Quello guidato dal Presidente Draghi non sarà, come si dice con una volontaria imprecisione tecnico-giuridica (certo indotta dalla divulgazione che deve preoccuparsi della sostanza delle cose, alla portata di tutti), un Governo “propriamente” politico;
Se Mattarella perdesse la pazienza…
Se fossimo un Paese di gente seria avremmo una strada chiara da seguire per risolvere il minuetto della crisi di governo. Una strada non convenzionale, che uscisse dalle piste tracciate dalla prassi dei partiti che giocano a rimpiattino, con la goffa agilità degli elefanti che danzano in equilibrio sul filo.
Contingenza politica e questioni istituzionali: ancora sul “simbolo” che ha “accolto” Renzi
Mi fa piacere poter approfittare della recente pubblicazione dell’interessante contributo del professor Salvatore Curreri sulla possibile sorte del Gruppo parlamentare “Italia Viva – P.S.I.”…
Renzi e il governo parlamentare
di Roberto Bin
Poche sono le regole formali del governo parlamentare. Sostanzialmente una: il Governo deve ottenere la fiducia delle Camere e resta in carica finché le Camere non gliela tolgono con un voto palese. Nel nostro sistema costituzionale il voto di fiducia e il voto di sfiducia sono mozioni parlamentari che devono essere approvate a maggioranza semplice: basta un voto per il SI in più dei voti per il NO e la mozione è approvata.
La democrazia non abita in cantina
In vista delle prossime elezioni amministrative sta diventando di grande attualità il problema di come si scelgano i candidati alla carica di sindaco e di presidente di Regione. Le leggi elettorali affidano al voto diretto dei cittadini la scelta di chi guiderà l’amministrazione comunale o regionale: gli elettori troveranno il nome del candidato sulla scheda elettorale, accanto ai simboli del partito o della coalizione che lo ha scelto. Ma come è stato scelto?
L’inverno del nostro scontento
Il romanzo di Steinbeck, che prende a titolo il verso iniziale del Riccardo III di Shakespeare, narra del discendente di una famiglia di balenieri, che perde ricchezza e prestigio sociale a causa della “crisi del settore”. E’ una vicenda allegorica che mi viene in mente in questi giorni, di fronte alla stretta anticovid voluta dal Governo.
Sul quorum nei referendum per le variazioni territoriali dei comuni. Il caso veneziano non è affatto banale
di Giacomo Menegus e Roberto Bin
Nella giornata del 7 ottobre scorso si è tenuta, dinanzi al Tar Veneto, la discussione del ricorso proposto da uno dei promotori della separazione tra Mestre e Venezia, fallita il 1° dicembre 2019 a causa del mancato raggiungimento del quorum al referendum. Gli aventi diritto recatisi alle urne sono stati solo il 21,73%, con i Sì che hanno (inutilmente) prevalso sui No, attestandosi al 66,11%.
E ora? Il dopo-referendum
Chiusa la pagina del referendum si apre il dibattito sul “seguito” della riforma costituzionale. Nulla di sorprendente dato che tra i motivi che hanno sorretto il SI vi era la convinzione che il “taglio dei parlamentari” è solo il primo passo di un più vasto programma di riforme. Quali? Ma anche chi ha sostenuto il NO ha paventato conseguenze negativa sugli assetti istituzionali e perciò l’esigenza di porre mano a correttivi. Quali? Il tema si annuncia perciò interessante e apriamo perciò una pagina del giornale dedicata a proposte e riflessioni “sul dopo”
S. Curreri, Le riforme costituzionali del Senato conseguenti all’esito referendario: buscar el levante por el poniente?
A. D’Andrea, Dopo il “taglio” dei parlamentari
S. Pinto, Quel che resta del referendum: il dibattito sul voto degli elettori “fuori sede”
A.M. Citrigno, Il taglio del numero dei parlamentari e i rischi per il divieto di mandato imperativo
S. Curreri, Il Parlamento in seduta comune come terza camera politica: prospettive e difficoltà
Contro la retorica delle ‘riforme’ epocali
A rilegger oggi le pagine di un agile librino di Ugo Mattei, apparso nel 2013 per i tipi di Einaudi, Contro riforme, alla luce dell’incombente referendum costituzionale settembrino, inopinatamente accorpato al voto regionale, verrebbe da dire che il ‘riformismo’ alla italiana si sta ormai avvitando in una crisi, accelerata e sempre meno meditata, che porta alla coazione a voler sfornare progetti, più o meno venduti alla opinione pubblica come epocali, senza pensare però di voler suscitare il men che minimo dibattito nella opinione pubblica.
Recovery Fund: dietro i sussidi il commissariamento?
di Marco Dani e Agustín José Menéndez
Non sarà il “momento Hamilton” a cui tanti sembrano anelare, ma la novità c’è tutta: con la Recovery and Resilience Facility (RRF) decisa dal Consiglio europeo per la prima volta si affaccia all’orizzonte la prospettiva tangibile di un consistente indebitamento condiviso da parte dell’Unione europea.
Gazebo a Mestre: la libertà di riunione messa in discussione
È notizia di ieri (19 giugno) che la raccolta firme organizzata da associazioni e comitati per il weekend di sabato 20 e domenica 21 giugno al fine di contrastare il progetto di ampliamento dell’inceneritore di Fusina (Venezia) non si potrà svolgere, quanto meno non all’interno dei parchi cittadini di Mestre.
Il Governo non deve discutere con l’opposizione, se non in Parlamento
Sembra che l’appello del presidente Mattarella all’unità politica debba tradursi nel diritto delle opposizioni a essere sentite dal Governo e nel suo impegno a tenere in conto le loro proposte. Ma non è così, o quantomeno non è questa la strada indicata dalla Costituzione.