Oggi non possiamo sapere se e quando il disegno di legge di riforma costituzionale che va sotto il nome di premierato elettivo andrà in porto. Oggi sappiamo – non è passato nemmeno un mese dalla sua presentazione – che non gode di buona stampa. Gli aggettivi denigratori si sprecano. Confuso, contraddittorio, torbido, pericoloso, autoritario, eversivo e decine altri, anch’essi assai poco lusinghieri. Se non è un record, poco ci manca.
democrazia
Voto ai fuorisede: non neghiamo alla Costituzione la sua bellezza
Nuove elezioni si avvicinano, vecchi problemi si ripresentano.
In qualità di giovane studente (fuorisede) di giurisprudenza appassionato alla politica e al diritto costituzionale, vivo sempre, con l’avvicinarsi di un’elezione, un periodo di rabbia e stupore.
Il popolo non esiste, la democrazia invece sì!
*di Gladio Gemma (in memoria)*
Secondo un detto, “le bugie hanno le gambe corte”. Credo sia vero, ma sia necessario aggiungere, criticamente, che “le grandi bugie hanno le gambe lunghe”. Infatti, se rievochiamo la storia e, ad esempio, pensiamo alle vicende degli ebrei, verifichiamo quali menzogne storiche nei loro confronti (e non solo quelle naziste) siano state durature.
“Paura del tiranno”: una psicopatologia culturale
La psicologia ha individuato due tipi di paure. La prima è di natura funzionale (razionale, può dirsi con un ossimoro). Essa si sostanzia nel timore di un evento negativo, probabile e pericoloso ed è utile perché alimenta una reazione onde prevenire o contrastare l’evento stesso:
Chi ha paura della democrazia?
Ne avevamo dato conto poco tempo fa. In vista delle elezioni di autunno in Calabria (per la regione) e in molti comuni grossi e piccoli, un collettivo di giovani aveva lanciato un appello, chiedendo aiuto per redigere un progetto di legge che consenta finalmente di votare a distanza.
L’inverno del nostro scontento
Il romanzo di Steinbeck, che prende a titolo il verso iniziale del Riccardo III di Shakespeare, narra del discendente di una famiglia di balenieri, che perde ricchezza e prestigio sociale a causa della “crisi del settore”. E’ una vicenda allegorica che mi viene in mente in questi giorni, di fronte alla stretta anticovid voluta dal Governo.
La pretesa “democraticità” della deriva autoritaria di Orban, Popper e l’art. 139 della Costituzione
La posizione di alcuni politici italiani, per cui la legge che conferisce poteri straordinari a Orban non avrebbe nulla di deplorevole perché deliberata dalla maggioranza del Parlamento ungherese, offre l’occasione per una breve riflessione su uno dei dilemmi principali della democrazia.
Una vecchia questione: la democrazia nei partiti
Il fatto che la possibilità di formare un nuovo Esecutivo sia dipesa dal voto online di qualche migliaia di iscritti al M5S non merita troppi commenti:
se non ci fosse di mezzo una questione capitale come il proseguimento della legislatura, sarebbe stato quasi da augurarsi un esito negativo della votazione.
Dove va la democrazia italiana?
Se c’è un aspetto che lascia di stucco chiunque abbia conservato una minima capacità di discernimento rispetto alle vicende politico-istituzionali che si succedono da qualche tempo nel nostro ordinamento è la capacità di minimizzare o, se volete, di sorvolare a proposito di episodi (l’ultimo dei quali rappresentato dalla revoca del sottosegretario leghista Siri) che, viceversa, avrebbero potuto avere implicazioni di altra natura sulla tenuta della maggioranza parlamentare “del cambiamento”, quantomeno stando alle roboanti dichiarazioni dei rispettivi leader.
Sondaggi infelici: il Ministro per la democrazia diretta e il suo partito riusciranno a capire la lezione?
Tra i molti lussi che il nostro Paese si concede c’è anche quello di avere un Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la Democrazia Diretta. Chi lo ha inventato probabilmente non sapeva bene che compiti fossero istituzionalmente affidati al ministro per i rapporti con il Parlamento (era il ministero di M. Elena Boschi, per intenderci). I compiti del ministero sono ben definiti sin dal 2012:
Il domani non basta: il “momento elettorale” fra passato e futuro
di Alessandro Lauro
In questi giorni di fremito pre- e post-elettorale, gli italiani hanno per un momento “riscoperto” la politica: grazie al tam tam sui social network, ai link che piovono magicamente ovunque per calcolare le affinità politiche, agli illuminati appelli “ad informarsi”, si è aperto innanzi al cittadino elettore un universo di sigle, simboli, nomi che prima erano sconosciuti o quasi.
Opinione pubblica e decisione politica
di Gianmario Demuro
1. Quali sono i legami tra l’opinione pubblica, il diritto a essere informati, il populismo e l’uso recente dei referendum? Temi in apparenza molto distanti che, invece, possono essere legati da un filo sottile, da una trama fine, da un immenso equivoco che li tiene insieme.