La vicenda della promulgazione con nota presidenziale di accompagnamento (che si legge sul sito web dell’organo) della legge che emenda – ampliandone la portata scriminante, rispetto alla formulazione preesistente della disposizione, i presupposti di esercizio della legittima difesa – ha suscitato anche su queste colonne un interessante dibattito.
editoriale
Televisione e disinformazione
Si commetterebbe davvero un grave errore se qualcuno, guardando i numerosi talk show predisposti dalle emittenti televisive dalla mattinata sino alla sera inoltrata, pensasse seriamente di farsi una idea plausibile dello stato dei rapporti tra le forze politiche, dell’azione del Governo, delle ragioni che inducono il Parlamento ad assumere una decisione piuttosto che l’altra, della effettiva portata dei pronunciamenti giudiziari, di quello che accade nei diversi versanti in Europa e nel mondo.
Si fa o non si fa il “buco” in Val di Susa?
Ma davvero si pensava e si pensa che si potesse e si possa governare il Paese, sottoscrivendo dinanzi ad un compiacente notaio (nel senso di professionista privato), un “contratto politico” tra due leader sicuri, in quanto elevati al rango di “capi partito” come richiesto da esplicita previsione legislativa, di potere sempre e comunque contare sul sostegno delle rispettive “truppe” parlamentari, considerate, in verità con qualche ragione, alla stregua di una ubbidiente fanteria d’assalto?
La “disobbedienza” dei Sindaci come “intreccio” di doveri “diffusi” di difesa dei diritti?
La questione sollevata dalla “disobbedienza” dei Sindaci sul “decreto Salvini” comprende un profilo, ancora rimasto ai margini del dibattito tra i costituzionalisti e aperto invece al tema, oggi più che mai importante, dell’adempimento di doveri “internazionalmente imposti” ed “euro-unitariamente conformi”.
Onestà! Onestà! L’onestà truffata
Lo confesso. Anch’io ho infranto il codice della strada, sono stato multato. Ma ho subito pagato la sanzione.
Migliorare la democrazia? Il bilancio partecipativo
La democrazia è in crisi, è un dato di fatto. Più precisamente sono in crisi i meccanismi previsti dalla costituzione per canalizzare la volontà popolare, in particolare quelli della democrazia rappresentativa. I dati sull’affluenza alle elezioni dimostrano lo scarso interesse e la sfiducia dei cittadini nelle sfere della politica, i partiti politici faticano a trovare nuovi iscritti e i movimenti populisti sono in forte espansione in tutta Europa. È innegabile che tra la popolazione e le istituzioni si sia creato un profondo divario, difficile da colmare.
Chiacchiere in treno
Sono frequenti i richiami alla gente anche se non è chiaro come vada intesa. Quello che effettivamente pensano le c.d. persone comuni sembra che non interessi molto forse perché talvolta arrivano ad analizzare le situazioni prima e meglio di chi dovrebbe. Tra i pendolari, che per abitudine viaggiano sempre nello stesso vagone del treno, si crea un ambiente utile alla discussione. Vale la pena di riportare quello che si sono detti impiegati pubblici e privati, un paio di professori, studenti universitari e occasionalmente un magistrato in pensione.
Politica pop e diritto, i rischi di un passo indietro nella nostra storia
La storia di Europa è stata segnata da una conquista della cultura liberale, la prevalenza del diritto sulla politica. La ‘politica’ è un termine un po’ astratto per definire il potere, e la storia di Europa è stata segnata dal tentativo di porre il potere sotto controllo, imbrigliarlo nelle regole e nei limiti della costituzione e delle leggi. Quando si parla di Stato di diritto o di Stato costituzionale è a questa conquista che si fa riferimento.
Il Governo del cambiamento e le donne
In questi giorni alcune docenti di diritto costituzionale hanno diffuso una lettera indirizzata ai Presidenti delle Camere (riprodotta qui sotto),
Un governo culturalmente incostituzionale?
1. I botti iniziali, riguardanti la formazione dell’esecutivo, hanno lasciato il passo alla rassegnazione? Forse sì. Vero che di leggi se ne sono viste poche, al contrario delle tante parole e di qualche rilevantissimo fatto. Vero che le caselle dei più importanti uffici ministeriali sono state riempite da poco. Eppure, se valutiamo parole e fatti, siamo già alle prese con un governo che dovrebbe catalizzare le attenzioni dei più. Quanto meno preoccupare i più.
Austerity e cattiva gestione dell’immigrazione: lezioni dalla Germania
La questione migratoria sta diventando cruciale negli stati europei e nelle istituzioni dell’UE: se la minaccia alla stabilità dell’Eurozona sembrava potesse venire dalla finanza, oggi sembra che la madre di tutte le instabilità sia la questione migratoria. Ma cattive ricette economiche e cattiva gestione delle politiche migratorie sono due aspetti collegati. A mostrarcelo è la Germania.
Europa c. nazionalismo, ci si gioca la pace
di Roberto Bin
Settant’anni di pace non sono pochi, almeno non lo sono in quel continente europeo che è stato lacerato da guerre cicliche e devastanti, sommate a tumulti rivoluzioni e guerre civili. Da quando? Praticamente da sempre. Il merito di una pace lunga e – almeno sino a poco tempo fa – ben radicata nei paesi dell’Europa occidentale (perché in quella orientale ci si è massacrati nella ex-Jugoslavia e ancora lo si fa nel Donbass) sembrava un dato acquisito per sempre. E invece qualcosa si sta incrinando.











