Una sentenza importante: il diritto al clima approda anche in Italia

di Luciana Cardelli

Dopo la deludente e criticatissima sentenza del Tribunale civile di Roma sul primo caso “climatico” italiano, denominato “Giudizio Universale” (per i commenti alla sentenza romana, si v. la rassegna a cura dell’Osservatorio interformanti sul contenzioso climatico italiano), arriva una ben più corposa e articolata decisione del Tribunale civile di Piacenza, in tema di abbattimento di alberi e diritto dei residenti alla mitigazione climatica contro le c.d. “isole di calore”.

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L’Italia senza “quota equa” e Carbon Budget viola Costituzione e CEDU


di Alberto T. Cohen

Com’è noto, nella sentenza “Verein KlimaSeniorinnen” del 9 aprile 2024, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che uno Stato membro del Consiglio d’Europa, che non utilizzi i “requisiti necessari” di mitigazione climatica per il proprio territorio, versa in una situazione di “lacuna critica” in violazione dell’art. 8 CEDU (cfr. § 573).

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Quando la mitigazione climatica non è dannosa?

di Alberto T. Cohen

Tra i tanti meriti riconosciuti alla “storica” decisione CEDU del caso Verein KlimaSeniorinnen (53600/20, specialmente al § 550), uno non sembra aver ricevuto ancora il necessario approfondimento. Ci si riferisce alla distinzione, tracciata dalla Corte europea, fra (mera) mitigazione climatica, intesa come semplice riduzione delle emissioni di gas serra, e dannosità della stessa (intesa come l’insieme degli effetti comunque negativi di quella riduzione, determinati da omissioni o errori di calcolo sulla sua quantificazione in funzione del contenimento dell’aumento della temperatura media globale, fissato dall’art. 2 dell’Accordo di Parigi).

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La sentenza “Giudizio Universale” e il “minimo costituzionale” tra Costituzione e CEDU

di Gianvito Campeggio

In Italia, le sentenze dei giudici devono essere motivate in base al c.d. “minimo costituzionale”. L’espressione è stata coniata a seguito dell’art. 54 del Decreto legge n. 83/2012, con riguardo all’impugnazione in appello, ma è stata fatta propria dalla Corte di cassazione, come traduzione pratica dell’art. 111 c. 6 della Costituzione.

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Il “Giudizio universale” è inammissibile: quali prospettive per la giustizia climatica in Italia?

di Giacomo Palombino 

La prima causa climatica italiana, nota come “Giudizio universale”, si è conclusa, almeno in primo grado, con un nulla di fatto: il Tribunale civile di Roma ha deciso, con sentenza dello scorso 26 febbraio, che la domanda sia da considerarsi inammissibile «per difetto assoluto di giurisdizione» (si veda il commento di Cardelli). Pur evidenziando «la oggettiva complessità e gravità della emergenza a carattere planetario provocata dal cambiamento climatico antropogenico», il Tribunale ha ritenuto di non poter accertare la responsabilità civile dello Stato, ex art. 2043 c.c. e, in subordine, 2051 cc., dinanzi a una domanda «diretta ad ottenere dal Giudice una pronuncia di condanna dello Stato legislatore e del governo ad un facere in una materia tradizionalmente riservata alla “politica”», ovvero «diretta in concreto a chiedere, quale petitum sostanziale, al giudice un sindacato sulle modalità di esercizio delle potestà statali previste dalla Costituzione».

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