di Giovanni Di Cosimo
Calano un poco i decreti legge, aumentano tanto i decreti legislativi. L’abnorme mole dei provvedimenti attuativi di cui ben 200 sono eredità dei due governi precedenti quello Renzi.
di Giovanni Di Cosimo
Calano un poco i decreti legge, aumentano tanto i decreti legislativi. L’abnorme mole dei provvedimenti attuativi di cui ben 200 sono eredità dei due governi precedenti quello Renzi.
di Giovanni Di Cosimo
I due assi principali della riforma, ovvero superamento del bicameralismo paritario e rimodulazione dei rapporti fra Stato e regioni, occupano uno spazio ben diverso nel convulso dibattito di questi giorni.
di Pietro Faraguna
Approssimandosi la data del 4 dicembre, il dibattito sulla riforma costituzionale impazza. Sarà forse una distorsione prospettica nella quale si incorre quando si è troppo vicini al proprio oggetto di studio e di lavoro, ma sembra che nessuno si occupi di altro.
L’Istituto Cattaneo ha compiuto una interessante analisi della partecipazione al voto nei referendum costituzionali.
La prina sezione civile del Tribunale di Milano ha respinto il reclamo d’urgenza presentato ieri dal presidente merito della Corte costituzionale, Valerio Onida.
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso contro la sentenza del Tar in merito al quesito referendario. Ecco il testo della decisione presa il primo dicembre dal presidente Anastasi.
Ecco sintetizzate le modifiche alla Costituzione proposte alla approvazione o al rifiuto dei cittadini con il referendum che si terrà il 4 dicembre prossimo.
Il no di Salvini alla riforma costituzionale ha un motivo preciso, lo ha ripetuto anche oggi a Parma (Repubblica.it Parma del 28 novembre 2016).
La riforma costituzionale riduce il numero dei senatori di due terzi, per l’esattezza da 315 a 100. La drastica riduzione ha varie conseguenze.
Sembra un punto su cui, caso raro, tutti sono d’accordo, quelli del SI e quelli del NO. La riforma comporterà una notevole compressione dei poteri regionali.
di Giovanni Di Cosimo
L’incognita maggiore della riforma costituzionale riguarda il ruolo che svolgerà il nuovo Senato che, nel peggiore degli scenari, potrebbe contrapporsi alla Camera. È lo scenario della doppia maggioranza che si regge su alcune ipotesi.
di Salvatore Curreri
Si è molto discusso in queste settimane sulla natura della rappresentanza dei nuovi senatori.Secondo i sostenitori del NO alla riforma, costoro saranno, come oggi, rappresentanti dei partiti politici e non dei territori di provenienza, e quindi si organizzeranno all’interno del nuovo Senato e voteranno secondo logiche di schieramento partitico, con buona pace degli interessi regionali e comunali di cui dovrebbero essere portavoce.
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