Chi di fiducia ferisce…

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di Giovanni Di Cosimo

La questione di fiducia è un potente mezzo di pressione sulla maggioranza che il Governo “ricatta” dichiarando che si dimetterà se non verrà approvato quel provvedimento. Ed è un potente mezzo contro l’ostruzionismo dell’opposizione dato che, come stabiliscono i regolamenti parlamentari, fa saltare tutti gli emendamenti.

Il suo utilizzo diventa patologico quando è molto frequente e quando riguarda “maxiemendamenti” presentati dal Governo, cioè emendamenti totalmente sostituivi del testo in discussione, col risultato che il Parlamento si limita a ratificare contenuti interamente decisi dal Governo.  È successo spesso nel passato. Ma la prima fiducia gialloverde non rientra in queste ipotesi: è appunto la prima in più di tre mesi ed è stata posta sul testo elaborato dalla commissione.

Nondimeno, l’opposizione ha accusato il Governo di grave scorrettezza perché la decisione del Consiglio dei ministri di porre la fiducia risale ad alcune settimane fa. Più precisamente, ha sollevato due problemi: da un lato, che la decisione del Consiglio dei ministri è stata contestuale all’approvazione del decreto legge milleproroghe e quindi precedente alla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale; dall’altro, che la decisione riguardava contenuti diversi da quelli attuali, visto che nel frattempo il testo è stato modificato durante l’esame parlamentare.

In effetti, si tratta di una condotta scorretta, poco rispettosa dei principi che dovrebbero regolare il rapporto fra il Governo e il Parlamento, e che trasforma la questione di fiducia in una mera tecnica antiostruzionistica, che poco ha a che fare con l’attuazione dell’indirizzo politico che dovrebbe essere il suo scopo. Il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto prendere la decisione di porre la fiducia in un momento successivo a quello dell’adozione dell’atto, e avrebbe dovuto attendere che il testo assumesse la sua fisionomia definitiva a seguito dell’esame parlamentare.

Tuttavia, come ha rilevato il Ministro per i rapporti con il Parlamento Fraccaro, questa non è certamente la prima volta che intercorre un ampio lasso di tempo fra la decisione del Consiglio dei ministri e l’effettiva proposizione della fiducia. Purtroppo è una prassi già sperimentata.

E quindi, assistiamo al classico gioco delle parti: chi gridava allo scandalo ora non disdegna di utilizzare lo strumento, e chi l’utilizzava ampiamente, non di rado in modo illegittimo, adesso si scandalizza.

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2 commenti su “Chi di fiducia ferisce…”

  1. Mi permetto integrare l’ottimo articolo del collega Di Cosimo, con il ricordo di uno dei tanti precedenti.
    Nella seduta del 2 febbraio 2006 il sottosegretario Ventucci decise di rinunciare alle parti su cui il relatore Azzolini (Fi) aveva espresso parere negativo per mancanza di copertura e di porre la questione di fiducia sul testo risultante, diverso rispetto a quello deciso in Consiglio dei ministri.

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  2. In secondo luogo, la migliore dottrina ha sempre sostenuto che la decisione del Governo di porre la questione di fiducia non è soggetta ad alcun sindacato politico né regolamentare da parte della Presidenza, tanto meno per quanto riguarda le modalità della decisione governativa, dovendo la camera ed il suo Presidente limitarsi a prendere atto della dichiarazione del governo per gli effetti procedurali che ne conseguono.

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