Il “contratto di governo” e le questioni migratorie: nihil sub sole novum?

di Donatella Loprieno*

Nel contratto di governo, sulla cui “stravaganza” già hanno qui scritto Alessandro Morelli e Omar Chessa, le questioni legate ai fenomeni migratori vengono affrontate con un mix di superficialità, ridondanza, colpevole misconoscimento delle novità già introdotte dalla legge Minniti-Orlando e di quanto a livello di istituzioni europee si sta provando a fare specie in materia di Stato competente ad esaminare le domande di protezione internazionale.

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Chi guiderà il governo presieduto dal professor Conte?

di Giovanni Di Cosimo

All’indomani delle elezioni del marzo scorso, non era affatto scontato che si trovasse una maggioranza disposta a sostenere il Governo. E invece sta per nascere il Governo Conte. Salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbe essere scongiurato lo scenario più catastrofico, quello dello scioglimento anticipato delle Camere a legislatura appena cominciata.

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REGIONI
Garanzie di controllo parlamentare sulla manovra finanziaria e transitorietà dei “tagli” alla finanza regionale

di Roberto Bin

La sent. 103/2018 della Corte costituzionale è l’ennesima decisione che riguarda la complicatissima trama dei rapporti finanziari tra Stato e Regioni. Ma è una sentenza particolarmente importante per almeno due aspetti. Anzitutto perché sottolinea che i “tagli” alla finanza regionale, causati e giustificati dalla crisi, devono essere transitori, «devono presentare il carattere della temporaneità, al fine di definire in modo appropriato, anche tenendo conto delle scansioni temporali dei cicli di bilancio e più in generale della situazione economica del Paese». Sono sacrifici che possono essere imposti per le particolari circostanze finanziarie, ma che non possono poi diventare permanenti, riflettendosi inevitabilmente sulla qualità dei servizi (specie quelli sanitari) erogati dalle Regioni.

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Il (presunto) veto presidenziale sul ministro dell’economia è legittimo?

di Omar Chessa *
Facciamo finta che il Capo dello Stato sia un organo di garanzia costituzionale. Non è un esercizio d’immaginazione troppo difficile, visto che la tesi è parecchio diffusa nell’opinione pubblica e tra i costituzionalisti, da Serio Galeotti in poi. Ora, se il Presidente è garante della Costituzione, può legittimamente rifiutarsi di accondiscendere alle richieste delle forze politiche che paiono di dubbia costituzionalità: ebbene, la proposta di nominare quale ministro dell’economia uno studioso che non fa mistero delle sue perplessità sull’unione monetaria europea conterrebbe un vulnus al dettato costituzionale, tale da giustificare un diniego presidenziale? La difesa dell’euro equivale a difendere la Costituzione vigente?

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UNIONE EUROPEA
L’Italia deferita alla Corte di giustizia per l’inquinamento dell’aria

La Commissione europea ha deferito alla Corte di giustizia dell’Ue l’Italia per aver superato in modo grave e persistente i valori limite per il particolato PM10 nell’ambito della legislazione europea sulla qualita’ dell’aria. La Commissione ha rilevato importanti carenze nei piani italiani per ridurre l’inquinamento in particolare per quel che riguarda gli interventi per ridurre l’impatto del riscaldamento domestico e del traffico.

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I silenzi e le contraddizioni dei costituzionalisti conservatori

di Stefano Ceccanti
Dopo vari giorni di silenzio il fronte del costituzionalismo conservatore, che si era eccitato contro la riforma costituzionale, viene rotto da un’intervista odierna di Gustavo Zagrebelsky a “la Repubblica”. Essa contiene molte affermazioni condivisibili, pur in ritardo e nonostante toni decisamente più misurati rispetto alle critiche alla riforma del 2016, che era in realtà molto meno discontinua con la nostra Costituzione rispetto agli interventi previsti oggi.

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Il “contratto di governo”: quando la retorica politica supera diritto pubblico e diritto civile

di Valeriana Forlenza*

La versione definitiva del “contratto di governo” fra M5S e Lega ha ottenuto il lasciapassare da parte degli iscritti del movimento a seguito della consultazione lanciata sulla piattaforma digitale Rousseau. All’indomani dell’accordo il leader Di Maio si affrettava a dichiarare “Non è un’alleanza” – pena altrimenti la lettera scarlatta “I” – “ma un contratto di governo”.

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Mandato parlamentare alla portoghese? Il “contratto di governo” non è chiaro

di Alessandro Morelli

 Il “contratto di governo” è ormai quasi concluso. La bozza del 15 maggio consta di ben 29 punti, alcuni dei quali, come si legge nel testo, bisognosi di “un ulteriore vaglio in sede contrattuale”, altri di “un vaglio politico primario”, mentre altri ancora sarebbero “in corso di approfondimento”. Tra i punti più interessanti troviamo l’introduzione di un “vincolo di mandato popolare” (punto 19), che, com’è noto, è uno dei cavalli di battaglia del M5s.

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“Contratto di governo”: una riflessione sulle nuove parole del diritto pubblico

di Omar Chessa*
Un tempo i governi nascevano da un “accordo di coalizione”. In questi giorni, invece, si predilige la formula “contratto di governo”. Cos’è successo? Nulla di importante – potrebbe rispondersi – perché la sostanza rimane la stessa. Ma le parole non sono mai neutrali. E l’uso del termine “contratto” per significare quello che un tempo era chiamato “accordo” o “compromesso” nasconde un grumo, forse inconfessabile, di paure e pregiudizi che vanno oltre la dimensione psicologica, per riguardare anche quella politico-costituzionale. Non c’è dubbio che oltre venti anni di “regolarità maggioritaria” abbiano lasciato un segno nella coscienza collettiva e nel senso comune. Mentre Hans Kelsen, uno dei principali teorici novecenteschi della democrazia parlamentare, celebrava il «compromesso parlamentare» tra partiti diversi quale fattore di neutralizzazione del conflitto politico-sociale e garanzia di qualità della legislazione, invece l’abbandono in Italia del sistema proporzionale puro all’inizio degli anni Novanta si accompagnò a un mutamento di paradigma nella percezione diffusa degli accordi parlamentari post-elettorali, ai quali dovrebbero sempre preferirsi – così vuole il senso comune che egemonizza il dibattito pubblico – gli accordi pre-elettorali, direttamente premiabili o sanzionabili dagli elettori col voto. E fu così che il compromesso parlamentare iniziò a essere chiamato, con intento palesemente spregiativo, “inciucio”.

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Il “contratto di governo” e il rischio di una grave crisi costituzionale

di Roberto Bin

Sarà pure, quello pubblicato dall’Huffington Post, un testo superato, in corso di perfezionamento (alcuni capitoli sono ancora completamente vuoti, altri hanno un doppio testo…), ma il “Contratto per il Governo di cambiamento” è una lettura piuttosto penosa. Davvero si può credere che il fior fiore dei due partiti abbia passato tanti giorni in conclave per partorire questo criceto?

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Che ne capisce di diritto costituzionale l’Elefantino?

di Roberto Bin

Ne Il Foglio di ieri, 14 maggio, l’Elefantino – cioè il direttore, pardon il fondatore, Giuliano Ferrara – ci offre un bel saggio di come si possa torcere la Costituzione al servizio della disinformazione. Commento durissimo sul presidente Mattarella: «È in corso una evidente violazione della Costituzione», esordisce Ferrara. Chi ne è il responsabile? Il capo dello Stato, che avrebbe violato «il compito di custodire la regola di base della Repubblica». Quale? «il diritto e dovere del Quirinale (di) nominare il capo del governo e, su sua proposta, i ministri».

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MALTA
La cittadinanza maltese (e quella europea) è in vendita?

di Claudio Di Maio

Negli ultimi mesi del 2013, il governo de La Valletta ha annunciato la creazione di un Programma individuale per gli investimenti (IIP) con l’obiettivo di attrarre soggetti interessati a realizzare un impegno economico di medio o lungo periodo all’interno del sistema finanziario maltese. Una scelta di politica economica che in sé non desta alcuna meraviglia, se si considera il quadro internazionale di crisi finanziaria di quel periodo.

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