Massimo D’Alema non ha certamente bisogno del mio endorsement per poter rappresentare, in caso di suo reingresso, un punto di riferimento, per intelligenza e prestigio politico ed intellettuale, per tante persone che si possano avvicinare di nuovo al Partito Democratico.
editoriale
Pillole di storia sconosciute o indigeste
Come non essere d’accordo con Miguel Gotor che, sul giornale la Repubblica del 31 dicembre 2022, scrive “Perché l’MSI non fu democrazia”, a chiosa di una affermazione, per mio conto incauta, della Presidente del Consiglio.
La portata istituzionale del Qatargate
Alcuni aspetti del Qatargate colpiscono particolarmente chi è avvezzo agli scandali parlamentari italiani.
Merita il merito?
Dopo l’idea dell’attuale governo di modificare la denominazione del Ministero dell’istruzione in Ministero dell’istruzione e del merito, la questione della meritocrazia sembra tornata prepotentemente alla ribalta. Si tratta di questione complicata, dietro la quale si nascondono formidabili interrogativi pratici.
Di quale “presidenzialismo” si parla?
Va premesso che cambiare la forma di governo parlamentare in chiave “presidenziale” è e resta una complicata ancorché di per sé legittima operazione di revisione costituzionale della struttura ordinamentale del Paese.
Accade in democrazia che nascano Governi che non piacciono
Se si guarda alla formazione del Governo Meloni, il primo Esecutivo che si insedia nella XIX Legislatura, a distanza di meno di un mese dalla data delle elezioni anticipate, non si può che riscontrare una perfetta aderenza ai contenuti, alle prassi e alle logiche sottese alle disposizioni costituzionali vigenti…
Perché non possiamo non dirci “biofisici”
Esattamente ottant’anni fa, Benedetto Croce scriveva Perché non possiamo non dirci cristiani: un riferimento ormai classico per riflettere sulla «nuova qualità spirituale» che l’avvento del Cristianesimo ha offerto all’intera umanità, nel bene e nel male.
Voto italiano, UE e sistema (a)politico multilivello
In Italia, ma già alle parlamentari francesi di pochi mesi fa, prosegue il calo della partecipazione al voto. I più penalizzati sono i partiti di centro-sinistra, specie il partito più di tutti e da più lungo tempo schierato a favore della tecnocrazia europea.
Cosa nasconde la suggestione del ritorno di Draghi
Trovo stucchevole voler evocare, dopo il voto politico, la riedizione del Governo Draghi sostenuto da una maggioranza di unità nazionale con il coinvolgimento, a differenza di quanto accaduto nella scadente legislatura, del partito della Meloni, sul presupposto che si possa considerare partito di maggioranza relativa (estromettere in tal caso Fratelli d’Italia non sarebbe in sintonia con il dichiarato intento “unitario”).
Non siamo migliori dei nostri rappresentanti: occorre saperlo
Tra le tante considerazioni che si possono fare a commento della campagna elettorale in direzione della XIX legislatura, ormai prossima alla chiusura stante l’imminenza del voto politico, vorrei farne due cui connetto una certa rilevanza istituzionale.
“Tassi di classe”: la lotta della BCE all’inflazione
Dopo la FED, finalmente anche la BCE ha rotto gli indugi e ha alzato il tasso d’interesse di ben 75 punti base. Non sappiamo se si tratta della ripetizione dell’errore fatale di Trichet nel 2011 (rialzare i tassi, dinanzi a chiari segnali di recessione in Europa, per placare le ansie tedesche sull’inflazione: Mody).
Presidenzialismo in Italia: tecnocrazia francese o populismo argentino?
Il “vincolo esterno” costituito dall’UE e dall’euro si è avvalso, almeno a partire dalla formazione del governo Monti nel 2011, della fattiva collaborazione del Presidente della Repubblica. Questa centralità del Capo dello Stato, inedita in un sistema parlamentare funzionante, ha prodotto due esiti: oltre ad attrarre su di sé gli strali delle forze “populiste” (specie alla formazione del governo “Conte 0” e alla fine del Governo Conte 1), ha anche rafforzato il progetto delle destre “tradizionali” di una revisione costituzionale in senso presidenziale.