La Corte tedesca e il diritto al clima. Una rivoluzione?

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di Roberto Bin

Le sentenze non si commentano senza leggerle attentamente. Ma le cento e passa pagine della sentenza scritta dal Tribunale costituzionale tedesco sono talmente innovative che, con tutte le riserve di prudenza, non possono essere trattate come se fosse la solita sentenza. E’ una sentenza rivoluzionaria, che può aprire la porta a una svolta fondamentale della tutela dei nostri attuali diritti in relazione ai mutamenti climatici (qui una sintesi a cura della Corte costituzionale).

Due parole sullo strumento processuale. In Germania (come anche altrove, per es. in Spagna) è possibile per le persone, i movimenti, le formazioni sociali denunciare la violazione di diritti costituzionali con ricorso diretto alla corte costituzionale (c.d. Verfassungsbeschwerde). Questo rende possibile agire a tutela di “diritti” che non sono legati agli specifici interessi di una persona: si può agire a tutela della moneta e del risparmio, del funzionamento dei canali di rappresentanza politica, dell’ambiente ecc. In Italia questo strumento non c’è: la Corte costituzionale può occuparsi della costituzionalità di una legge solo se un giudice solleva la relativa questione (del ricorso delle regioni non merita neppure parlare, perché c’entra con le competenze, non con i diritti); e il giudice la può sollevare solo se davanti a lui c’è un giudizio promosso da un privato a tutela del suo specifico interesse.

La sentenza tedesca nasce da quattro ricorsi “diretti” che contestano la legge tedesca di “protezione del clima” (Klimaschutzgesetz) del 2019 perché ha spostato nel futuro (2030) i limiti per la riduzione del gas-serra, violando il diritto fondamentale a un futuro degno e a un minimo ecologico esistenziale. Alcuni ricorsi evidenziano la violazione che così si produce nei diritti delle generazioni future: la Costituzione tedesca – afferma la Corte – obbliga lo stato a rispettare le libertà e i diritti della generazioni future: lo spostamento in avanti dei limiti di inquinamento viola l’obbligo di lasciare alla posterità condizioni tali per cui non si trasferiranno alle future generazioni i sacrifici che oggi si rinviano.

Le generazioni future entrano nel ragionamento come titolari di diritti precisi e “azionabili” già oggi. Questa è una delle novità più importanti. Fermenti importanti vi erano già nella giurisprudenza di alcune corti nazionali. Ma questa decisione unanime, ampiamente argomentata e molto chiara nell’individuare i diritti e i loro titolari, pronunciata da una Corte di grande prestigio, segna una pagina importantissima nella storia del diritto ambientale. In Italia mancano strumenti processuali analoghi: ma le associazioni ecologiste possono agire in giudizio a tutela degli interessi che difendono; se i giudici saranno disposti a seguire la Corte tedesca nell’individuazione del diritto al clima, anche da noi la pressione può trovare la strada per incanalarsi e per reperire gli strumenti processuali necessari a portare davanti alla Corte costituzionale la questione della legittimità di leggi troppo compiacenti e timide nel limitare il degrado ambientale.

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