Le fragole sono mature, esclusioni dal cestino

di Maria Vita De Giorgi 

“Le fragole sono mature”. Così ha concluso Beppe Grillo su Facebook qualche giorno fa, avanzando proposte per il futuro Governo e illustrandone i punti programmatici.  Da quel momento, da quando Grillo, riassumendo la funzione di Capo supremo del Movimento da cui era stato lontano per mesi, è disceso a Roma, tutto è cambiato. Cambiato in un senso molto gradito all’A. di queste righe, peraltro del tutto estranea ai 5 Stelle, ma questo non rileva.

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Renzi e il governo parlamentare

di Roberto Bin

Poche sono le regole formali del governo parlamentare. Sostanzialmente una: il Governo deve ottenere la fiducia delle Camere e resta in carica finché le Camere non gliela tolgono con un voto palese. Nel nostro sistema costituzionale il voto di fiducia e il voto di sfiducia sono mozioni parlamentari che devono essere approvate a maggioranza semplice: basta un voto per il SI in più dei voti per il NO e la mozione è approvata.

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La democrazia non abita in cantina

di Roberto Bin

In vista delle prossime elezioni amministrative sta diventando di grande attualità il problema di come si scelgano i candidati alla carica di sindaco e di presidente di Regione. Le leggi elettorali affidano al voto diretto dei cittadini la scelta di chi guiderà l’amministrazione comunale o regionale: gli elettori troveranno il nome del candidato sulla scheda elettorale, accanto ai simboli del partito o della coalizione che lo ha scelto. Ma come è stato scelto?

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L’inverno del nostro scontento

di Roberto Bin

Il romanzo di Steinbeck, che prende a titolo il verso iniziale del Riccardo III di Shakespeare, narra del discendente di una famiglia di balenieri, che perde ricchezza e prestigio sociale a causa della “crisi del settore”. E’ una vicenda allegorica che mi viene in mente in questi giorni, di fronte alla stretta anticovid voluta dal Governo.

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Sul quorum nei referendum per le variazioni territoriali dei comuni. Il caso veneziano non è affatto banale

di Giacomo Menegus Roberto Bin

Nella giornata del 7 ottobre scorso si è tenuta, dinanzi al Tar Veneto, la discussione del ricorso proposto da uno dei promotori della separazione tra Mestre e Venezia, fallita il 1° dicembre 2019 a causa del mancato raggiungimento del quorum al referendum. Gli aventi diritto recatisi alle urne sono stati solo il 21,73%, con i Sì che hanno (inutilmente) prevalso sui No, attestandosi al 66,11%.

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E ora? Il dopo-referendum

Chiusa la pagina del referendum si apre il dibattito sul “seguito” della riforma costituzionale. Nulla di sorprendente dato che tra i motivi che hanno sorretto il SI vi era la convinzione che il “taglio dei parlamentari” è solo il primo passo di un più vasto programma di riforme. Quali? Ma anche chi ha sostenuto il NO ha paventato conseguenze negativa sugli assetti istituzionali e perciò l’esigenza di porre mano a correttivi. Quali? Il tema si annuncia perciò interessante e apriamo perciò una pagina del giornale dedicata a proposte e riflessioni “sul dopo” 

S. Curreri, Le riforme costituzionali del Senato conseguenti all’esito referendario: buscar el levante por el poniente?

A. D’Andrea, Dopo il “taglio” dei parlamentari

S. Pinto, Quel che resta del referendum: il dibattito sul voto degli elettori “fuori sede”

A.M. Citrigno, Il taglio del numero dei parlamentari e i rischi per il divieto di mandato imperativo

S. Curreri, Il Parlamento in seduta comune come terza camera politica: prospettive e difficoltà

Contro la retorica delle ‘riforme’ epocali

di Andrea Venanzoni

 A rilegger oggi le pagine di un agile librino di Ugo Mattei, apparso nel 2013 per i tipi di Einaudi, Contro riforme, alla luce dell’incombente referendum costituzionale settembrino, inopinatamente accorpato al voto regionale, verrebbe da dire che il ‘riformismo’ alla italiana si sta ormai avvitando in una crisi, accelerata e sempre meno meditata, che porta alla coazione a voler sfornare progetti, più o meno venduti alla opinione pubblica come epocali, senza pensare però di voler suscitare il men che minimo dibattito nella opinione pubblica.

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Recovery Fund: dietro i sussidi il commissariamento?

di Marco DaniAgustín José Menéndez

Non sarà il “momento Hamilton” a cui tanti sembrano anelare, ma la novità c’è tutta: con la Recovery and Resilience Facility (RRF) decisa dal Consiglio europeo per la prima volta si affaccia all’orizzonte la prospettiva tangibile di un consistente indebitamento condiviso da parte dell’Unione europea.

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