
di Antonio D’Andrea
Il popolo ha ancora bisogno degli intellettuali e, in particolare, degli intellettuali di sinistra?

di Antonio D’Andrea
Il popolo ha ancora bisogno degli intellettuali e, in particolare, degli intellettuali di sinistra?
di Roberto Bin
“E’ lecito infiltrarsi nei partiti?” si chiede Meloni: e rivolge la domanda al Presidente della Repubblica, lamentando “una pratica da regime” (forse mai era capitato prima che fosse un capo di governo a denunciare il pericolo che si stesse instaurando “un regime”nel suo Paese!). Ma la domanda è mal indirizzata. Perché la risposta la troverebbe nella Costituzione, se solo avesse l’accortezza di sfogliarla ogni tanto. E la troverebbe esattamente nell’art. 49, quello che si occupa dei partiti politici.
Oggi non possiamo sapere se e quando il disegno di legge di riforma costituzionale che va sotto il nome di premierato elettivo andrà in porto. Oggi sappiamo – non è passato nemmeno un mese dalla sua presentazione – che non gode di buona stampa. Gli aggettivi denigratori si sprecano. Confuso, contraddittorio, torbido, pericoloso, autoritario, eversivo e decine altri, anch’essi assai poco lusinghieri. Se non è un record, poco ci manca.
Nuove elezioni si avvicinano, vecchi problemi si ripresentano.
In qualità di giovane studente (fuorisede) di giurisprudenza appassionato alla politica e al diritto costituzionale, vivo sempre, con l’avvicinarsi di un’elezione, un periodo di rabbia e stupore.
*
di Gladio Gemma (in memoria)*
Secondo un detto, “le bugie hanno le gambe corte”. Credo sia vero, ma sia necessario aggiungere, criticamente, che “le grandi bugie hanno le gambe lunghe”. Infatti, se rievochiamo la storia e, ad esempio, pensiamo alle vicende degli ebrei, verifichiamo quali menzogne storiche nei loro confronti (e non solo quelle naziste) siano state durature.
La psicologia ha individuato due tipi di paure. La prima è di natura funzionale (razionale, può dirsi con un ossimoro). Essa si sostanzia nel timore di un evento negativo, probabile e pericoloso ed è utile perché alimenta una reazione onde prevenire o contrastare l’evento stesso:
Ne avevamo dato conto poco tempo fa. In vista delle elezioni di autunno in Calabria (per la regione) e in molti comuni grossi e piccoli, un collettivo di giovani aveva lanciato un appello, chiedendo aiuto per redigere un progetto di legge che consenta finalmente di votare a distanza.
Il romanzo di Steinbeck, che prende a titolo il verso iniziale del Riccardo III di Shakespeare, narra del discendente di una famiglia di balenieri, che perde ricchezza e prestigio sociale a causa della “crisi del settore”. E’ una vicenda allegorica che mi viene in mente in questi giorni, di fronte alla stretta anticovid voluta dal Governo.
La posizione di alcuni politici italiani, per cui la legge che conferisce poteri straordinari a Orban non avrebbe nulla di deplorevole perché deliberata dalla maggioranza del Parlamento ungherese, offre l’occasione per una breve riflessione su uno dei dilemmi principali della democrazia.
Il fatto che la possibilità di formare un nuovo Esecutivo sia dipesa dal voto online di qualche migliaia di iscritti al M5S non merita troppi commenti:
se non ci fosse di mezzo una questione capitale come il proseguimento della legislatura, sarebbe stato quasi da augurarsi un esito negativo della votazione.
Se c’è un aspetto che lascia di stucco chiunque abbia conservato una minima capacità di discernimento rispetto alle vicende politico-istituzionali che si succedono da qualche tempo nel nostro ordinamento è la capacità di minimizzare o, se volete, di sorvolare a proposito di episodi (l’ultimo dei quali rappresentato dalla revoca del sottosegretario leghista Siri) che, viceversa, avrebbero potuto avere implicazioni di altra natura sulla tenuta della maggioranza parlamentare “del cambiamento”, quantomeno stando alle roboanti dichiarazioni dei rispettivi leader.
Tra i molti lussi che il nostro Paese si concede c’è anche quello di avere un Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la Democrazia Diretta. Chi lo ha inventato probabilmente non sapeva bene che compiti fossero istituzionalmente affidati al ministro per i rapporti con il Parlamento (era il ministero di M. Elena Boschi, per intenderci). I compiti del ministero sono ben definiti sin dal 2012:
Utilizziamo cookie (tecnici, statistici e di profilazione) per consentire e migliorare l’esperienza di navigazione. Proseguendo con la navigazione acconsenti al loro uso in conformità alla nostra cookie policy. Sei libero di disabilitare i cookie statistici e di profilazione (non quelli tecnici). Abilitandone l’uso, ci aiuti a offrirti una migliore esperienza di navigazione. Cookie policy