Abbiamo ricevuto e pubblichiamo tre commenti alla sentenza della Corte dei diritti dell’uomo sui diritti climatici: gli autori sono: Giacomo Palombino, Alberto Cohen, Luciana Cardelli
CEDU
L’Italia davanti alla Corte EDU per le emissioni di gas serra
è di questi giorni la notizia del superamento del filtro di ammissibilità, presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti umani, di due ricorsi “per saltum” (ossia senza aver esperito i procedimenti giudiziari interni) di quattro cittadine italiane nei confronti dell’Italia e di altri 31 Stati (“caso Uricchio”, ric. n. 14615/21, e “caso De Conto”, ric. 14620/21), per responsabilità per danni da cambiamento climatico (cfr. Cambiamenti climatici, due lucane e due bellunesi a un passo dall’impresa di inchiodare l’Italia).
Contenziosi climatici e la doppia verità dell’Avvocatura dello Stato
L’Avvocatura dello Stato italiano si trova coinvolta in un’inedita esperienza di rappresentazione dell’interesse pubblico nelle controverse giudiziarie.
La sospensione della Russia dal Consiglio d’Europa
Come ben risaputo, il Consiglio d’Europa ha deciso di sospendere, con effetto immediato, la Russia dai suoi diritti di rappresentanza nel Comitato dei Ministri e nell’Assemblea parlamentare, a causa dell’aggressione militare compiuta ai danni dell’Ucraina, reputata da tale organizzazione “una grave violazione del diritto internazionale”.
Il “caso Diciotti” e la “prova di forza” con l’Ue: fare i conti con la legalità
Il “caso Diciotti”, dopo le vicende già note di Pozzallo, Trapani e della nave “Aquarius”, riporta prepotentemente l’attenzione sull’emergenza dei flussi migratori e sul ruolo dell’Unione europea e degli Stati membri nel far sì che siano rispettati i diritti fondamentali e inviolabili – e, tra questi, in primis, la dignità – di ogni individuo.
Frodi sull’Iva e il caso Taricco: la Corte di Giustizia fa marcia indietro
di Pietro Faraguna
La Corte di giustizia ha deciso oggi (5 dicembre 2017) una questione assai dibattuta e di una certa importanza, se non altro per via del giudice che l’aveva introdotta alla Corte di giustizia, ovvero la Corte costituzionale italiana. Non è infatti per nulla comune che una Corte costituzionale bussi alla porta della Corte di giustizia: la Corte costituzionale l’ha fatto soltanto tre volte, e i colleghi delle supreme giurisdizioni costituzionali di altri Stati membri non fanno ricorso assai più spesso a questo canale.
La tortura tra antiche lacune normative e diritto penale simbolico
di Lucia Risicato *
Con imbarazzante ritardo sulla Convenzione di New York del 1984 l’Italia ha approvato in via definitiva due distinte fattispecie incriminatrici in tema di tortura: l’art. 613 bis c.p., che descrive – come vedremo – una sorta di reato abituale, e l’ancora più improbabile art. 613 ter sull’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura.
Alla faccia del dialogo…
la Consulta, i giudici, la Corte di Strasburgo, oggi
di Davide Galliani
La Corte di Strasburgo è in crisi esistenziale (così il giudice Pinto nel § 35 della dissenting in Hutchinson v. Regno Unito, G.C., 17 gennaio 2017). In effetti, da una parte, si “alza” fino a dichiarare contrarie alla Convenzione talune disposizioni contenute nelle Costituzioni degli Stati, ma, dall’altra parte, si “abbassa” a essere corte del caso concreto, del fatto, sostituendosi alla valutazione dei giudici di merito statali.