di Fabio Ferrari
A quale titolo la Lega Nord chiede l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella ‘contro’ la sentenza sui fondi del partito? Cerchiamo di rispondere con la dovuta delicatezza: nessuno.
di Fabio Ferrari
A quale titolo la Lega Nord chiede l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella ‘contro’ la sentenza sui fondi del partito? Cerchiamo di rispondere con la dovuta delicatezza: nessuno.
Dei riferimenti giuridici della questione dei rifugiati si parla poco. Anche se non risolutivi, andrebbero fissati, data la stratificazione delle norme, in modo che criteri diversi, etici o politici, siano applicati all’interno dell’area normativa.
Al rientro dal suo viaggio istituzionale negli Stati Uniti, la Presidente del Senato troverà ancora sulla sua scrivania la lettera del 30 aprile con cui il sen. Parrini le chiede “di esprimere una chiara valutazione sulle disposizioni contenute” nel regolamento del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle del Senato.
1. I botti iniziali, riguardanti la formazione dell’esecutivo, hanno lasciato il passo alla rassegnazione? Forse sì. Vero che di leggi se ne sono viste poche, al contrario delle tante parole e di qualche rilevantissimo fatto. Vero che le caselle dei più importanti uffici ministeriali sono state riempite da poco. Eppure, se valutiamo parole e fatti, siamo già alle prese con un governo che dovrebbe catalizzare le attenzioni dei più. Quanto meno preoccupare i più.
Qualcuno ricorderà come lo scorso mese una classe del liceo Socrate di Roma (Garbatella) sia finita sui principali quotidiani nazionali perché, nel mettersi in posa per la foto di classe, aveva alzato il braccio destro a rievocare il saluto romano.
La questione migratoria sta diventando cruciale negli stati europei e nelle istituzioni dell’UE: se la minaccia alla stabilità dell’Eurozona sembrava potesse venire dalla finanza, oggi sembra che la madre di tutte le instabilità sia la questione migratoria. Ma cattive ricette economiche e cattiva gestione delle politiche migratorie sono due aspetti collegati. A mostrarcelo è la Germania.
Chi pensava che le vicissitudini della nave Aquarius avrebbero influito sulle decisioni di politica migratoria del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018, sarà probabilmente rimasto deluso: al vertice di Bruxelles hanno prevalso le divisioni, i nazionalismi, l’antagonismo che caratterizza il comportamento degli Stati membri di fronte al dilemma tra chiusura e apertura dello spazio Schengen.
In questo giornale si è più volte dato conto della preoccupante situazione delle istituzioni polacche (1, 2, 3, 4): la maggioranza di governo, in linea con una deleteria tendenza che sembra accompagnare altri Paesi dell’est Europa, ha da tempo avviato (e in gran parte concluso) una serie di riforme finalizzate a pregiudicare l’indipendenza e l’autonomia del potere giudiziario, con l’evidente obiettivo di sottoporlo al controllo dell’Esecutivo.
Tra i molti lussi che il nostro Paese si concede c’è anche quello di avere un Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la Democrazia Diretta. Chi lo ha inventato probabilmente non sapeva bene che compiti fossero istituzionalmente affidati al ministro per i rapporti con il Parlamento (era il ministero di M. Elena Boschi, per intenderci). I compiti del ministero sono ben definiti sin dal 2012:
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