Il referendum abrogativo è una cosa seria, ma chi lo propone non sempre lo è. E l’astensionismo che ha vanificato i referendum per i quali si è votato ieri lo ha clamorosamente confermato.
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Temi e problemi del quesito referendario sulla legge Severino
Il primo quesito referendario sul quale gli italiani saranno chiamati a votare il prossimo 12 giugno è tra i più semplici e lineari, avendo ad oggetto l’abrogazione totale di un atto legislativo – cosa che, ormai, rappresenta quasi un’eccezione, dato che nella stragrande maggioranza dei casi i quesiti sono non soltanto parziali ma altresì redatti utilizzando la tecnica del ritaglio di singole porzioni di testo, non sempre aventi un autonomo valore linguistico prima ancora che normativo – e ponendo pertanto l’elettore di fronte alla scelta se abrogare un intero e sistematico apparato di norme o mantenerlo in vigore.
Sempre più difficile il rapporto tra democrazia diretta e rappresentativa?
L’8 ottobre l’associazione Luca Coscioni e le altre associazioni che formano il Comitato promotore del referendum sull’eutanasia hanno depositato in Cassazione le firme necessarie. Come sappiamo esse ammontano a più di un milione.
Oltre 500 mila firme per il referendum sull’eutanasia legale
È di questi giorni la notizia del raggiungimento (anzi del superamento) della quota di firme ‒ richiesta dalla Costituzione (art. 75 Cost.) ‒ per l’abrogazione parziale dell’art. 579 del codice penale in materia di omicidio del consenziente.
Sul quorum nei referendum per le variazioni territoriali dei comuni. Il caso veneziano non è affatto banale
di Giacomo Menegus e Roberto Bin
Nella giornata del 7 ottobre scorso si è tenuta, dinanzi al Tar Veneto, la discussione del ricorso proposto da uno dei promotori della separazione tra Mestre e Venezia, fallita il 1° dicembre 2019 a causa del mancato raggiungimento del quorum al referendum. Gli aventi diritto recatisi alle urne sono stati solo il 21,73%, con i Sì che hanno (inutilmente) prevalso sui No, attestandosi al 66,11%.
Perché ciò che Sabino Cassese sostiene contro il referendum elettorale non può essere condiviso
Sostiene Sabino Cassese (cfr. I rischi che si corrono a giocare con le leggi, in Corriere della sera dell’11 gennaio 2020), che il referendum elettorale per l’introduzione dei collegi uninominali sarebbe inammissibile, perché il “furbo architetto” della proposta avrebbe confezionato un quesito mediante un collage di norme, pensate per fini diversi e, quindi, prese a caso, facendo come “Tarzan che, per muoversi velocemente nella giungla, andava con liane da un albero all’altro”.
Chi ha paura del popolo? Perché il PD dovrebbe promuovere il referendum sul taglio dei parlamentari. Un’opinione controcorrente
Mentre pensavo a momenti storici simili al voto di martedì 8 ottobre, con il quale la Camera ha dato via libera alla modifica degli Articoli 56 e 57 della Costituzione, mi sono venuti in mente solo parlamenti codardi che si sono spogliati dei propri poteri in favore di dittatori e caudilli. Azzardare simili accostamenti sarebbe fuori luogo, ma la legge di revisione costituzionale appena licenziata è sicuramente un singolarissimo caso di automutilazione parlamentare.
Dal “Rosatellum” al maggioritario puro via referendum? Un quesito difficilmente ammissibile
Nei giorni scorsi l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha proposto l’indizione di un referendum abrogativo, su iniziativa di almeno cinque Consigli regionali, per eliminare la quota proporzionale della legge elettorale vigente, pari ai due terzi dei seggi: la normativa di risulta darebbe vita ad un sistema maggioritario puro, analogo a quello vigente nel Regno Unito.
Francia: riflettendo su un “referendum di iniziativa condivisa”
Mentre in Italia la riforma costituzionale per introdurre il referendum propositivo è in discussione al Senato, l’11 aprile scorso l’Assemblea nazionale francese ha adottato il testo definitivo della c.d. loi PACTE, vale a dire la legge che prevede il contestato progetto del Presidente Macron per la privatizzazione degli aeroporti di Parigi.
Il dilemma del referendum nel Regno Unito: uno strumento adeguato per uscire dall’impasse della Brexit?
Il Regno Unito sta vivendo un momento storico senza precedenti, una situazione di caos totale dagli sviluppi imprevedibili, che trova il suo fondamento in una crisi politica difficilmente risolvibile e che ha preso le mosse da un referendum – quello sulla Brexit del 23 giugno 2016 – dall’esito totalmente dirompente, al di là di ogni previsione.
Iniziativa legislativa popolare e democrazia rappresentativa parlamentare: un delicato equilibrio
I disegni di legge costituzionali proposti per sottoporre a referendum le iniziative legislative popolari non approvate dal Parlamento possono costituire un efficace rimedio alla crisi di partecipazione politica; attenti, però, a non alterare il delicato equilibrio costituzionale tra democrazia rappresentativa parlamentare e istituti di democrazia diretta.
La Commissione Affari costituzionali della Camera sta in questi giorni esaminando in sede referente due proposte di legge costituzionali, entrambe dirette a potenziare l’iniziativa legislativa popolare attraverso l’introduzione su di esse del referendum c.d. propositivo.
Riformare poco perché nulla si riformi? Alcune considerazioni sulle audizioni del ministro Fraccaro
Tra il 12 e il 24 luglio scorsi si è tenuta, presso le Commissioni Affari costituzionali riunite di Camera e Senato, la rituale audizione programmatica del ministro per i Rapporti col Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro.