“Le belle bandiere” è il titolo di una poesia di Pasolini che mi commuove ogni volta che la rileggo. La vittoria di Elly Schlein, e ancora prima il modo con cui si sono svolte le primarie del PD, me l’ha fatta rileggere.
Pd
Perché il PD ha vinto
Il Partito democratico nelle elezioni regionali di Lazio e Lombardia del 19 e 20 febbraio scorso non è riuscito a conquistare né la maggioranza dei Consigli regionali né le Presidenze, neppure in Lazio, ove pure aveva un accordo di coalizione con i 5Stelle.
Il partito nel sistema di governo (a margine delle recenti vicende del PD)
La crisi del Partito Democratico – forza politica che fa parte della maggioranza parlamentare di sostegno al Governo attualmente in carica e che già appoggiava il precedente Esecutivo – manifestatasi con le dimissioni del Segretario Nicola Zingaretti presentate il 4 marzo 2021 si è, in fondo, risolta in un battibaleno e ha accresciuto le stranezze istituzionali emerse nel corso della corrente XVIII Legislatura.
La democrazia non abita in cantina
In vista delle prossime elezioni amministrative sta diventando di grande attualità il problema di come si scelgano i candidati alla carica di sindaco e di presidente di Regione. Le leggi elettorali affidano al voto diretto dei cittadini la scelta di chi guiderà l’amministrazione comunale o regionale: gli elettori troveranno il nome del candidato sulla scheda elettorale, accanto ai simboli del partito o della coalizione che lo ha scelto. Ma come è stato scelto?
L’ingresso di Emiliano nella Direzione del PD: un nuovo illecito disciplinare?
Il neo-segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha chiamato a far parte della Direzione nazionale, tra gli altri, Michele Emiliano, attuale Presidente della Regione Puglia. Ciò in forza dell’art. 8, comma 3, dello Statuto di quel partito secondo cui “il segretario nazionale può chiamare a farne parte, con diritto di voto, venti personalità del mondo della cultura, del lavoro, dell’associazionismo, delle imprese”.
Il “contratto di governo”: le procedure vengono prima dei contenuti
di Roberto Bin
Se davvero, come mi ero augurato (vedi da ultimo l’articolo del 23 aprile), si apre uno spiraglio per la stesura di un “contratto di governo” tra M5S e il PD, mi sembra necessario partire anzitutto da alcune regole di procedura, prima ancora di iniziare a delineare i punti programmatici attorno ai quali stendere il contratto.
Di Maio ha ragione: il “contratto di governo” è la via giusta
di Roberto Bin
In precedenti contributi in questo giornale (del 5 e del 7 marzo) avevo ipotizzato che l’unica seria via d’uscita dalla crisi sarebbe stato un accordo di governo tra M5S e il PD, sottolineando due volte la differenza fondamentale tra un’alleanza e un accordo: la prima rappresenta un patto su un programma politico ampio e stabile, con cui ci si presenta agli elettori, il secondo un contratto in cui i contraenti convergono su questioni di comune interesse.
Il diavolo, le pentole e i coperchi: effetti imprevisti ed effetti perversi dell’ultima riforma elettorale
di Antonio Floridia*
Sappiamo oramai tutto del “Rosatellum”, e sappiamo anche i risultati che sono emersi dalle urne del 4 marzo. Può essere tuttavia utile ritornare, post factum, sui meccanismi della legge elettorale, assumendo un punto di vista peculiare: si sono prodotti gli effetti previsti dai legislatori, o sono scaturiti effetti inattesi o finanche perversi?
Alleanza e accordo politico, due cose ben diverse. Il Pd può fare lo schizzinoso?
di Roberto Bin
L’ipotesi di un accordo politico tra PD e M5S, che a me sembra auspicabile, è una prospettiva da tenere ben distinta dall’ipotesi di un’alleanza politica. Un’alleanza l’ha stretta il PD con Lorenzin e Casini, nonché Bonino, per presentarsi alle elezioni con un unico programma.
Da dove viene l’allarme rosso per le Regioni rosse
di Antonio Ramenghi
La Regione in Italia dove il Pd ha perso la percentuale più alta rispetto alle politiche del 2013 è, in assoluto, l’Emilia-Romagna: -10,6% (ha preso il 26,4% contro il 37%), facendo peggio addirittura della Sardegna dove il Pd il 4 marzo ha perso, rispetto al 2013, il 10,4% (ha preso il 14,8% contro il 25,2%).
E adesso, pover’uomo? Forse una via c’è
di Roberto Bin
Consoliamoci, Johannes Pinneberg, il pover’uomo di Hans Fallada, era di fronte ad una situazione ben più drammatica di quella cui ci affacciamo oggi in Italia. Per fortuna questa settimana non c’è asta dei buoni del tesoro (la prossima è il 12 marzo), per qualche giorno ancora non avremmo chiara la reazione dei mercati e non sapremo di quanto salirà il fatidico spread. Forse per allora qualcosa si sarà chiarito?
La mancata difesa del segretario meno amato dalla sinistra
di Giovanni De Plato
Lo psicoanalista Massimo Recalcati in un lungo articolo su la Repubblica, lunedì 17 luglio, si occupa delle ragioni che fanno covare un “odio” smisurato per il segretario Pd e dei perché della mancata elaborazione del “lutto” che porta la sinistra ad essere rancorosa. Si direbbe una difesa di parte, troppo appassionata per essere oggettiva e poco credibile per le categorie analitiche utilizzate.