Promesse elettorali: e se oltre le fake news ci occupassimo delle fake promises?

di Roberto Bin

La legislatura è finita discutendo di una proposta di legge che persegua le fake news: non si è fatto nulla, per fortuna, poiché il tema è troppo delicato per darlo in pasto ad assemblee parlamentari ormai ridotte ad arene dove falsi gladiatori combattono con falsi leoni. Però qualcosa si dovrebbe fare contro le false promesse elettorali.

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Perchè non conviene ai partiti
indicare il candidato premier prima del voto

di Antonio d’Andrea

C’è qualche aspetto che giudico singolare in questo inizio, tra lo scoppiettante ed il patetico, di campagna elettorale che dovrebbe lasciarsi alle spalle l’attuale XVII Legislatura, arrivata alla fine naturale “assorbendo” l’inatteso esito tripolare del voto del febbraio 2013 e “rimaneggiando”, oltre il prevedibile, gli schieramenti coalizionali (definitivamente riesumati dal c.d. rosatellum) che vengono ricondotti – più per abitudine e pigrizia mentale – ad un centro-sinistra e a un centro-destra.

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Elezioni 2018: una campagna nel rispetto del galateo elettorale

di Dario de Marchi

Bon ton istituzionale per i candidati alle prossime elezioni. Per tentare di riportare la campagna elettorale ai toni della regolarità, lealtà e correttezza e conseguire il meritato successo, l’Accademia del Cerimoniale (ne fanno parte i principali esperti di protocollo e cerimoniale dei maggiori organismi pubblici) ha redatto il Galateo Elettorale.

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Valutare il benessere: inizia la stagione dell’indicatore equo e sostenibile (BES)?

di Chiara Bergonzini

Qualcuno l’aveva capito molto tempo fa: sul lungo periodo, la rincorsa alla crescita del PIL non può essere l’unico obiettivo economico di un sistema democratico, perché ai fini del suo calcolo rileva – in sintesi – solo la produzione di mercato, senza distinguere se ciò che ha valore per il mercato sia nella realtà utile o dannoso alla vita degli esseri umani, all’ambiente in cui si muovono, alle relative interazioni.

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Seggio o son desto? Il sindaco che si candida alle elezioni politiche rischia…

di Roberto Bin

Il Sindaco di Imola, Daniele Manca, ha annunciato le sue dimissioni, per potersi candidare alle politiche. Ma la legge è precisa: lui, come tutti gli altri sindaci che non si sono dimessi per tempo, sono ineleggibili.

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La sottoscrizione delle liste: una possibile “uscita di sicurezza” a tutela della democrazia

di Salvatore Curreri

Hanno senz’altro ragione Roberto Bin e Gabriele Maestri quando imputano l’attuale situazione in cui versano i radicali – unica forza politica che, pur volendolo, non può di fatto coalizzarsi – rispettivamente ora alla poca chiarezza del dettato legislativo, ora agli effetti discriminatori dell’esenzione dalla raccolta delle firme per i partiti costituiti in gruppi parlamentari (magari all’ultimo minuto, come accaduto al Senato dove il 21 dicembre il gruppo Grandi Autonomie e Libertà, modificando per la sedicesima volta la sua denominazione, ha aggiunto la dicitura Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, così da esentare l’Udc dalla sottoscrizione delle firme).

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La sottoscrizione delle liste: quello che i partiti non han voluto fare

di Gabriele Maestri
Ho letto con interesse l’articolo di Roberto Bin sul problema delle firme e delle candidature sollevato da Emma Bonino e dalla lista +Europa, tema di cui qui mi ero già occupato sotto Natale.

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Tutte le ragioni del “due process of law”

di Fulvio Cortese

C’è un tema che ha sempre attratto l’attenzione di tutti gli studiosi di diritto pubblico. Si tratta del “giusto procedimento”, uno dei cardini dello stato di diritto. In una sentenza molto nota (n. 13/1962) la Corte costituzionale lo definiva in questi termini:

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La sottoscrizione delle liste: i radicali hanno ragione, ma la colpa è della legge

di Roberto Bin

È scoppiata da poco la questione della raccolta delle firme a cui sono tenuti i partiti che non erano già rappresentati in parlamento e che vogliono aderire ad una coalizione: è la questione sollevata da Emma Bonino, la cui lista, +Europa, avrebbe dovuto entrare nella coalizione di centro-sinistra.

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La Corte frena la corsa all’impazzata dei ricorsi contro le leggi elettorali

di Antonio D’Andrea

Mi spiace dover rilevare che la Corte, nel dichiarare senza troppi imbarazzi inammissibili (ordinanze n. 277 e 280 del 2017) i quattro ricorsi per conflitto di attribuzione sostanzialmente diretti nei confronti della nuova legge elettorale – il cosiddetto Rosatellum – (formalmente indirizzati nei confronti delle Assemblee parlamentari, dei l0r0 Presidenti e del Governo) e sollevati da singoli parlamentari, elettori, rappresentanti dei Gruppi parlamentari e varie altre sigle di “consumatori istituzionali”, abbia semplicemente dovuto riaffermare il buonsenso, prima ancora di dare risposte di sicura valenza tecnico-giuridica,  alla luce dei vigenti precetti costituzionali.

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