di Francesco Severa¶
L’approccio puntuale alla revisione costituzionale è di certo più coerente con il modello dell’art. 138 Cost. rispetto ai tentativi organici di riforma, quali quelli, ad esempio, del 2006 e del 2016.
di Francesco Severa¶
L’approccio puntuale alla revisione costituzionale è di certo più coerente con il modello dell’art. 138 Cost. rispetto ai tentativi organici di riforma, quali quelli, ad esempio, del 2006 e del 2016.
di Svea Teresa Costa
I senatori a vita sono tornati al centro del dibattito politico e, questa volta, potrebbero esserci le condizioni per una possibile abolizione di tali figure, prevista nel disegno di legge costituzionale n. S. 935, comunicato alla Presidenza del Senato il 15 novembre 2023, sul c.d. “premierato”. Infatti, se fino ad ora il ruolo di tali parlamentari è stato sporadicamente oggetto di analisi, adesso invece il dibattito pubblico in merito si è intensificato a seguito del rilievo che queste figure hanno assunto in Senato.
Viene detto che la proposta governativa di modifica della forma di governo italiana non incide sulle prerogative del Presidente della Repubblica. Soprattutto l’art. 87, ovvero la disposizione che racchiude gran parte delle attribuzioni di questa istituzione, appare integralmente mantenuto dai ddl di revisione come è attualmente.
di Alessandro Morelli e Luigi Ventura
Sostiene il Presidente del Senato Ignazio La Russa che ci sarebbe ormai una “Costituzione materiale” che attribuirebbe al Presidente della Repubblica “poteri più grandi di quelli che originariamente la Carta prevedeva e un’elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe ridimensionare l’utilizzo costante di questi ulteriori poteri: ridimensionarli non eliminarli”.
La recentissima sentenza 215/2023 della Corte costituzionale, relatore D’Alberti, chiarisce bene il senso delle osservazioni del Presidente Barbera sul problema delle prerogative del Parlamento e del Governo, di ogni legislatura e di ogni esecutivo.
Non è la prima volta che il Presidente Mattarella, nel promulgare un disegno di legge di conversione di un decreto legge, scrive al Presidente del Consiglio e/o ai Presidenti delle Camere per segnalare taluni specifici profili d’incostituzionalità.
Enzo Cheli ha scritto, da par suo, un articolo del tutto condivisibile per spiegare perché non gli piacciono affatto le proposte “presidenzialiste” avanzate da Fratelli d’Italia e riprese dai programmi elettorali del centro-destra. La mia perplessità è ancora più radicale, perché non capisco di cosa si parli. E questo un po’ mi allarma.
Un antico proverbio francese, tratto dalla tradizione giuridica dell’Ancien Régime, insegna che “une fois n’est pas coutume”, cioè “una volta non fa consuetudine”. E due volte fanno una consuetudine? O meglio, due volte fanno una revisione costituzionale implicita?
di Enrico Cuccodoro e Luana Leo*
È interessante rilevare come ciascuna Presidenza della Repubblica sia nata in un contesto storico segnato da eventi incisivi. Tale circostanza affiora dal messaggio che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso al Parlamento nel giorno del suo giuramento, avvenuto il 3 febbraio 2015.
In tutti questi mesi il prof. Curreri ha mantenute aggiornate le tabelle degli spostamenti di deputati e senatori da un gruppo all’altro iniziati all’indomani delle elezioni del 2018. Come si può vedere, il Parlamento che – con l’integrazione dei rappresentanti delle regioni – si avvia a eleggere il nuovo Capo dello Stato è assai diverso da quello eletto dai cittadini italiani nel 2018. Verrebbe da chiedersi quale legittimazione politica esso abbia: è opportuno che un Parlamento trasformista elegga un Presidente che rimarrà in carica sino al 2029, quando esso stesso dovrà essere rieletto, al più tardi, all’inizio del 2023? Non sarebbe meglio che il nuovo Presidente fosse eletto dal nuovo Parlamento?
Nella corsa alla Presidenza della Repubblica, Mario Draghi sembra al momento essere l’unico nome in circolazione che può seriamente ambire a riunire un’ampia convergenza di sostegni in questa complessa e sfilacciata XVIII legislatura.
L’ultimo numero di Quaderni costituzionale prende spunto dai cinquant’anni della riforma dei regolamenti parlamentari del 1971 per dedicare la sua sezione monografica ad una riflessione a più voci (Manzella, Manetti, Lasorella, Ruotolo e Fasone) sul c.d. giusto procedimento legislativo.
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