Non è bene che quando si analizza l’azione politico-amministrativa del Governo in un momento di particolare e oggettiva complessità “gestionale” prodotta oramai da qualche mese dalla drammatica pandemia quale è quella in atto nel Paese (oramai dalla fine di gennaio, almeno se si ha riguardo a quanto affermato dalle autorità sanitarie italiane tra gli allarmismi più o meno “trattenuti” dalla stessa OMS), si debba per forza approvare ogni scelta compiuta…
art. 116
Autonomia speciale e buon senso ordinario
Nel discutere del rilancio delle autonomie territoriali nell’ordinamento italiano in una recentissima occasione nella quale erano presenti autorevoli costituzionalisti (che da tempo indagano il sistema autonomistico del nostro Paese), ho sostenuto, da studioso interessato a preservare un assetto democratico e partecipativo nel quale si possa esprimere il “buon” autogoverno territoriale, una tesi semplice che mi appare logica e in linea con gli scopi dichiarati e perseguiti in particolare dai colleghi che si occupano della questione con maggiore competenza e profondità.
Federalismo scolastico?
Finora il dibattito sul regionalismo differenziato si è concentrato soprattutto sui profili finanziari degli accordi fra il Governo e le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Ma aspetti controversi emergono anche relativamente alla definizione delle materie. Da questo punto di vista, la materia più problematica è forse l’istruzione, uno dei capisaldi dello stato sociale strettamente legata all’effettiva realizzazione del principio di eguaglianza. Due sono gli aspetti più critici.
L’insostenibile leggerezza dell’autonomia “differenziata”: allegramente verso l’eversione
1. Le vicende passate. Le vicende dell’applicazione dell’art. 116.3, cioè dell’autonomia “differenziata” di alcune regioni ordinarie, hanno di recente compiuto figure acrobatiche inattese che stanno portando a sviluppi sorprendenti e potenzialmente eversivi. Ripercorriamo il tragitto.