seggio senatoriale di Berlusconi; le primarie che hanno incoronato Renzi segretario del maggior partito governativo e nuovo capo dell’Esecutivo; l’ampia riforma istituzionale approvata dalla maggioranza nel frattempo divenuta renziana ma respinta dal corpo elettorale; gli annullamenti del giudice costituzionale sulle regole elettorali (sia quelle utilizzate per formare l’organo parlamentare “operativo” sia quelle mai applicate che sarebbero state superate da ultimo proprio dal c.d.rosatellum), in sostanza dopo aver lasciato trascorrere il quinquennio provvedendo ovviamente all’elezione del nuovo Capo dello Stato e affidando, ad un certo punto, il Governo ad un politico di lungo corso come Gentiloni, in grado di racimolare una maggioranza di sostegno al suo Esecutivo (che magicamente nel mentre ne perdeva un pezzo ne racimolava un altro), finalmente staremo a vedere cosa dirà il corpo elettorale il prossimo 4 marzo.

Io dico che se si troveranno gli elettori disponibili a dare vita ad un nuovo Parlamento – penso ovviamente ad una partecipazione al voto abbastanza significativa ben oltre la semplice maggioranza degli aventi diritto – il civismo italico dovrà essere considerato davvero come un elemento meritevole di essere segnalato!

Ci vorrebbe tuttavia che le forze politiche (che non presentano leadership rinnovate rispetto a quelle viste all’opera nella Legislatura avviata al tramonto) incoraggiassero, per quanto possibile e per quanto dipende direttamente da loro, la partecipazione al voto, evitando almeno due aspetti stucchevoli del confronto elettorale:

  • Le “balle spaziali “ ovvero le “promesse irrealizzabili” che fanno comunque indignare gli elettori di media intelligenza che non vorrebbero comunque rinunciare al loro diritto-dovere di voto;
  • L’individuazione, ancora prima di sapere come se la caverà il proprio partito e lo schieramento al quale si aderisce, addirittura del Premier che si appresterebbe a guidare il Paese.

Su questo secondo aspetto, in particolare, sarebbe consigliabile estrema prudenza da parte dei diretti interessati e dei rispettivi supporters poiché una candidatura di tal fatta non è (più) richiesta né dalle norme vigenti né, a voler ben guardare i sondaggi che ci angustiano quotidianamente, dal prevedibile andamento dell’attuale incerto esito elettorale; al contrario, quella indicazione e quella sovraesposizione, potrebbero indebolire elettoralmente sia il partito o movimento del quale il candidato Premier fa parte sia, e forse ancora di più, il fronte coalizionale di cui fanno parte altri potenziali capi dell’organo governativo. Una vera babele tra invincibili aspirazioni e contrasti sotterranei di personale politico se non logoro comunque spregiudicato, che potrebbe scoraggiare l’elettore più volenteroso!

Partiti o forze politiche senza un leader ben definito potrebbero egualmente affermarsi e comunque sperare di sopravvivere almeno in sistema incentrato sulla rappresentanza parlamentare se esprimono collettivamente “qualcosa” di autentico; leader senza partito o, al massimo, con qualche consorteria-clientela alle spalle, di solito hanno il fiato corto, cortissimo tanto più se falliscono la competizione dalla quale sperano di ottenere per sé stessi un ruolo centrale di primissimo piano che, in verità, non è neppure in gioco.

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