Onestà! Onestà! L’onestà truffata

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di Roberto Bin

Lo confesso. Anch’io ho infranto il codice della strada, sono stato multato. Ma ho subito pagato la sanzione.Mi è capitato poi di dimenticare, per un equivoco, di pagare il bollo d’auto: sono stato “scoperto” e sanzionato; ho subito pagato tassa e sanzione. Addirittura – e mi vergogno ammetterlo – mi è successo di sbagliare (a mio favore) la dichiarazione dei redditi (è stato l’ultimo anno che l’ho compilata di persona): ho ricevuto un gentile rilievo dell’Agenzia delle entrate, ho capito e riconosciuto l’errore, ho versato l’importo mancante e pagata la sanzione (ho persino chiesto scusa al funzionario dell’Agenzia che mi aveva contatto per telefono).

Non credo di essere l’unico italiano imbecille, pensavo (e penso) che quasi tutti si comportino più o meno così. Infatti siamo tutti trattati da imbecilli da quelli che ci hanno riempito le orecchie di “Onestà! Onestà!”. Siccome le mie infrazioni non hanno mai superato i 1.000 euro – piccoli sono i peccati di noi imbecilli – se non mi fossi precipitato a pagare ora sarei a posto: pare che sia questo a disporre (tra le altre cose) il decreto fantasma sulla c.d. “pace fiscale”. Non avrei neppure da condonare, potrei tranquillamente stracciare raccomandate, notifiche, cartelle ecc.

Siccome da imbecille ho già pagato, ora non posso più fare nulla? Se tutti noi imbecilli ci mettessimo d’accordo, potremmo sommergere gli uffici finanziari con una valanga di richieste di rimborso degli importi versati a titolo di sanzione. Nessun giudice ci darebbe ragione, direi a prima vista. Ma a ben pensarci non ne sarei così sicuro. Con quale argomento giuridico potrebbe respingere la nostra domanda? Essa si baserebbe sul fondamentale principio di eguaglianza, che sicuramente vieta agli organi pubblici di trattare in modo differente chi ha pagato e gli evasori, privilegiando i secondi rispetto ai primi. Quantomeno il giudice – qualsiasi giudice decente – dovrebbe sollevare davanti alla Corte costituzionale la questione di legittimità di questa legge indecente. E se non lo facesse, alla fine potremmo rivolgerci alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, con buone speranze di ottenere un risarcimento.

O forse dovremmo fare quello che i cittadini possono (e forse devono) fare: protestare, denunciare pubblicamente la truffa, sbugiardare quelli che gridavano “onestà!” e ora proteggono gli evasori, l’economia in nero, l’abusivismo edilizio in una delle più belle isole del mediterraneo. Senza vergogna.

“Onestà, onestà!” è invocata per festeggiare la vittoriosa revoca dei “privilegi della politica”, la riduzione dei trattamenti pensionistici di favore riconosciuti (in base a norme regolarmente in vigore al tempo) ad alcuni deputati, senatori e alle loro vedove, che probabilmente di quello vivono. Quanto si racimola con questa operazione? Ben 16 milioni all’anno, meno di niente rispetto a tutto quello che si vuole condonare. C’è bisogno di soldi per sostenere la manovra finanziaria? Bene, perché non si inizia a ricuperare i 1.400 milioni a cui ammontano le sanzioni dovute dagli allevatori (che tanto hanno beneficiato dei contributi europei) che hanno sistematicamente sfondato le “quote latte”? Ho già segnalato la vicenda mesi fa, quando era uscita la sentenza della Corte di giustizia che ci condannava a ricuperare questi importi (Unione Europea. Chi paga 1,4 miliardi di multa per le quote latte?). Grazie alla furbizia dei ministri leghisti (Zaia), le sanzioni dovute dagli allevatori sono state pagate dallo Stato, cioè da tutti noi imbecilli. Però ad essere puniti – ora ci dicono da Bruxelles – dovevano essere coloro che avevano infranto le norme e da essi gli importi devono essere ricuperati. Se no subiremo delle sanzioni pecuniarie che, ancora una volta, saremo noi imbecilli a pagare, perché gli allevatori padani sono elettori “pesanti” e devono essere lasciati in pace. “Onestà! Onestà!”

PS. Il decreto è ancora fantasma, scritto e riscritto da sordide “manine”. Ma se i membri del Governo non fanno quello che la Costituzione e la legge li obbliga a fare – discutere approfonditamente e approvare i decreti e le proposte di legge riga per riga – come giustificano l’abbondante stipendio che incassano?

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